Bombe sarde e negazionismo
1 Gennaio 2018[Raffaele Deidda]
Di norma si utilizza il termine negazionismo quando è palese il tentativo di qualcuno di negare un evento storico come un genocidio, una pulizia etnica o un crimine contro l’umanità.
Si assiste invece, in questi giorni, al tentativo da parte di qualcuno di negare quanto innumerevoli e autorevoli associazioni, fra queste Amnesty International e Human Rights Watch, quotidiani e riviste internazionali (ultimo il New York Times, che ha pubblicato online un video reportage sulla vendita di armi all’Arabia Saudita) affermano da tempo in merito al ruolo di distruzione e di morte ricoperto dalle bombe prodotte a Domusnovas nello stabilimento della RWM Italia, facente capo alla tedesca Rheinmetall. Bombe utilizzate dall’Arabia Saudita anche contro i civili nella guerra in Yemen, dove è impegnata dal 2015 a sostegno dell’ex presidente Mansur Hadi.
Uno dei protagonisti di questa nuova forma di negazionismo è il giornalista Nicola Porro, vice-direttore vicario de Il Giornale. Secondo Porro il New York Times l’avrebbe “sparata grossa” sulle bombe di Domusnovas in Yemen, producendo una vera “bufala” basata sulle “denunce di un parlamentare del Movimento 5 stelle e di un consigliere regionale indipendentista”. A mero titolo di cronaca bisognerebbe precisare a Porro che Il parlamentare M5S da lui citato è il senatore Roberto Cotti e correggere la sua “bufala” in merito al “consigliere regionale indipendentista” . Si tratta di Mauro Pili, deputato e non consigliere regionale, oggi leader di Unidos ma eletto nel 2013 con il Popolo delle Libertà, il partito del padrone de Il Giornale per cui lavora Porro. Ci si chiede se il vicedirettore de Il Giornale, oltre a fare opera di negazionismo sulle bombe sarde in Yemen, abbia voluto anche negare il titolo di parlamentare a Mauro Pili, forse perché colpevole di non essere più in linea con il padrone di Forza Italia e di Il Giornale.
C’è da chiedersi anche se Porro sia a conoscenza del fatto che i componenti delle bombe prodotte in Sardegna e vendute all’Arabia Saudita sono assemblati dall’azienda Burkan Munitions Systems, già di proprietà dell’azienda tedesca Rheinmetall fino a quando la stessa Rheinmetall l’ha venduta nel 2012. La stessa Burkan ha definito le bombe da essa assemblate come “perfette per situazioni in cui è necessaria la massima esplosione e deflagrazione”. Una sorta di attestato di eccellenza delle bombe ”made in Sardinia”! Osservatori internazionali sostengono che dall’inizio della guerra sono state sganciate in più occasioni in territorio yemenita bombe costruite in Sardegna e la prova è data dal numero identificativo trovato sui resti delle bombe, che combacia con quelle prodotte da RWM. Bombe che nel paese più povero del Medio Oriente hanno causato la morte migliaia di persone, fra cui molte centinaia di bambini.
Il vice direttore vicario de Il Giornale supporta la sua tesi negazionista osservando: “I morti dello Yemen si attribuiscono agli armamenti italiani, quando esportiamo in Arabia Saudita poco meno dell’1,3 per cento dei suoi acquisti in armamenti, tre volte meno della Francia, ma anche della Spagna”. Ignorando forse che i dati di export di RWM Italia verso l’Arabia Saudita attengono a 19.675 nuove bombe autorizzate nel solo 2016 con una esportazione effettiva di 2.150 ordigni, per 32 milioni di euro, come afferma Francesco Vignarca, portavoce di Rete Disarmo. Sono questi i numeri che rappresentano poco meno del 1,3% delle esportazioni italiane di armi in Arabia Saudita e che non produrrebbero morte e devastazione? Porro sembra inoltre complimentarsi con la Farnesina e il Ministero della Difesa che “hanno subito risposto che è tutto legale e consentito dalle nostre stringenti leggi. E che le nostre esportazioni di armamenti in Arabia Saudita sono regolari, e che quel Paese non è sottoposto ad alcun embargo”.
E’ regolare anche il mancato rispetto della legge 185 del 1990 che vieta esportazioni d’armi verso paesi in conflitto armato, nella fattispecie verso un paese impegnato in un conflitto che sta massacrando il popolo yemenita? E’ poi eticamente corretto che Rwm Italia S.p.a, in quanto succursale della Rheinmetall, sia finanziata da alcuni fondi pensioni dello Stato di New York e da altri fondi assicurativi e d’investimento? Non desta alcun raccapriccio il constatare che c’è chi gode dei ricavi dei fondi maturati grazie alla produzione di bombe che massacrano intere popolazioni? Non inquietano e non fanno riflettere le parole di Papa Francesco: “La guerra è la scelta per le ricchezze: facciamo armi, così l’economia si bilancia un po’, e andiamo avanti con il nostro interesse. C’è una parola brutta del Signore: Maledetti”?
A quanto pare no, non inquietano. L’importante è negare e parlare di “bufale”, per confermare che la guerra è la scelta per le ricchezze. Senza sentirsi maledetti.