In Bullied to Death l’urlo di Giovanni Coda contro l’omofobia
1 Giugno 2016Aldo Lotta
La povertà culturale delle politiche nazionali, e regionali, è figlia di una globalizzazione che eleva ad unico valore il mercato: gli stati e i governi di nulla si occupano, tanto meno della cultura, preoccupati unicamente di rispondere alla sovra-stante logica del profitto finanziario. Nonostante ciò, o forse come atto di resilienza, da anni la nostra isola “depressa” accoglie un fermento artistico e creativo. Mi riferisco ai tanti giovani scrittori sardi, così come agli artisti figurativi, stilisti, cineasti.
E’ un fermento certo da coltivare, nella prospettiva di un risveglio e sviluppo della nostra società. Nonostante l’atteggiamento spesso “distratto” o non-curante di chi ci rappresenta nei ranghi della politica. E’ infatti la persona “comune” che, se coinvolta in un percorso culturalmente aperto, può offrire il contributo più importante alla crescita della società civile. E ogni lettore, spettatore, semplicemente in quanto persona “gettata nel mondo”, vive quell’osmosi culturale catalizzata dall’impegno, fatiche, frustrazioni, di artisti che credono fermamente nel significato del proprio ruolo sociale.
Nel settore del cinema, numerosi registi sardi hanno ormai riscontri anche internazionali: tra questi Pau, Columbu, Mereu, Marcias, Pitzianti, Pani, e altri ancora, impegnati anche in un difficile confronto con la politica per sostenere la peculiarità e dignità culturale del cinema sardo. Ma vorrei in questa occasione citare il nostro Giovanni Coda, perché egli ha recentemente presentato a Cagliari il suo “Bullied to Death”, reduce dal successo di pubblico e critica ottenuto lo scorso 7 maggio al TGLFF (Torino Gay & Lesbian Film Festival). Questo film segue un primo capitolo, “Il Rosa Nudo” del 2013, di quella che nelle intenzioni dell’autore vuole essere una trilogia sul tema della devastazione dell’uomo sui propri simili attraverso l’orrore della violenza omofoba e di genere (appunto della violenza sulla donna si occuperà la prossima opera).
Il Rosa Nudo è ispirato alla vita di Pierre Seel e si concentra su un episodio della biografia di questo scrittore francese, che ne segnerà tutta l’esistenza. Arrestato dai nazisti all’età di 17 anni con l’accusa di omosessualità, venne deportato nel campo di Schirmeck, in Alsazia, dove, torturato e violentato, fu costretto ad assistere all’atroce morte del suo compagno. Alla liberazione, non parlò con nessuno della sua drammatica esperienza. Ma nel 1982, indignato dai violenti attacchi contro i gay da parte del Vescovo di Strasburgo, decise di scrivere con Jean Le Bitoux, uno dei più importanti attivisti per i diritti GLBT in Francia e in Europa, la sua autobiografia e di denunciare le atrocità subite.
Giovanni Coda è riuscito a produrre un lavoro di straordinaria poesia e valore sociale, soprattutto considerando che gli scritti autobiografici di Pierre Seel (“Moi, Pierre Seel, déporté homosexuel”) non sono stati mai tradotti in Italiano. Scritti di inestimabile valore, in quanto testimonianza diretta degli orrori del nazismo nei confronti delle migliaia di persone omosessuali internate nei campi di sterminio; e in quanto, in seguito a tale straziante denuncia, lo stato francese ha finalmente, nel 1995, riconosciuto una persona omosessuale vittima delle persecuzioni naziste.
La portata poetica del bellissimo racconto visivo di quei momenti orribili è tale da condurre lo spettatore a trasfigurare la propria collocazione nel tempo e nello spazio e a porsi in una dimensione universale: quei luoghi (non a caso le location sono una cartiera e un poligono di tiro abbandonati) sono “qui” e i momenti che si susseguono senza delle apparenti connessioni temporali rappresentano anche, e fondamentalmente, “l’ora”. E’ possibile cogliere la presenza dei personaggi coinvolti, in balia delle violenze più assurde e inumane, con lacerante immediatezza, fino ad immedesimarsi nella loro umanissima debolezza.
Gli attori, e le voci narranti, trasmettono con pienezza espressiva la poetica di Coda: emerge la condizione universale e strutturale di fragilità dell’uomo, la crudeltà pronta a sprigionarsi inspiegabilmente, ma anche il suo bisogno infinito di affetto e solidarietà. Nel film riecheggiano le testimonianze di tantissime vittime della persecuzione nazista contro gli omosessuali e trova spazio l’agghiacciante vicenda del medico delle SS Carl Peter Vaernet e dei suoi “esperimenti” pseudoscientifici. La narrazione di quelle lancinanti violenze va quindi ben oltre le dimensioni storiche, per farsi ingombrante “presenza”, e monito di sempre possibili e incombenti tragedie. I fatti evocati nel film avvenivano settanta anni fa in Alsazia, in luoghi di tortura vicinissimi a Strasburgo, oggi cuore dell’attività politica e sociale della nostra Europa. Dove ancora oggi cieche e ottuse espressioni di intolleranza continuano a calpestare dignità e diritti fondamentali delle persone.
Con “Bullied to Death” Giovanni Coda pro-segue fatalmente nella sua trama e richiama vicende purtroppo parte del nostro presente e ben inserite nei nostri orizzonti: in primo piano, quella straziante di Jamey, vittima quattordicenne, suicida, di bullismo omofobo negli Stati Uniti del 2011. Le nuove efficacissime e appassionate immagini del regista, ci inchiodano inesorabilmente alla visione necessaria di una nuda realtà: mura, divisioni, violenza di genere sono vive e sempre attuali e albergano nelle menti di comuni cittadini, pronte a risvegliarsi se i germi di una ignoranza atavica e della miseria culturale non vengono in ogni attimo, e in ogni luogo, combattuti.
Il percorso poetico del film si sviluppa intorno ai frammenti di pensieri, sensazioni, emozioni di Jamey, suicidatosi in seguito ad atti ripetuti di bullismo. Il giovane aveva “osato” con esemplare candore, intriso di quella fiducia semplice e commovente nella umana solidarietà, rendere pubblica la propria condizione omosessuale. Alla sue vivide e strazianti testimonianze, in parte affidate a quel moderno e algido diario pubblico che è il social network (a volte per-verso in quanto a sua volta amplificatore di scherno e violenza), fanno eco altre vicende, altre immani sensibilità, di chi, troppi, continuano a spezzare la propria breve esistenza a causa di ciò che appare come una tra le più vili e oscene delle follie umane: l’omo e la trans-fobia. Le immagini e le parole riecheggiano in una trasposizione di luoghi e di tempi: lo spettatore viene trasportato, con un’operazione di fiction, nel 2071, per assistere ad un susseguirsi di performances che sembrano voler emendare, attraverso una ritualizzazione poetica, i tragici fatti di oggi. Le musiche, intense e delicatamente appassionate, facilitano la partecipazione e accompagnano fedeli i personaggi nel loro percorso.
Il film di Coda, dopo il successo del festival di Torino, va ora incontro ad altri due appuntamenti lusinghieri: nei concorsi ufficiali del Documentary Film Festival di Melbourne il 10 luglio e, pochi giorni dopo, al Macon Film Festival ad Atlanta in Georgia.
Bullied to Death si inserisce, così, in un percorso che potrebbe ricalcare le orme del precedente Rosa Nudo, già ampiamente riconosciuto e insignito di vari premi a livello mondiale.*
Alla presentazione del film a Cagliari, il pubblico è stato molto numeroso ed emotivamente coinvolto. Una partecipazione emblematica, la cui eloquenza è il frutto di una “volontà soggettiva” di contribuire, con l’amore per l’arte e la cultura, alla trasformazione, tanto necessaria, della nostra società civile.
*Per citarne solo alcuni:
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Gold Jury Prize, premio per il miglior lungometraggio, al Social Justice Film Festival 2013 di Seattle, Washington, USA.
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Selezione Ufficiale al Torino GLBT Film Festival 2013.
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Selezione Ufficiale al Florence Queer Festival 2013.
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Selezione Ufficiale al Athens International Film + Video Festival 2014, Athens, Ohio, USA.
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Premio Film For Peace Award al Gothenburg Indie Film Fest 2014, Göteborg, Svezia.
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Candidato alle Selezioni Ufficiali per la categoria “Opera Prima” per il Premio David di Donatello dell’Accademia del Cinema Italiano per l’anno 2013-2014.
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Candidato alle Selezioni Ufficiali per il premio Ciak d’Oro 2014.
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Best International Film Award al 15° Melbourne Underground Film Festival (MUFF) 2014, Australia.
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Bronze Plaque Award al Columbus International Film & Video Festival 2014, USA.
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Diamond Award all’International Film and Photography Festival (IFPF) 2014, Jakarta, Indonesia.
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Primo Premio Miglior Lungometraggio Fiction all’Omovies Film Fest 2014, Napoli.