Buon anno scolastico
22 Settembre 2010Pier Luigi Carta
Il problema è sempre quello: ricercatori, precari e studenti in rivolta. La legge 133 e le ultime manovre di bilancio hanno mietuto le loro vittime, tagli consistenti sul settore scuola, 1100 docenti licenziati e 700 lavoratori ATA non riassunti.
–In sette anni– spiega Peppino Loddo della FLC di Cagliari –hanno scremato del 17% la forza lavoro che orbita attorno all’istruzione e di conseguenza il 17% circa dell’offerta scolastica. Il sit-in del 15 settembre davanti al palazzo della Regione di viale Trento è stata solo una delle prime scintille della nuova e si spera forte ondata di protesta contro le politiche governative e regionali.
Il 21 settembre, presso il Teatro Massimo, si è tenuto un Convegno regionale sull’istruzione sarda all’insegna dell’autocompiacimento; la promessa di partecipazione da parte della ministra Gelmini è stata smentita dalla sua mancata visita nel capoluogo. A mostrarsi sono stati invece gli studenti universitari e medi, che insieme ai precari hanno dedicato la mattinata a protestare davanti al teatro e davanti al Palazzo della Regione, per far sentire una voce, seppur ancora non massiccia come quella dell’autunno di due anni fa, contro l’ormai incipiente desertificazione dell’offerta formativa e della spoliazione del diritto allo studio.
–Perché non fate nulla?- potrebbe essere la domanda dei manifestanti davanti alla giunta secondo Peppino Loddo, il quale afferma che – queste esteriorizzazioni celebrative molto gradite al nostro governo, dovrebbero servire a colmare i vuoti lasciati da un’incompetenza politica strutturale-.
Cita infatti l’azione rovinosa del nostro Assessore all’Istruzione, i 20 milioni di € che abbiamo dovuto sborsare in quanto regione per tappezzare gli strappi finanziari nella macchina dell’istruzione pubblica, e tutte quelle manovre finalizzate all’assottigliamento del diritto all’istruzione che le nostre autorità appoggiano.
Tali azioni vanno dal benestare dei rettori Melis e Mastino nei riguardi della controriforma, all’azione della giunta che tutto fa tranne utilizzare quelle poche armi che lo Statuto Speciale ci concede, e che anziché sviluppare delle politiche autonome aderenti al territorio, sospinge la scuola pubblica verso una logica di federalismo deteriore.
Una concezione del federalismo che per ora trova i suoi traguardi nei paesi del Goceano, dove i sindaci si son dimessi per protestare contro la soppressione della quarta dell’Istituto per l’agricoltura e l’ambiente di Bono, o nelle classi dell’ITC Dessì di Sassari, costretto ad escludere 13 studenti per carenza di posti. Un altro buon inizio d’anno scolastico per gli studenti della Sardegna.
26 Settembre 2010 alle 10:24
Sarà per l’autunno che bussa forte, sarà per il vento di maestrale che porta nuvole scure al pari di nere bandiere che nascondono il sole, ma a me pare che gli inizi di questi ultimi anni scolastici si assomiglino un pò tutti. Le istituzioni nazionali e regionali celebrano se stesse, i piccoli burocrati, i dirigenti scolastici, con poteri sempre più ampi, anche se solo di eseguire gli ordini nella realizzazione di riforme sempre più retrive, giocano su due fronti, da una parte esprimono solidarietà a lavoratori della scuola e studenti, perseguendo la politica delle buone intenzioni, dall’altra assumendo la veste di vittime impossibilitate ad opporsi a superiori poteri, eseguono. Insegnanti e studenti protestano, talvolta, anche loro, prendendo a referenti se stessi, individui, che cavalcano l’onda di ciò che si deve fare perché sono davvero tanti che lo fanno. Entro un mese, un mese e mezzo, certamente prima di Natale tutto rientra, chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. Gli insegnanti di religione al sicuro anche con 10 studenti per classe, le biblioteche inesistenti, quelle scolastiche, talvolta affidate a cooperative esterne alle scuole, con grande professionalità nella gestione on line del patrimonio librario o multimediale che sia, ma lontane da un’idea di didattica di relazione, di crescita globale di ogni singolo allievo, che, ormai, è più corretto chiamare “utente”. Tecnici, tutti. Ditelo all’animo umano, a quello che ha bisogno di cose antiche per crescere.