Cara Gran Bretagna. Slavoj Zizek sulla Brexit
1 Giugno 2016Slavoj Zizek
Il giornale inglese Guardian ha chiesto a vari intellettuali europei di scrivere una lettera alla Gran Bretagna in vista del referendum sull’uscita dall’Unione Europea (Brexit). Pubblichiamo la traduzione delle lettere di Slavoj Zizek e di Yanis Varoufakis. traduzioni di Maurizio Acerbo e Angelica Bufano per Rifondazione.it.
Cara Gran Bretagna,
Quando chiesero a Stalin alla fine del 1920, quale fosse peggio, la destra o la sinistra, rispose seccamente: “Sono entrambi peggio!” E questa è la mia prima reazione alla domanda se lasciare o no l’UE.
Non mi interessa inviare lettere d’amore al pubblico britannico con il messaggio sentimentale: “Per favore rimanete in Europa!”. Quella che mi interessa è in ultima analisi, solo una domanda. L’Europa è ora imprigionata in un circolo vizioso, oscillando tra i falsi opposti della resa al capitalismo globale e la resa al populismo anti-immigrati, quale politica ha una possibilità di consentire a noi di uscire da questa folle danza?
I simboli del capitalismo globale hanno segretamente negoziato accordi commerciali come Trade in Services Agreement (Tisa) o il Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP). L’impatto sociale del TTIP è abbastanza chiaro: comporta niente di meno che una brutale aggressione nei confronti della democrazia.da nessuna parte questo è più chiaro che nel caso della Risoluzioni delle dispute tra investitore e Stato (Investor-State Dispute Settlements – ISDS). che consentono alle compagnie di citare in giudizio i governi se le loro politiche causano una perdita di profitti. In poche parole, questo significa che multinazionali non elette possono dettare le politiche dei governi democraticamente eletti.
Così come sarebbe il prezzo della Brexit in questo contesto? Dal punto di vista di sinistra, ci sono alcune buone ragioni per sostenere la Brexit: un forte Stato nazionale esentato dal controllo dei tecnocrati di Bruxelles in grado di proteggere lo stato sociale e contrastare la politica di austerità. Tuttavia, sono preoccupato per il background ideologico e politico di questa opzione. Dalla Grecia alla Francia, una nuova tendenza sta sorgendo in quel che resta della “sinistra radicale”: la riscoperta del nazionalismo. Tutto ad un tratto, l’universalismo è fuori, respinto come una controparte politica e culturale senza vita del capitale globale “senza radici”.
La ragione di questo è ovvia: l’ascesa del populismo di destra nazionalista nell’Europa occidentale, che ora è la più forte forza politica che invoca la tutela degli interessi della classe operaia, e allo stesso tempo la più forte forza politica in grado di dare origine a reali passioni politiche. Quindi il ragionamento continua: perché dovrebbe la sinistra lasciare il campo delle passioni nazionaliste alla destra radicale, perché non dovrebbe “recuperare la patrie dal Fronte Nazionale”?
In questo populismo di sinistra, la logica del Noi contro Loro resta, comunque qui “loro” non sono rifugiati o immigrati poveri, ma il capitale finanziario e la tecnocratica burocrazia statale. Questo populismo si muove al di là dell’anticapitalismo della vecchia classe operaia ; si cerca di mettere insieme una molteplicità di lotte dall’ecologia al femminismo, dal diritto al lavoro al l’istruzione gratuita e all’assistenza sanitaria.
La storia ricorrente della sinistra contemporanea è quella di un leader o di un partito eletto con entusiasmo universale, promettendo un “nuovo mondo” (Mandela, Lula) – ma prima o poi, di solito dopo un paio di anni, inciampano sul dilemma chiave: abbiamo il coraggio di toccare i meccanismi capitalistici, o decidiamo di “stare al gioco”? Se si disturbano i meccanismi, si è molto rapidamente puniti da perturbazioni di mercato, caos economico e il resto. Quindi, come possiamo spingere ulteriormente le cose dopo che la prima fase di entusiasmo è finita?
Resto convinto che la nostra unica speranza è quella di agire a livello trans-nazionale – solo in questo modo abbiamo avuto una possibilità di limitare il capitalismo globale. Lo stato-nazione non è lo strumento giusto per affrontare la crisi dei rifugiati, il riscaldamento globale, e altre questioni veramente pressanti. Così, invece di opporsi agli eurocrati per conto degli interessi nazionali, cerchiamo di formare una sinistra tutta europea. Ed è proprio a causa di questo margine di speranza che sono tentato di dire: vota contro la Brexit, ma fallo come un devoto cristiano che sostiene un peccatore mentre segretamente lo maledice. Non competere con i populisti di destra populista, non permettere loro di definire i termini della lotta. Il nazionalismo socialista non è il modo giusto per combattere la minaccia del nazional socialismo.