Opera di Stefania Lai

Giulio Angioni

C’è chi sente vertigini perché
gli sfugge tutti gli anni il giorno ignoto
in cui sarà passato a miglior vita
senza commemorarlo a compleanno.
Nelle enciclopedie, come all’anagrafe
dei comuni mortali,
c’è già lo spazio pronto per la data
di morti memorabili in attesa.

Ti dicono l’inizio e tu ti fidi
rassegnato alla fine
che invece mai nessuno ti dirà,
ma a me, scherzi della storia,
che non so più la data vera
di nascita, che mi succederà?

Rimpiangerò il ventotto ottobre,
(marcia su Roma, duce duce a noi)
dell’esiziale trentanove
adesso che ho saputo
che a casa hanno barato per avere
le mille lire di Benito Mussolini
a chi nasceva al compleanno del fascismo.

Magari sono nato il due novembre
un solo giorno e due anniversari
alfa e omega congiunti
nella fossa comune di chi ha inizio e fine

e fra cent’anni o meno
chi avrà modo d’imbattersi
nel nostro essere nati?

Ma senza più coltello né acciarino
qualcosa ci accadrà
nei giorni delle piogge lunghe
dei corvi del tramonto
dei cipressi umiliati al maestrale
con quelle date certe incise in nero
che non si negano a nessuno.