Celle-discarica e detenuti malati: ma di quale giustizia parlate?
1 Febbraio 2021[Francesca Sabella]
Ciambriello e Bernardini uniti nella protesta: “Cerimonie e crisi di governo non facciano passare i diritti in secondo piano”. “I diritti generano diritti”: Samuele Ciambriello, garante campano dei detenuti, alza la voce e urla queste parole all’ingresso del Ministero della Giustizia, a Roma.
Ciambriello ha aderito alla protesta non violenta di Rita Bernardini, esponente dei Radicali che da giorni ha scelto di riprendere lo sciopero della fame per accendere i riflettori sulle condizioni della popolazione carceraria. L’ex deputata e presidente dell’associazione Nessuno tocchi Caino ha scritto su un foglio, affisso sulla facciata della sede di via Arenula: “Memento: chiunque tu sarai, noi saremo qui ad aspettarti per il rispetto dei diritti umani dei detenuti”.
Un post-it gigante per ricordare a Bonafede quali sono i suoi obblighi nei confronti dei detenuti. Da sempre in prima linea per difendere i diritti dei reclusi, ieri Ciambriello si è unito alla protesta di Bernardini. “Ho accettato volentieri l’invito di Rita che da una settimana, tutti i giorni, passeggia per un’ora intorno alla sede Ministero della Giustizia e con suoi ospiti parla di diritti umani e carcere – spiega il garante – Ho aderito per ricordare sia al ministro “provvisorio”, che al Governo e alla politica in generale quali siano i loro obblighi verso i detenuti. Giustizia e carcere sono stati i punti critici di questo Governo perché ormai il populismo politico si coniuga con quello giudiziario”.
Ciambriello ha pure sottolineato come il giustizialismo imperversi contro il garantismo e quanto i diritti dei detenuti vengano calpestati ogni giorno: “Questa manifestazione si è svolta nella giornata in cui si è aperto l’anno giudiziario, in tempi di pandemia. Ma parliamo di una giustizia inesistente. Certezza della pena, diritto di difesa, tempi della giustizia, mancanza di personale, giustizia diversa per ognuno, carceri come discariche sociali: ecco, le cerimonie di apertura dell’anno giudiziario sono il trionfo di una giustizia che non c’è”.
E proprio in riferimento alla mancanza di personale, alla lentezza con la quale si prendono decisioni, e al pericolo di contagio nelle carceri che Ciambriello, pochi giorni fa, ha diffuso dati e numeri. Perché, sempre più spesso, chi potrebbe lasciare il carcere è costretto a rimanere dietro le sbarre.
In Campania, i detenuti che hanno beneficiato di misure premiali ed eccezionali sono stati pochissimi: dei 250 che avrebbero potuto scontare residui di pena a casa, solo 90 hanno lasciato le celle. Questo mentre l’avanzata del Covid continua a far tremare i penitenziari di tutto il Paese. In Campania, dall’inizio della pandemia, si sono registrati più di 600 contagi e quattro decessi tra i detenuti. Attualmente i positivi sono 23: uno all’interno del carcere di Poggioreale, due a Santa Maria Capua Vetere e 19 a Secondigliano; a loro se ne aggiunge uno ricoverato al Cotugno.
Inoltre ci sono 68 contagiati tra agenti di polizia penitenziaria e personale sanitario. A preoccupare è anche l’isolamento imposto ai reclusi che hanno avuto contatti con persone positive al virus.
È per tutti questi motivi che Ciambriello e Bernardini hanno esposto uno striscione, all’esterno del Ministero, che richiamava i versi della Bibbia: “Fame di giustizia e sete di verità”. La leader radicale non ha alcuna intenzione si interrompere lo sciopero della fame “perché, anche durante la crisi politica, le violazioni dei diritti umani dei detenuti non sono purtroppo sospese”. Neanche il garante ha intenzione di fermarsi e di deporre le armi della sua battaglia per i diritti dei detenuti perché: “Giustizia vo cercando”.
Da Il Riformista