Centinaia i medici formati per la medicina di base attendono le titolarità
22 Novembre 2021[Claudia Zuncheddu]
È imminente una nuova ondata di medici di base in pensionamento. Sono già decine di migliaia i pazienti costretti ad interrompere terapie, controlli specialistici e screening di prevenzione, per impossibilità ad avere persino le prescrizioni mediche.
La carenza dei medici di base è solo una questione burocratica facilmente risolvibile se c’è volontà politica e maggiore competenza da parte di chi è deputato a decidere in materia sanitaria. Sono centinaia i medici formati che attendono da anni l’assegnazione delle titolarità per le sedi carenti.
Una realtà ignorata, mentre ai presidi di guardia medica si chiede di aprire anche nell’orario diurno senza fornire strumenti informatico-diagnostici adeguati al servizio. Il 118 e i pronto soccorso sovraccaricati di richieste che esulano dalle emergenze, sono al collasso.
E’ vero che la crisi della sanità pubblica è frutto di anni e anni di tagli, ma alle dichiarazioni dell’assessore alla Sanità Nieddu: “non abbiamo più medici da assumere, abbiamo fatto i concorsi, le selezioni e le stabilizzazioni” è doveroso rispondere che in Sardegna i medici formati per la medicina di base sono bloccati dalla burocrazia. E’ anche comprensibile che la situazione di stallo, per responsabilità politiche e burocratiche, agevoli il fenomeno della fuga dei medici.
Nonostante l’Accordo Collettivo Nazionale della Medicina Generale prescriva all’ art. 34 “che entro la fine di marzo di ogni anno ciascuna Regione, o il soggetto da questa individuato, deve pubblicare sul Bollettino Ufficiale l’elenco degli ambiti territoriali vacanti di medico di assistenza primaria e di quelli che si renderanno disponibili nel corso dell’anno”, la Regione e l’ATS tengono ferme le assegnazioni delle zone carenti da anni.
Ad oggi, lo stallo è nelle graduatorie del 2019, bandite con anni di ritardo e ferme per un errore amministrativo dell’ATS. Tra ritardi, errori e attese burocratiche, è bloccata l’assegnazione delle titolarità e quindi l’entrata in servizio di nuovi medici di famiglia.
La soluzione è possibile. Alla crescente emergenza si risponde con interventi straordinari. Basterebbe lavorare sulle graduatorie, attribuire subito le titolarità per il 2019-2020 e bandire quelle del 2021. Per le sedi carenti da anni, è necessario adottare nuove modalità che incentivino l’insediamento di medici: dalla disponibilità di ambulatori organizzati e spazi dove vivere, a incentivi economici.
Resta la preoccupazione che la crisi della Sanità pubblica, miri a far scomparire con gli ospedali anche la figura del medico di base.
Claudia Zuncheddu è la portavoce della Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica. Questo articolo è stato scritto con la collaborazione di SIGM Sardegna – Segretariato Italiano Giovani Medici.