Che c’entrano le celebrazioni del Grande Oriente d’Italia con l’Università?
17 Dicembre 2017[Antonietta Mazzette]
Nei giorni scorsi ho ricevuto la locandina del convegno sulla figura di Armando Corona, promosso dal Collegio dei Maestri Venerabili della Sardegna del Grande Oriente d’Italia. L’avrei cestinata, se non mi avessero attirati il luogo e il giorno dell’incontro: l’Aula Magna dell’Università di Sassari, un sabato pomeriggio.
In merito al luogo, perché l’università concede alla massoneria la sua aula più rappresentativa? Per chi opera come me (ormai da anni) dentro le aule universitarie, insegnamento e ricerca esigono tre presupposti: un’azione trasparente, la circolarità delle idee, la disponibilità a riflettere criticamente su ciò che accade, compreso l’essere noi stessi messi in discussione.
Considero questi presupposti la base del pensiero, senza i quali non potrebbe esistere conoscenza. Ai tanti giovani che si sono succeduti nei miei corsi, non ho mai cercato di trasmettere le mie convinzioni (politiche e spirituali, ossia la mia visione del mondo), bensì con loro ho cercato di costruire categorie analitiche, attraverso le quali capire il senso stesso delle cose e la direzione del mutamento.
Il fatto che l’Università accolga la massoneria, la cui trasparenza fa di certo difetto, è un brutto segnale che contravviene ai principi brevemente sopra accennati e che continuano a caratterizzare, così spero, il mestiere del docente.
In merito al giorno in cui avviene l’incontro, l’Università apre i suoi battenti un sabato pomeriggio, contravvenendo alle più recenti indicazioni di risparmio (di spesa, di energia, di personale, e così via) dei suoi massimi organi di governo: si pensi solo al fatto che i cancelli della sede di Piazza Università, da lunedì al venerdì, chiudono inesorabilmente alle 19.
Un uso razionato degli spazi principali dell’università ha portato molti docenti, nel programmare la loro attività culturale rivolta all’esterno, ad escludere sia i giorni che si collocano tra due feste, perché ormai in ateneo in nome del risparmio si pratica “la cultura del ponte”; sia il sabato come giorno utile per convegni scientifici.
Si è fatta un’eccezione nel caso del convegno promosso dalla massoneria. Ciò mi induce a formulare un’ipotesi che mi disturba non poco, ossia che l’ateneo consideri l’evento massonico rilevante. So che mi attirerò le ire delle persone direttamente coinvolte, ma il silenzio mi renderebbe metafisicamente colpevole (per citare Bauman) e, perciò, esprimo disappunto per le seguenti ragioni:
- L’università, per la sua natura pubblica e per i suoi compiti istituzionali, non può esimersi da trattare qualunque argomento, ma lo deve fare con gli strumenti della scienza. A considerare il programma del convegno sembrerebbe una iniziativa politica lato sensu. Non voglio entrare nel merito del ruolo (visibile o no) svolto da Corona, ma una sede universitaria non è la più adatta per compiere operazioni agiografiche su chicchessia.
- Non mi scandalizza il fatto che l’aula magna dell’università venga utilizzata come scena politica, è accaduto altre volte, ma mai prima di una scadenza elettorale alle porte e, comunque, mai con una società segreta come protagonista. Trovo semmai curioso che a celebrare una persona non certo favorevole alla sinistra sia proprio il Partito Democratico, tramite sue personalità di rilievo.
- La massoneria ha una natura che continua ad essere segreta, malgrado il divieto costituzionalmente sancito e nonostante le reiterate dichiarazioni secondo cui gli elenchi degli iscritti sarebbero disponibili.
- La massoneria ha una tradizione di commistione politica-affari che è stata più volte oggetto di indagini della magistratura. Ciò è accaduto anche a Sassari.
- La massoneria ha una natura non democratica, non solo perché la democrazia esige trasparenza, ma anche perché per essa gli esseri umani non sono uguali. Si pensi solo al fatto che alle donne la massoneria è preclusa, se mai ci fossero donne che volessero far parte di una società segreta.
E dunque, cosa c’entra la massoneria con la casa pubblica della cultura, qual è l’università?
[Da Sardegna Sopratutto]
17 Dicembre 2017 alle 13:06
C’entra in nome della “fratellanza”di cui evidentemente alcuni membri della “casa della cultura”, fanno parte. A un “FRATELLO” non si può negare nulla!
La cosa più singolare è la partecipazione al convegno anche del Presidente del Consiglio Regionale.
Meditate gente, meditate, soprattutto quando dovrete votare.