Centri di permanenza per i rimpatri: “Non luoghi per non uomini”
25 Marzo 2025[Valter Canavese]
In questi giorni i Centri per il Rimpatrio sono tornati alla ribalta con Regolamento che ha inaugurato il “Rimpatrio Europeo” delineando vincoli più ferrei rispetto alla direttiva del 2008, fallimentare secondo i programmi europei, con una percentuale di rimpatri di appena il 20% dei cittadini di paesi terzi.
Di questo Regolamento ce ne occuperemo in seguito anche perché l’Unione apre ufficialmente l’ipocrita franchising dei centri per rimpatri modello Albania. In questo contesto e al fine di esaminare i molteplici aspetti della normativa vigente ha avuto un particolare merito il convegno tenutosi il 20 marzo sulla “Detenzione amministrativa e Costituzione: Limiti, Diritti e Legittimità”.
Nella Biblioteca “Aldo Marongiu” dell’ordine degli avvocati di Cagliari gli interventi hanno sollevato più di un dubbio ed indicato delle possibili soluzioni su una “anomalia” di diritto che coinvolge la vita di centinaia di persone. La sintesi è stata drasticamente individuata dal Presidente dell’ordine degli avvocati di Cagliari – avvocato Matteo Pinna che ha definito i Cpr: “non luoghi per non uomini”.
Ora sarà la Corte costituzionale a pronunciarsi dopo che il giudice di pace di Roma ha sollevato dubbi sulla legittimità dell’art.14 comma 2 del Testo Unico sull’Immigrazione laddove la detenzione delle persone è in contrasto con il fatto che non sia stabilita da una norma primaria violando il comma 2 dell’art. 13 della Costituzione italiana pregiudicando il disposto del principio di uguaglianza stabilito dalla nostra Carta.
Tra i presenti c’era il garante per i diritti delle persone private della libertà di Oristano – l’avvocato Paolo Mocci che ha sottolineato che nel caso di persone soccorse in mare ancor prima di ricadere nelle disposizioni legate alla immigrazione c’è il vincolo ineludibile legate al loro salvataggio in quanto naufraghi in mare.
Di fatto, come ha evidenziato il professor Mario Serio, componente del Collegio del Garante Nazionale, si assiste nel caso delle persone recluse nei centri, di una detenzione alla quale non corrisponde una responsabilità aggravata da una totale assenza di un controllo giurisdizionale visto che in sostanza è una procedura per violazione amministrativa avocata alla Prefettura.
Il convegno è stato l’occasione per far conoscere le iniziative dell’Unione delle Camere Penali che hanno posto in essere a Cagliari con la Commissione per i Cpr, derivata dall’Osservatorio Carceri, con la predisposizione di un questionario che verrà inoltrato nei vari Cpr in Italia per garantire l’inviolabilità delle persone recluse e la garanzia del diritto della difesa. Verrà avviato anche un programma di formazione per i legali che intendono occuparsi di problemi legali l’immigrazione.
I relatori e le relatrici hanno delineato una serie di carenze sotto l’aspetto procedurale e sostanziale che presiedono ai trattenimenti, laddove il decreto predisposto dal questore non risponde ai caratteri di necessità urgenza ed eccezionalità, stante la prassi consolidata sulla disposizione della misura. L’adozione, pressoché sistematica, del procedimento da remoto va ad intaccare le garanzie dovute alla persona oggetto del trattenimento, con una palese compressione del diritto di difesa con tempi di azione ridotti, scarso confronto con l’assistito da parte dei legali.
Problema emerso anche attraverso la sentenza della Corte costituzionale sul caso delle persone trattenute illegalmente sulla nave Diciotti, laddove si insinua il dubbio che il patrocinio gratuito non sia un costo necessario come se difendere i cittadini stranieri non sia giustificato togliendo vigore al presupposto del diritto di difesa garantito dall’articolo 24 della Costituzione.
Gli interventi successivi della professoressa Elena Valentini, commissione Centri Rimpatri, della dottoressa Elena Adamoli e dell’avvocato Alessandro Albano, componenti del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale che si sono incentrati su come il trattenimento potrebbe essere sostituito da misure alternative così come sostenuto sia dalla Corte dei diritti per l’uomo nel 2007 e così come in altri diritti europei quali quello tedesco, francese e spagnolo.
In chiusura del convegno è intervenuta la deputata Francesca Ghirra che ha testimoniato la durezza delle condizioni delle persone recluse nei Cpr nelle sue visite a Macomer, e a Ponte Galeria oltre alla situazione paradossale del Cpr in Albania, dove la struttura è stata concepita come un vero e proprio carcere che ad oggi risulta abbandonato a sé stesso.