Come a Seattle e a Genova

16 Settembre 2007

Presentiamo volentieri l’appello del compagno Michele Piras, segretario regionale del PRC-SE, a favore di una costituzione dei comitati NO G8. Ne condividiamo contenuti e indicazioni: a testimonianza di ciò sono i contributi e gli appelli presentati nei nostri ultimi numeri. Sentiamo particolarmente quello di costruire un percorso comune, ampio e condiviso di lotta, che unisca costruttivamente le forze che criticano militarismo, neoliberismo e capitalismo, e rifiutano un nuovo e più sofisticato impiego militare della nostra isola, che merita altri scenari e altri destini.

Michele Piras
Segretario regionale Prc-Se della Sardegna

Cari/e compagni/e, la fase politica che attraversiamo necessita di una seria riflessione fra quanti e quante si riconoscono a Sinistra ed, in particolare, hanno attraversato, a vario titolo e con modalità plurali, la stagione dei Movimenti contro il neoliberismo e contro la Guerra, pensando che quello fosse un nuovo spazio del pubblico e della critica al modello neoliberista, che nella piazza, plurale e moltitudinaria, si potesse ritrovare il filo di Arianna della ricostruzione della massa critica, del soggetto sociale della trasformazione.
Abbiamo attraversato quella stagione con pratiche, approcci e forme differenti, reciprocamente convinti che nessuno di noi fosse imprescindibile ma che tutti e tutte fossimo necessari. In quella esperienza molti di noi sono cambiati, cresciuti, maturati ed, al contempo, hanno colto il valore superiore della differenza sulla pretesa di omogeneità, della molteplicità sul tutti uguali. Come la Società dei giorni nostri anche il Movimento è articolato, differenziato, spesso frammentato.
Oggi non solamente la fase costituente del Partito Democratico precipita ed accelera una discussione a Sinistra, necessaria ed urgente, sul da farsi per coprire un vuoto di rappresentanza politica che in questi anni è divenuto sempre più evidente con la rincorsa al Centro della Sinistra moderata ma, quand’anche su questo tema ci fosse scarso interesse, la realtà è che di
fronte a noi si approssimano scadenze importanti rispetto alle quali si tratta di ragionare, incontrarsi, progettare, ripartendo dallo spirito di Seattle, Genova, Firenze, Praga e Nizza per immaginare un rilancio del Movimento stavolta a partire dalla Sardegna, dal G8 che si prevede di tenere a La Maddalena nel 2009, dal summit dei ministri della difesa che si prevede a Cagliari nel 2008, dallo sciagurato progetto di costruire un CPT nella base di Capo Teulada, dalla lotta contro il mega impianto di incenerimento
da 400mila tonnellate ad Ottana.
Appuntamenti decisivi sui quali costruire movimento, mobilitazione e una piattaforma minima comune di rilancio della lotta per la liberazione dell’Isola dall’occupazione militare, di rivendicazione di un modello di sviluppo alternativo per la Sardegna, centrato sull’ambiente (quale variabile indipendente dello sviluppo), sulle risorse del territorio, su una economia sana, di qualità sociale, a misura di donna e di uomo. Io penso che sia necessario ripartire da qui e, prima di ogni altra cosa, dalla necessità che tutti e tutte iniziamo ad immaginare il superamento della frammentazione, delle reciproche diffidenze, delle barriere ideologiche che frapponiamo tra le nostre esperienze politiche e sociali. Vedete, non si tratta qui di promuovere abiure, neanche semplici rinunce ai
nostri personali e collettivi convincimenti politici, ideali e ideologici, alle forme ed ai modi della nostra pratica politica, ai percorsi spesso profondamente differenti che seguiamo per dare il nostro contributo alla trasformazione della Società. Si tratta invece di valorizzare quello che abbiamo in comune, di individuare un minimo comune denominatore che abbatta steccati e diffidenze, che renda possibile complessivamente una maggiore efficacia del Movimento sul quadro politico, che sposti il dibattito nuovamente sulla critica al capitalismo e su una prospettiva praticabile di superamento dello stato di cose esistente.
Mi rivolgo a tutte e tutti voi, rivolgo un appello ad individuare una data e una sede dove incontrarci ed a far presto, a pensare come da qui al 2009 sia possibile un percorso comune di lotta, che io credo possibile e rispetto al quale, nell’interesse più generale di dare il nostro contributo al cambiamento della Società, mi permetto di pensare che dovremmo rimetterci in discussione, come fu tra il 1999 e il 2003. Come è giusto riprovare, se non ora

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