Come non perdere le prossime elezioni
3 Maggio 2023[Fernando Codonesu]
Ci si sta avvicinando velocemente alla scadenza elettorale per il rinnovo del consiglio e del presidente della Regione così come dei sindaci e dei consigli dei comuni di Cagliari e Sassari.
Comuni importanti e decisivi per lo sviluppo della nostra regione. Le forze in campo discutono animatamente dei candidati per lo scranno più alto, ovvero per la presidenza della giunta regionale, sia nel centro sinistra che a destra.
Il dibattito e le iniziative per le città di Cagliari e Sassari sembra essere un po’ più in sordina, ancora ridotto a piccoli incontri nelle segrete stanze con un probabile rinvio ai prossimi mesi, se non a dopo l’estate. Dal mio punto di vista sarebbe opportuno conoscere i candidati prima dell’estate e avere già un programma elettorale definito almeno su alcuni punti chiave.
E non va dimenticato che incombe anche la scadenza delle europee che auspico possa essere affrontata con una circoscrizione sarda e non più associata alla Sicilia che ci ha sempre visto e ci vede in totale minoranza quanto a popolazione, per cui risultiamo condannati a non poter esprimere nostri parlamentari europei in maniera autonoma! Ovviamente non sono interessato a esporre mie considerazioni sulla destra, anche perché notoriamente riescono sempre a mettersi d’accordo nonostante visioni politiche diverse e a tratti decisamente contrapposte. Lasciamoli stare!
Sono interessato invece ad esprimere il mio parere sullo schieramento del centrosinistra allargato, il più possibile mi auguro, se si vuole voltare pagina da questa esperienza sardo leghista che può essere qualificata come la più sciagurata e inadeguata per la nostra isola. Al riguardo, anziché enumerare gli evidenti danni in tutti i campi, basta qui semplicemente pensare allo sfascio della sanità e ai trasporti: una incapacità totale!
Sullo schieramento dico che deve essere il più largo possibile con un asse tra il PD e i 5S e con un ruolo decisamente importante delle altre forze, come i progressisti, l’associazionismo organizzato, esponenti singoli e associati del terzo settore, il variegato mondo dell’autodeterminazione e del civismo democratico, partiti e movimenti politici ancorché piccoli, ma rappresentativi di storie, culture e attività che fanno parte dei diversi contesti urbani come dei paesi e della campagne dell’interno, checché ne dica qualche esponente politico non certo di primo pelo.
Eh già, anche i piccoli sono importanti e non solo dal punto di vista strettamente elettoralistico.
E’ oramai quasi storia che in Sardegna alle regionali ci sia un’alternanza ogni cinque anni, ma l’alternanza non è determinata dal caso o dall’incapacità e insipienza della compagine che amministra o dal cosiddetto governatore (in Italia non abbiamo governatori così come non abbiamo premier: abbiamo solo presidenti!) di turno. No, l’alternanza non dipende dalla cabala: va costruita. E questo è il compito principale di uno schieramento alternativo alla destra oggi al potere, che voglia essere credibile e vincente.
Intanto mi piace pensare ad uno schieramento unitario, inclusivo di tutte quelle realtà politiche e culturali su accennate che sono presenti nella società civile e che potranno essere ben rappresentate da un candidato presidente che sia unitario, di riconosciuta autorevolezza, con capacità di mediazione e sintesi e portatore di una visione della Sardegna che nasca dai contenuti espressi in un programma politico agile, chiaro, controllabile dall’elettorato e dalla cittadinanza tutta, scritto a più mani e frutto di un processo partecipativo. Le stesse considerazioni valgono per le elezioni delle città di Cagliari e Sassari e per i candidati al ruolo di Sindaco.
E sul programma delle regionali mi permetto di suggerire due punti semplici e basilari. Il primo deve essere una legge elettorale di tipo proporzionale da approvare nei primi 100 giorni. Il secondo deve essere l’avvio di un processo di autogoverno su alcune materie oggi concorrenti tra stato e Regione, che devono invece far parte dell’insieme di materie di competenza esclusiva della Regione sarda: energia, governo del territorio, ambiente (oggi solo statale), trasporti, urbanistica (oggi regionale, ma deve essere rafforzato il suo carattere di esclusività già presente), con una qualificazione più definita del peso della Regione nella competenza concorrente sul paesaggio.
Queste materie vanno ripensate in una prospettiva di autogoverno e di una rivisitazione della nostra specialità che va aggiornata, a distanza di 75 anni dall’approvazione del nostro statuto fondativo.
Un candidato del profilo su delineato sarà in grado di riportare alle urne molti elettori disillusi che fanno parte del partito ormai più grande nel paese e nella nostra isola, quello dell’astensione.
Un candidato di questo tipo potrà essere votato con convinzione.
E dato che abbiamo appena festeggiato “Sa die de sa Sardigna”, mi permetto di suggerire per carità di patria: che non si pensi ad un ritorno del re! Il ritorno a “Su connottu” lo abbiamo già sperimentato nella storia sarda più di due secoli fa e sappiamo come è andata a finire.