Complotti e Potere
1 Febbraio 2015Gianfranca Fois
Non credo molto ai complotti. Credo però che il potere riesca spesso a servirsi a suo favore di determinate circostanze. Prendiamo l’incendio del Reichstag del 1933. Secondo le ultime ricerche non si sarebbe trattato di un complotto ordito dai nazisti come supponeva Gheorghi Dimitrov, ma Hitler sicuramente approfittò dell’occasione per imporre lo stato d’emergenza e la cancellazione di molti diritti civili contenuti nella Costituzione della Repubblica di Weimar.
Allo stesso modo la strage avvenuta nei giorni scorsi a Parigi molto probabilmente giustificherà maggiori controlli, un restringimento, in nome della sicurezza, delle nostre libertà. Senza dubbio però sta già portando acqua al molino di quanti in Europa predicano da tempo la chiusura delle frontiere e il respingimento dei barconi di migranti, l’odio e l’avversione nei confronti degli “stranieri”. Sono slogan e parole d’ordine che con diversa intensità caratterizzano movimenti politici xenofobi, a volte anche nazisti, che grazie alla crisi economica, alla situazione di incertezza dei nostri tempi cercano di convincere l’opinione pubblica che tutti i mali derivino da quanti vengono da fuori, o hanno pelle o religione diversa. E’ un virus che ormai contagia tutta l’Europa, dalla Grecia (Alba dorata ha ottenuto il terzo posto nelle recentissime elezioni), alla Ungheria (il partito xenofobo Jobbik ha il 20.22%), alla Gran Bretagna, alla Francia e alla Svezia (i Democratici svedesi hanno il 12.9%).
Dopo i fatti di Parigi inoltre sono aumentati in Europa gli attentati contro moschee e associazioni islamiche senza contare i movimenti che si battono contro l’”islamizzazione” dell’Occidente come Pegida in Germania mentre il movimento di Marine Le Pen non ha posizioni islamofobe dal momento che spera di attirare nel suo partito anche i Musulmani, già cittadini francesi, scontenti.
L’Italia ha ugualmente i suoi partiti xenofobi come la Lega o Fratelli d’Italia, entrambi speculano sulla paura e il bisogno di sicurezza dei cittadini e diffondono notizie false o sottolineano il “pericolo” di un’invasione da parte di migranti e richiedenti asilo.
Naturalmente le cose non stanno così ma l’enfasi, la presenza continua ad esempio del segretario della Lega Salvini in TV (non dimentichiamo che più del 70% degli Italiani ha come unica forma di informazione proprio la TV) con scarso contraddittorio, gli interventi di uomini politici della destra che vedono l’immigrazione solo come problema di sicurezza sono riusciti a creare una percezione della realtà che non coincide con… la realtà. Lo dimostra una recente ricerca di Ipsos Mori in Gran Bretagna da cui risulta infatti che in Europa gli Italiani ignorano molto più di altri popoli la reale dimensione di certi fenomeni come ad esempio l’immigrazione.
Infatti solo una piccola percentuale di migranti arriva sui barconi attraversando il Mediterraneo e, fra quanti arrivano, solo una minima parte desidera rimanere in Italia. Oppure molti Italiani percepiscono la presenza degli immigrati in numero di gran lunga maggiore (30%) rispetto all’effettivo 7%.
La gestione dell’immigrazione come fatto emergenziale e come problema di sicurezza permette così alla politica di utilizzarla a fini elettorali o di costruzione del consenso; così facendo maschera la propria inadeguatezza nell’affrontare le sfide che i tempi della globalizzazione creano. E’ assolutamente impensabile poter bloccare gli ingressi in Europa di masse di persone che abbandonano i propri paesi stremati dalla fame e dalle guerre in cui i governi europei giocano un ruolo non secondario.
Ciò che comunque contraddistingue l’Italia, che ormai da più di 20 anni deve affrontare la situazione, rispetto ad altri paesi europei è proprio la mancanza di un piano strutturato e articolato di accoglienza e integrazione. Tutto infatti è affidato alla buona volontà, quando c’è, di comuni, prima anche di province, e di associazioni che purtroppo, come abbiamo visto, talvolta sono più interessate a spartirsi i fondi destinati all’accoglienza oppure hanno fatto degli immigrati un modo per guadagnare anche quando si tratta di associazioni o professionisti che non operano illegalmente.
I processi di inserimento e di integrazione (parola su cui sarebbe interessante e utile riflettere) sono stati predisposti a livello nazionale in altri paesi europei. Ad esempio in Francia pur tra errori e contraddizioni sono stati lanciati nel corso del tempo diversi progetti nel tentativo di adeguare gli interventi alle situazioni che man mano si creavano e alle nuove sensibilità dell’opinione pubblica più avanzata. I progetti riguardano l’inclusione e la promozione sociale, la lotta contro la discriminazione, le politiche abitative.
Creare una società interculturale è un processo difficile e lento che mette in discussione l’identità di ognuno e costringe a ripensare se stessi e le relazioni con gli altri. E’ un processo che avviene attraverso il dialogo e l’apertura e genera nuove idee, nuovi modi di vedere il mondo. Per arrivare a una società coesa pur nella differenza bisogna cominciare a discutere razionalmente ma con grande sensibilità approntando strumenti validi in tutto il paese con il coinvolgimento dei cittadini e dei migranti. Tutto il contrario di quanto avviene in Italia.
Nell’immagine: Opera New World Order