Considerazioni

1 Novembre 2008

deserto.jpg
Marco Ligas

Si parlava ancora del referendum sulla legge ‘salvacoste’ quando si è verificato il nubifragio a Capoterra. Cinque morti, interi quartieri devastati, centinaia di famiglie rimaste senza casa; insomma tutto il territorio comunale travolto dalla violenza dell’acqua.
Ci si chiede ora se la sciagura sia attribuibile solo all’evento naturale, ma la risposta viene da sé: quando si verificano questi fenomeni la complicità dell’uomo è sempre decisiva. E Capoterra non sfugge a questa realtà, anzi la rappresenta in modo emblematico.
È dagli anni ‘60/’70 che il suo hinterland è diventato un cantiere permanente. L’idea era quella di offrire abitazioni a prezzi più accessibili rispetto a quelli in vigore nella capitale, e così iniziò il saccheggio di quel territorio, naturalmente senza rispettare alcuna regola o la benché minima prevenzione. Oggi Capoterra conta circa 25.000 abitanti (il triplo degli anni ’70), distribuiti nelle aree di campagna e vicine al mare. Si è costruito dappertutto, attorno ai fiumi, sotto il livello del mare o sui letti di qualche ruscello. Quel che è successo era perciò prevedibile.
Nel corso di questi giorni non abbiamo sentito alcun intervento della Confindustria, non una censura nei confronti di quegli imprenditori che pur di arricchirsi hanno devastato il territorio. Eppure la stessa Associazione ha partecipato da protagonista all’ultima campagna referendaria sostenendo la cancellazione dei vincoli di edificabilità previsti dalla legge definita salvacoste. Questi comportamenti non sono occasionali, fanno parte della natura della Confindustria, quasi sempre pronta ad usare il territorio a sostegno della speculazione.
Neppure da parte dell’ANCI abbiamo registrato una disapprovazione, una critica nei confronti di quegli amministratori che con troppa facilità (e complicità) hanno concesso licenze edilizie senza valutare attentamente gli effetti di quelle decisioni.
I costi dei disastri ambientali sono sempre incalcolabili, e anche a Capoterra sarà così. Ancora una volta però saranno pagati sia dalle famiglie colpite direttamente dal nubifragio sia dalla collettività, mentre i vantaggi delle speculazioni sono stati già intascati dagli speculatori che hanno provocato il disastro.
Si parla spesso di programmi alternativi di governo, di formazioni politiche che dovrebbero stare più vicine ai cittadini per coglierne i bisogni e le aspirazioni, ma non sempre i comportamenti di chi governa recepiscono queste esigenze. I fatti di Capoterra ribadiscono nella loro drammaticità questo divario e ripropongono nuovamente la questione morale, ovvero la necessità di ridare credibilità all’intervento pubblico liberandolo da tutte le forme di clientelismo e di corruzione che lo hanno compromesso.
Sicuramente, per quelle formazioni che assumeranno la questione morale come fondamento del proprio impegno, è arrivato il momento di lasciare fuori dalle loro fila coloro che hanno usato gli incarichi pubblici unicamente per un tornaconto personale. Questa scelta rappresenterebbe una buona premessa di una piattaforma programmatica da praticare sin dalle prossime elezioni regionali.

****
Nel numero precedente del quindicinale abbiamo ricordato come i parlamentari sardi del Partito Democratico si siano preoccupati perchè le sperimentazioni di un nuovo velivolo da guerra previste nella nostra isola (corridoio Decimomannu-Quirra) potrebbero svolgersi in altre regioni. Questi parlamentari, ritenendo che il trasferimento potrebbe condizionare lo sviluppo industriale della Sardegna, hanno presentato una richiesta formale perché venga rispettato l’impegno sottoscritto a suo tempo dal governo Prodi.
Sarà il segno dei tempi nuovi, però riteniamo inquietante che rappresentanti del PD pensino che la crescita dell’industria sarda possa realizzarsi anche attraverso un ampliamento della rete delle servitù militari. Eppure è noto il condizionamento che le servitù esercitano nell’isola non solo perché la dimensione delle aree occupate è abnorme ma soprattutto per le conseguenze dannose e persino mortali che le esercitazioni militari provocano.
Queste iniziative segnalano piuttosto come, nella politica del Partito Democratico, manchi un’ipotesi di sviluppo che tuteli l’ambiente e al tempo stesso promuova nuove possibilità di lavoro. La difesa dell’occupazione, legittima e sacrosanta, spesso avviene quando l’attività produttiva di qualche azienda è già entrata nella fase di crisi. Allora si accetta il ricorso alla cassa integrazione o, peggio, si approva l’erogazione di contributi che non ricreano la stabilità del lavoro. Talvolta si ha l’impressione di trovarci dentro un sistema perverso di scambi tra chi riceve il consenso e chi riceve il denaro pubblico che però non viene utilizzato per l’allargamento della base produttiva ma trasformato immediatamente, da chi l’ha ricevuto, in bene privato.
Stenta così ad affermarsi una capacità di ricerca che sia in grado di produrre attività economiche diverse da quelle oggi prevalenti. Ed è difficile governare l’isola senza affrontare problemi di questa natura.
Eppure la crisi del sistema finanziario esplosa in questi mesi, con le conseguenze drammatiche in tutti settori delle attività produttive, impone questa ricerca. Da tempo, per esempio, ci si interroga perché una regione del sole come la nostra stia dietro ai paesi del nord Europa nell’uso delle energie alternative e in particolare di quella solare. Pur non essendo degli esperti ci sembra che un’adeguata politica, fatta anche di incentivi, possa favorire la crescita di un sistema energetico più sano (l’ambiente ne trarrebbe sicuri vantaggi) e anche più economico per le famiglie. Un discorso analogo vale anche per l’agricoltura e per il suo sistema produttivo che appare sempre più minacciato dalla voracità della rete di intermediazione. Anche su questi aspetti le formazioni della sinistra o del centrosinistra non possono stare a guardare

****
La settimana scorsa si è svolta a Roma una bella manifestazione organizzata dal Partito Democratico. Tantissime persone, forse alcuni milioni, hanno sfilato per le vie della capitale; il messaggio che hanno mandato è stato chiaro: basta con l’arroganza del governo e i suoi tentativi di rimettere in discussione le libertà conquistate dal popolo italiano.
La manifestazione è stata bella anche perché i partecipanti hanno dato prova di maturità e di unità; sotto questo aspetto è stata anche un monito per tutti.
Sapranno i dirigenti del partito far proprio questo messaggio? E soprattutto si convinceranno che non si può fare opposizione da soli, chiudendo i rapporti a sinistra e dimenticando chi è il nemico principale?
Ma un messaggio c’è stato anche per chi non sta più in Parlamento, lo possiamo sintetizzare con questa domanda: è sufficiente, per sconfiggere l’attuale governo, ritenersi i rappresentanti più qualificati dell’opposizione e non preoccuparsi se lo schieramento della sinistra rimane diviso e isolato?
Naturalmente non pensiamo che dopo il 25 ottobre le conflittualità esistenti si siano risolte; ci auguriamo però che le diversità non escludano a priori la possibilità di confronti ulteriori, di iniziative comuni tese a riunire chi ha a cuore un paese dove si affermino il diritto al lavoro, la solidarietà e la giustizia sociale.

1 Commento a “Considerazioni”

  1. Luca Pais scrive:

    Volevo segnalarvi questa iniziativa – gara di solidarietà che stiamo portando avanti. Per avere maggiori dettagli, vi prego di visionare il tutto in questi link, che allego. Cordialmente, Luca Pais.

    http://forum.alguer.it/viewtopic.php?id=1185

    http://percapoterra.spaces.live.com

    p.s. postate nella vostra homepage la locandina che trovate http://forum.alguer.it/viewtopic.php?id=1185

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI