Controstoria della Sardegna, dalla civiltà nuragica al dominio spagnolo
15 Dicembre 2024[Francesco Casula]
Controstoria della Sardegna- dalla civiltà nuragica al dominio spagnolo, Grafica del Parteolla Editore, 2024. Il significato di un libro. Inizio col premettere che è un atto d’amore per la mia Terra. E in qualche modo un “risarcimento” per una Sardegna storicamente azzerata e interrata.
Con i sardi insultati e vilipesi. Iniziò Cicerone, col chiamarci mastrucati latrunculi, proprio lui difensore di un ladro come Scauro. O etichettandoci a più riprese come “Mala Insula” o addirittura come “negri”: il sardo per lui è infatti “afer”, ritenendoci, ignorantemente discendenti dai Fenici e Cartaginesi.
Continuarono un certo Gustavo Jourdan, francese, che parla della Sardegna “rimasta ribelle alla legge del progresso”, “terra di barbarie in seno alla civiltà che non ha assimilato dai suoi dominatori altro che i loro vizi”. E a proposito dei Nuraghi aggiungerà che si tratta di “rovine”, peraltro insignificanti, perché “resti incontrati vicino al mare in tre o quattro punti”! (L’Ile de la Sardaigne, Paris 1861). O un l’inglese, certo Donald Harden che scriverà della Sardegna come “regione sempre retrograda”.(The Phoenicians, I Fenici, versione italiana, 1973, Il Saggiatore)
È un libro etnocentrico? Come probabilmente mi si rimprovererà sicuramente da parte degli storici cortigiani? Scrivo una storia senza alcun etnocentrismo ma anche senza ombre di subalternità culturale né di complessi di inferiorità o di minoritarismo. Dissotterro un passato perché venga conosciuto e diventi fatto nuovo che interroga l’esperienza del tempo attuale, per affrontare il presente nella sua drammatica attualità, per definire un orizzonte di senso, per situarci e per abitare, come sardi aperti al suo respiro, il mondo, quel mondo grande e terribile di cui parlava Gramsci.
È un libro “sardista” come mi è stato già rimproverato per il mio libro precedente, “Carlo Felice e i tiranni sabaudi”? E’ la stessa accusa che rivolsero (e ancora rivolgono) gli storici “ufficiali” e fusionisti al grande Raimondo Carta-Raspi per la sua “Storia della Sardegna”. Sono dunque in buona compagnia. Accetto di buon grado “l’accusa” se ciò significa che leggo e interpreto la storia dal punto di vista di un sardo e non di uno “straniero”. Rifiuto con sdegno “l’accusa” se mi ci si vuole incatenare e imprigionare in un recinto, in una tanca partitica.
Perché Controstoria? Perché ho voluto scrivere una storia dissonante rispetto alla storia ufficiale della scuola e degli stessi media. Che mette in discussione e contesta vecchie e inveterate certezze, luoghi comuni e pregiudizi diffusi ad arte dai nostri nemici: ad iniziare da Cicerone, insultante e diffamatore, come abbiamo visto. Siamo abituati a testi, anche di livello specialistico, sulla “Sardegna punica”, “Sardegna romana”, “Sardegna bizantina”, “Sardegna spagnola”, “Sardegna piemontese”, “Sardegna italiana”. In cui soggetti storici sono sempre gli Altri, gli occupanti, i dominatori e, noi sardi, sempre “oggetti”.
Passivi e marginali e “arretrati” noi e centrali invece loro: addirittura diffusori e portatori di civiltà e non, come realmente erano, predatori e sanguinari: ad iniziare dai Romani. Mette cioè in discussione una storia ufficiale infarcita e impastata di italocentrismo, eurocentrismo, xenomania: basti pensare alla feniciomania! Travalicando e oltrepassando la becera storiografia. ancora prevalente in Italia, secondo la quale ci sarebbe una storia generale importante e una storia locale insignificante e secondaria.
Storiografia italica che dimentica la lezione degli storici francesi “Annales”, in modo particolare di Lucien Febre e Marc Bloch prima e Fernand Braudel poi, ovvero della dissoluzione dell’eurocentrismno storiografico, che metteva al centro l’analisi dei fondamenti materiali della civiltà, pervenendo alla conclusione che nella ricerca storiografica, locale o universale, non fosse possibile individuare gerarchie.
Abbattendo così le vecchie recinzioni storiografiche, per una storia aperta e senza barriere disciplinari: capace quindi di valorizzare la vita degli uomini nel tempo e indagando a tutto campo: dalla cantina al solaio.