Costituzione e Referendum. Si va avanti
1 Febbraio 2017Roberto Mirasola
Si va avanti perché la guerra non è finita. Questa è la parola d’ordine che da il via alla bella e partecipata assemblea dei comitati del NO tenutasi a Roma lo scorso 21 gennaio. Del resto questa decisione era nell’aria, troppa la voglia di partecipazione ed è indubbio che il comitato abbia riempito uno spazio, dando la possibilità a tanti di potersi esprimere. I comitati dunque saranno permanenti senza per questo esplorare strade quanto mai avventurose come quella di dar vita ad un nuovo soggetto partitico. La voglia di politica è tanta ed è per questo che si ritiene che il comitato, in quanto movimento di cittadini, dovrà premere sui partiti diventati oggi sistemi di potere. Grande preoccupazione desta la deriva presa con il governo Renzi di legittimare l’elezione indiretta come metodo democratico. La legge Del Rio ha abolito l’elezione diretta dei consigli provinciali e la Renzi/Boschi prevedeva l’elezione indiretta dei Senatori. Su questo punto il Presidente Alessandro Pace è stato chiaro: il sistema di elezioni indirette va bene per i grandi elettori e basta, il compito del comitato è rendere i cittadini veri protagonisti del voto, e dunque lo strumento principe non può che essere l’elezione diretta. Altro punto cruciale della giornata è la disamina dei pericoli tutt’ora presenti. Le forze economico-politiche che hanno favorito l’ascesa di un politico di periferia come Matteo Renzi, non sono state sconfitte e sicuramente ritorneranno alla carica, attaccando la Costituzione vista come impedimento allo sviluppo del potere finanziario. Non è superfluo ricordare la famosa lettera di JP Morgan del 2013. Non è un caso che la preoccupazione dei tanti intervenuti, siano i trattati Europei che limitano la Costituzione stessa, è il caso ad esempio dell’art.81 che ha introdotto in Costituzione il vincolo del pareggio di bilancio. Massimo Villone è stato un buon profeta, temeva che la Corte Costituzionale potesse lasciare in piedi il premio di maggioranza e così è stato. Il timore, certamente non infondato, è che questa decisione della Corte possa essere una sponda per far nascere finalmente il partito della Nazione. Importanti, precise e consapevoli infine, le conclusioni di Alfiero Grandi. Consapevole dei limiti del comitato, riconosce che la vittoria è anche di chi non ha partecipato ai comitati e che non si è vinto da soli. La forza del comitato è stata quella di fidarsi gli uni degli altri senza strumentalizzazioni di sorta, questo ha consentito di avvicinare la gente e battere il Renzismo che aveva come obiettivo la distruzione della rappresentanza e l’instaurarsi di un vero e proprio plebiscito tra leader e popolo senza nessun corpo intermedio.
Avanti tutta, dunque, perché gli obiettivi da raggiungere sono diversi da una buona legge elettorale alla battaglia sui referendum sociali promossi dalla CGIL.