Costituzione, Statuto Speciale e sovranità popolare
30 Aprile 2017Roberto Mirasola
Ancora un’ iniziativa interessante, nel giorno di Sa Die de sa Sardigna, organizzata dal comitato di Iniziativa Costituzionale e Statutaria. Tema della serata un ragionamento aperto sulla Costituzione, lo Statuto Sardo di Specialità e la Sovranità popolare. Il comitato decide di aprirsi a nuove prospettive coinvolgendo le Istituzioni Regionali ma anche le diverse prospettive oggi presenti nel panorama politico Sardo, con un salto ai limiti dell’indipendenza, passando per l’autonomia e il federalismo. Un ragionamento complesso aperto dal Andrea Pubusa che parte subito dal dato referendario del 4 dicembre dove il 72% dei sardi si è schierato per il NO. Pubusa fa notare che nei territori è particolarmente sentito il bisogno di rappresentanza, così di fronte alla possibilità di non avere rappresentanti in Senato si è voluto bocciare la riforma Costituzionale.
Certo si può pensare a nuove forme di rapporti con lo Stato Centrale ed anche con l’U.E., ma prima è necessario risolvere l’emergenza democratica data dall’attuale legge elettorale, capace di escludere forze politiche che nel 2014 raggiunsero 70.000 e 40.000 voti. Tore Cherchi fa notare che l’abolizione delle provincie ha portato ad una soppressione dei servizi offerti ai cittadini, dalla giustizia con un accentramento dei tribunali, alla scuola fino ai servizi per il lavoro. Tutto questo in nome di un efficienza tutta da dimostrare. Cherchi ritiene che la riforma Renzi Boschi fosse una totale contraddizione e si dice consapevole che la chiave di svolta non può che essere il federalismo. Per Paolo Maninchedda non esistono dei processi storici necessari e questo ha come conseguenza, l’attuale sistema che è si naturale ma criticabile. Gli attuali perimetri, oggi esistenti, non devono essere limitativi per il futuro. Si deve sfidare il cambiamento chiedendosi quale sia il potere pubblico migliore per il benessere della Sardegna. Certamente l’attuale non è il migliore.
La tesi di Tonino Dessì invece è quella che l’indipendenza verrà raggiunta per abbandono dello Stato, ma questo non rende la Regione più libera, anzi, si prospetta un neo colonialismo portato avanti da grandi gruppi di interesse economico. Fa notare che dalla Costituzione è stata tolta la parte dell’articolo. 119 C. riguardante il mezzogiorno e le isole. Infine Giacomo Meloni evidenzia una similitudine tra la Sardegna del 1794 con quella attuale. Prima subalterni al Re dei Savoia ed oggi subalterni al governo centrale. Il risultato è un isola abbandonata dai giovani. Chi prendere come spunto di riferimento? Sicuramente Mario Melis, che pur con i suoi errori , era capace di portare avanti gli interessi dei sardi.
Iniziativa che ha offerto spunti di riflessione per chi vede con preoccupazione l’evolversi dell’attuale situazione politica e che pone con forza al centro del dibattito politico regionale la necessità improrogabile di una nuova legge elettorale che possa garantire la rappresentanza affinché la sovranità popolare non debba essere una parola vuota.