Da Ottana Energia
1 Agosto 2013Graziano Pintori
Il 17 luglio scorso, è stato presentato al SAVI il progetto preliminare di riconversione a carbone della centrale termoelettrica per la produzione, naturalmente a costi più bassi, di energia elettrica, vapore e acqua calda; è un altro passo avanti dell’accordo firmato a Cagliari, il 31 dicembre 2013, presso l’assessorato all’ambiente tra la Regione Sarda, la Provincia di Nuoro, Ottana Energia, Confindustria, Consorzio Industriale, CGIL-CISL-UIL. Si oppongono al programma energetico i sindaci di Ottana e Nuoro, Coldiretti, Medici per l’Ambiente, perché in netto contrasto con le nuove tecnologie alternative all’utilizzo del carbone, causa di effetti nefasti sui cittadini e sull’ambiente. L’immediata risposta indirizzata agli oppositori è arrivata dalla Confindustria e CGIL-CISL-UIL “unitinellalorolotta”, secondo cui i contrari al progetto sono intrisi di ideologia antindustriale, perciò prevenuti visto che non considerano la scelta della conversione a carbone un fatto transitorio, essendo in attesa del gas e teso all’esclusiva difesa dei cinquecento posti di lavoro dal licenziamento. Quello che abbiamo appena letto è la sintesi del gioco delle parti riportate sui quotidiani locali, che scaturisce da una delle tante questioni legate all’annoso problema energetico dell’isola, in cui i lavoratori sono utilizzati, come al solito, a mo’ di clava contro l’ambiente e gli interessi della Sardegna: è il boccone amaro che il padrone del vapore fa ingoiare anche ai sindacati, pur essendo evidente che certe operazioni hanno l’esclusivo fine del proprio arricchimento. L’evidenza sta nel chiederci: ” Che cosa significa utilizzo del carbone per un periodo transitorio fino all’arrivo del gas..?” Per me significa una ulteriore presa per i fondelli, perché non si specifica quale gas bisogna attendere. E’forse quello del GALSI? Un progetto fallito e travolto da scandali giudiziari; oppure si riferisce al gas dei Moratti che dovrebbero estrarre dal sottosuolo di Arborea? Oppure si resta in attesa di organizzare le gasiere per rifornirci del gas degli emiri del Qatar, ossia una sorta di pegno nei confronti dei nuovi padroni del turismo di elite che si svolge sulle nostre coste? Inoltre c’è da chiedersi: ” Perchè Sindacati e Confindustria “unitinellalorolotta” insistono su un nuovo progetto a carbone per produrre energia, ben sapendo che su quest’isola se ne produce più di quanta se ne consumi?”. Tanto è che il surplus di energia non potendo essere accumulato è utilizzato per mettere in sicurezza, dal punto di vista della disponibilità energetica, buona parte del centro sud della penisola. Un surplus prodotto, fra l’altro, dalla chiusura di ALCOA e VYNLIS con buona pace delle promesse fatte ai lavoratori, dall’aumento vertiginoso degli impianti eolici e fotovoltaici e dall’entrata in funzione a regime del cavo SAPEI da 1000 megawatt: un’autostrada che permette il flusso energetico dall’isola al continente, con ritorno a prezzi maggiorati. Anche queste questioni, dette così, rendono inspiegabili i motivi per cui Sindacati e Confindustria “unitinellalorolotta” non considerino altre soluzioni, come, per esempio, quella di promuovere con i lavoratori, i sindaci, le organizzazioni agricole e ambientaliste azioni contro l’Autorità Garante e Terna, affinchè l’energia in eccedenza sia resa disponibile alle aziende sarde a prezzi agevolati, anziché sostenere l’inquinante nuova proposta di Ottana Energia. Si tratta, in sostanza, di mobilitare il mondo del lavoro e dell’economia per ottenere una corsia privilegiata sui costi dell’energia, trattandosi della stessa prodotta in loco con gli effetti devastanti sull’ambiente e sulle persone. In questo modo si raggiungerebbe un duplice scopo: a) fermare i pirati dell’energia che giocano sul fatto che qui la possono produrre a basso costo, come avviene con il carbone, per poi rivendere, Sardegna compresa, sul mercato nazionale e/o internazionale a costi superiori; b) il basso costo energetico faciliterebbe il rilancio di molte aziende in difficoltà, comprese quelle dell’agro-alimentare. Perciò considero il progetto di Ottana Energia imprevidente e in antitesi agli interessi dei sardi. Una scelta aggravata dalla condivisione dei sindacati, i quali utilizzano come arma di persuasione i lavoratori, a loro volta convinti di poter fruire di certi programmi occupazionali che si riveleranno vuoti e simili a quelli già conosciuti dai lavoratori dell’Alcoa e Vynlis e, come già iniziano a conoscere, i lavoratori della E.On., la multinazionale tedesca dell’energia.
L’amara considerazione è che la storia si perpetua. Infatti a nessuno può sfuggire che lo sviluppo e la tenuta dell’economia in Sardegna sia nelle mani, come nel caso specifico, dei produttori di energia, abili nello sfruttare risorse altrui e condizionare il mercato con gli stessi modi storici di coloro che da sempre condizionano il prezzo del latte a scapito dei pastori, perché padroni del mercato lattiero caseario. Quello appena esposto può apparire un paragone assurdo, però non lo è, considerato che la vera assurdità è di trovarsi in un territorio reso ostaggio da un incastro politico-sindacale-industriale teso a creare bluff nei confronti dei lavoratori e tuffi dei pirati economico-finanziari nel mare degli interessi della Sardegna.