Dal ballottaggio al presidenzialismo
16 Novembre 2020[Graziano Pintori]
Il risultato finale dei tre ballottaggi dell’8 e 9 novembre per l’elezione dei sindaci di Quartu, Nuoro e Porto Torres, ha permesso alle alleanze progressiste di fare un lungo “marameo” alle destre, sorpassandole alla grande con percentuali incontestabili.
A Nuoro, addirittura, i voti ottenuti dal sindaco uscente (67%) hanno doppiato quelli del diretto concorrente (33%). Molto esplicitamente il voto ha dimostrato che il modello sardofascioleghista al governo della RAS non è da imitare, anzi, è da travolgere come hanno dimostrato i risultati finali dei tre centri. Nuoro e Quartu, inoltre, hanno confermato che i partiti tradizionali della sinistra, o quel che resta di loro, non sono decisivi per istituire governi locali progressisti, antifascisti, e capaci di interpretare le esigenze delle comunità più emarginate e bisognose. Oltre agli esiti lusinghieri ottenuti in questa tornata elettorale, ritengo importante soffermarmi sull’astensione, radicatasi, ormai, in tutte le competizioni elettorali tra la prima e la seconda percentuale più alta fra gli aventi diritto al voto. Mi riferisco al partito del non – voto, “il convitato di pietra”, tenuto fuori o ai margini dei commenti elettorali pur avvertendone il non trascurabile “peso elettorale”. Nel caso specifico dei ballottaggi per l’elezione dei sindaci si accentua l’astensionismo, che non può essere definito in toto “espressione di mero qualunquismo”. Sono convinto che tra gli astensionisti si annidino, non so con quali percentuali, quei cittadini che non votano perché vedono nel sistema elettorale per l’elezione del sindaco un larvato sistema presidenzialista, tipico programma della destra, massonica e piduista, e del famigerato Renzi che lanciò la spiritosa immagine del “Sindaco d’Italia” e il deleterio referendum contro la Costituzione. Infatti, il ballottaggio è il confronto diretto tra due personaggi che ambiscono alla carica di sindaco, si tratta di due persone espresse da due coalizioni e da due programmi solitamente contrapposti e caratterizzati dalla forte personalizzazione della tenzone politica, al limite del culto della personalità. Un’astensione, quindi, giustificata per fugare qualsiasi complicità con la cultura consona alle repubbliche presidenziali. Una cultura che in tempi di pandemia stiamo acquisendo in modo più accentuato dal solito, da un lato vediamo l’uso spropositato da parte del governo dei DPCM e dei DL, che, di fatto, stanno esautorando le funzioni del Parlamento; dall’altro assistiamo al protagonismo dei “governatori” degli staterelli regionali sempre più monolitici. Certi percorsi costituzionalmente brevi per essere più operativi, efficienti, immediati e concreti nell’assumere decisioni, sarebbero giustificati dall’emergenza sanitaria, scorciatoie che creano deficit di democrazia tollerate in tempi di pandemia nonostante la diabolicità dei suoi meccanismi, per nulla tranquillizzanti se, per quanto mi riguarda, fossero utilizzati dal trio Berlusconi- Meloni- Salvini. Ci troviamo su un percorso costituzionalmente insidioso dal punto di vista democratico, perciò è necessario organizzarsi fin d’ora per uscire da questo vicolo, che può divenire sempre più cieco soprattutto quando finirà l’emergenza sanitaria, ma non l’emergenza economica. Sarà necessario superare questa fase, come? Ricorrendo al metodo presidenzialista collaudato per le misure anti covid? Ossia rinunciare ai filtri del Parlamento per imporre misure antipopolari a scapito dei senza voce e dei poveri sempre più poveri, in cui serpeggia il malcontento sociale scaturito dalla disoccupazione, dai malati non curati, dai senza dimora e senza patria come gli immigrati? Ritengo che sia ragionevole per la sinistra riorganizzarsi attorno a quest’umanità, e trovare la formula giusta per contrastare eventuali simili manovre; secondo me è necessario organizzarsi come forze antifasciste che si battono per la realizzazione della Costituzione, promuovendo azioni chiare e nette in grado di evitare all’attuale governo tentazioni di stampo presidenzialista. Come punto di partenza si potrebbe rendere operativo l’art. 53 della Costituzione, ossia una patrimoniale variabile in cui sulla base delle ricchezze possedute si impongano le giuste percentuali per contribuire alla ricostruzione sociale, economica e culturale del paese postcovid. Inoltre, utilizzare seriamente la Costituzione come strumento idoneo per la rinascita del SSN e dell’economia, compatibile con la questione ambientale e ecologica . Insomma, bisogna evitare di far pagare lo sfacelo causato dalla pandemia al popolo e solamente al popolo, anziché perdere tempo alla ricerca di una inutile e dannosa solidarietà nazionale con la destra neofascista della Meloni, con il razzismo di Salvini e con il prestigiatore /caimano Berlusconi, notoriamente presidenzialisti. La prova elettorale sostenuta nel microcosmo politico sardo ha dimostrato che la destra può essere sconfitta; un segnale che su larga scala dovrebbe incoraggiare soprattutto la sinistra, incapace di ritrovare quell’unità che buona parte del popolo è riuscito a esprimere nei nostri comuni, con un voto democratico e antifascista contro i facinorosi, i populisti, i sardo leghisti. Siamo ancora in tempo.