Decadenza e resistenza
27 Agosto 2023[Amedeo Spagnuolo]
Sono arrivato a Nuoro nel 1996, ho trovato una cittadina che già mostrava i segni di una crisi socio – economica che con gli anni sarebbe diventata via via sempre più devastante.
Alla fine degli anni ’90 Nuoro conservava ancora ben saldo il ruolo di provincia “rossa” della Sardegna, piccola città del Centro Sardegna molto vivace culturalmente e per molti aspetti un vero e proprio laboratorio politico progressista, in un territorio non certo facile, che fu preso ad esempio, per molti anni, non solo dalle élites politiche regionali, ma per un certo periodo, attirò anche l’interesse di una parte della classe dirigente della sinistra nazionale.
Per quanto mi riguarda, appena arrivato a Nuoro, rimasi piacevolmente sorpreso dalle innumerevoli iniziative culturali che Nuoro riusciva a mettere in cantiere in ogni occasione, mi riferisco a iniziative letterarie, musicali, teatrali che fiorivano in ogni angolo della città soprattutto nel periodo primavera – estate. Decine di locali aprivano le loro porte a chiunque volesse trascorrere una bella serata in compagnia di buona musica e letteratura accompagnate da cibo e vino buono, infatti, non di rado, capitava che per partecipare a questi eventi culturali tante persone arrivavano da ogni angolo della Sardegna.
Poi, purtroppo, si affermò, subdolamente, la devastante filosofia berlusconiana che aveva cominciato il suo corso nel 1994 con il famoso discorso televisivo del Cavaliere che illuse gl’italiani promettendo loro la rinascita economica del paese guidata da un imprenditore che nell’immaginario collettivo si era fatto da sé ma che in realtà mirava a usare il potere politico per tutelare le proprie aziende e in questo modo, così come accadde per l’Italia intera, anche per la Sardegna comincio il brutale declino etico – politico che ci ha portato fino al deserto sociale, economico, politico e culturale dei nostri giorni. Le conseguenze negative di tutto ciò per la nostra isola sono state tante ma tra esse alcune spiccano più di altre per i danni che hanno provocato alla Sardegna e a tante zone depresse economicamente dell’Italia intera.
Lo spopolamento dell’isola è sicuramente una delle conseguenze più nefaste che hanno colpito l’isola negli ultimi decenni, infatti, secondo i dati ISTAT, la città di Nuoro tra il 2015 e il 2020 ha perso 2308 abitanti ovvero circa il 7% della sua popolazione, se il fenomeno dovesse continuare la città barbaricina rischia letteralmente l’estinzione.
Tra le cause principali di questo fenomeno dobbiamo necessariamente annoverare la dispersione scolastica e la mancanza di prospettive per i giovani, infatti, a causa della carenza, e in alcuni settori, della totale assenza di percorsi di formazione accompagnate dall’insufficienza di adeguati sbocchi professionali, i giovani sardi si vedono costretti a dover abbandonare la propria terra d’origine, infatti, dopo il diploma un altissimo numero di nuoresi decide di continuare il percorso accademico fuori dalla Sardegna.
Se a questo aggiungiamo l’alto numero di Neet ovvero giovani compresi tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, la situazione diventa veramente drammatica. Se non verrà attuata al più presto una seria strategia economica, sociale e politica, il territorio nuorese sarà costretto a subire le tragiche conseguenze derivanti dallo spopolamento e dall’invecchiamento della popolazione. Danni che, a catena, non interesseranno solo il nuorese ma l’intera regione.
Un altro aspetto fortemente critico del territorio nuorese riguarda la situazione della sanità barbaricina. Non molto tempo fa una ventina di associazioni per il diritto alla salute hanno stilato un dossier nel quale venivano elencati tutti i mali della sanità nuorese tra i quali emergevano soprattutto le liste d’attesa con tempi che potremmo definire “geologici” e la gravissima carenza di personale con la conseguente chiusura di reparti ospedalieri che fino a quel momento avevano raggiunto, in molti casi, livelli di eccellenza. In buona sostanza, se le cose continueranno in questo modo, il diritto alla salute diventerà un privilegio per quei pochi che potranno permettersi di curarsi utilizzando le proprie risorse economiche.
Un altro elemento che frena fortemente lo sviluppo del territorio nuorese è quello dei collegamenti, la rete ferroviaria nuorese è infatti ormai la più arretrata d’Italia e penalizza fortemente il capoluogo barbaricino soprattutto da un punto di vista economico – sociale. Claudio Solinas, il portavoce del Comitato Trenitalia del nuorese si batte ormai da anni affinché Nuoro venga collegata in maniera adeguata con le altre province sarde e venga dotata, finalmente, di una rete a scartamento ordinario. Inoltre viene sottolineata l’importanza di fare in modo che la rete ferroviaria del nuorese passi dall’ARST a Rete Ferroviaria Italiana. Solo in questo modo sarà possibile liberare Nuoro dall’isolamento decennale che ne ha impedito lo sviluppo economico.
La drammatica situazione del nuorese viene ulteriormente amplificata dai continui dimensionamenti scolastici che negli ultimi anni stanno raggiungendo proporzioni molto preoccupanti, infatti, la soppressione di decine di autonomie scolastiche rischia di mettere seriamente in discussione il diritto allo studio di centinaia di giovani che vivono nelle zone interne della Sardegna. Tali dimensionamenti non tengono in alcun conto della complessità geografica, infrastrutturale e della mobilità di questi territori mostrando quindi una totale indifferenza per il mancato sviluppo economico e sociale delle aree interne della nostra regione.
L’ignobile classe dirigente di questa regione, aiutata dal devastante scenario politico nazionale degli ultimi decenni, sta riuscendo in ciò che non hanno potuto secoli di storia di violenza e soprusi subiti dal popolo del territorio nuorese ovvero determinare in maniera subdola l’estinzione di un popolo, che, orgogliosamente, ha, fino a questo momento, resistito all’allucinante ribaltamento dei valori inaugurato dal berlusconismo e dai suoi accoliti.
Comunque, noi che viviamo in queste terre martoriate continuiamo a resistere e lo facciamo anche con le parole di Emilio Lussu: “Il popolo sardo, come i popoli venuti ultimi alla civiltà moderna e già fattisi primi, ha da rivelare qualcosa a se stesso e agli altri, di profondamente umano e nuovo.”