Deposito unico nazionale per le scorie radioattive, chi si offre?
17 Dicembre 2023[Stefano Deliperi]
Il 13 dicembre 2023 il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, in base a recente decisione del Consiglio dei Ministri, ha formalizzato la pubblicazione dell’elenco dei siti presenti nella Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI) per l’ubicazione del sito del deposito unico delle scorie radioattive.
E’ pur vero che l’elenco delle aree idonee è noto da tempo, ma ora è stata avviata la procedura inerente la manifestazione di disponibilità (validità 30 giorni) da parte degli Enti locali. Auutocandidature, quindi, sia per Comuni il cui territorio è potenzialmente idoneo sia per Comuni non individuati, ma che chiedono un riesame del proprio territorio per verificarne l’eventuale idoneità.
Analogamente potrebbe farsi avanti il Ministero della Difesa per aree militari.
Circa un miliardo di euro di investimenti nel sito prescelto sono certamente allettanti e c’è chi si è già fatto avanti, come il sindaco di Trino (VC).
La situazione appare decisamente complessa e faremo, come sempre, la nostra parte per evitare danni ambientali e sanitari, nonché fesserie di vario genere, per quanto possibile.
La procedura di individuazione del sito del deposito unico delle scorie radioattive.
La procedura complessa prevista dal Governo per l’individuazione del sito unico nazionale per le scorie radioattive è stata avviata da tempo ed è tuttora in corso.
Nel deposito unico delle scorie radioattive dovranno esser custoditi a lungo termine in estrema sicurezza i circa 95 mila metri cubi di materiali radioattivi (residui del ciclo energetico delle centrali nucleari dismesse, rifiuti industriali, residui di attività mediche, ecc.) prodotti in Italia.
In proposito, la Commissione VIA/VAS ha espresso il proprio parere ambientale (n. PRR-2577-12122017 del 12 dicembre 2017) nell’ambito della procedura di valutazione ambientale strategica (V.A.S.) relativa al Programma Nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi.
Predisposto, poi, il progetto preliminare, tolto il segreto di Stato, è stata pubblicata la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) ed è stata avviata (5 gennaio 2021) la fase di consultazione pubblica.
Conclusa la fase di consultazione pubblica, non si è provveduto alla scelta del sito: il Governo Meloni, nella seduta del Consiglio dei Ministri del 27 novembre 2023 ha approvato il testo dell’ennesimo decreto – legge in materia energetica, che vede – fra le varie norme discutibili – una comprendente “la possibilità di autocandidature da parte di enti territoriali a ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, per promuovere la possibilità di una più celere individuazione dell’area di stoccaggio”.
L’azione del GrIG.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), dopo un’ampia verifica fra i propri Soci, aveva inoltrato (24 giugno 2021) uno specifico atto nell’ambito della relativa procedura di consultazione pubblica: sulla base degli stessi principi e criteri enunciati da I.S.P.R.A.(Guida tecnica n. 29 “Criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività”, 2014) e dalle altre strutture tecnico-scientifiche pubbliche, ha espresso forte contrarietà nei confronti della scelta di alcuni dei 67 siti potenzialmente idonei individuati, precisamente i siti individuati in Sardegna, nella zona pianeggiante-collinare del Campidano e della Marmilla, i siti individuati nella Tuscia viterbese o Etruria meridionale e i siti individuati in Toscana, in Provincia di Siena e in Provincia di Grosseto.
Questi siti potenziali, infatti, interferiscono con le aree della Rete Natura 2000 (S.I.C., Z.P.S., Z.S.C.) ai sensi delle direttive n. 92/42/CEE sulla salvaguardia di habitat naturali e semi-naturali, la fauna e la flora e n. 09/147/CE sulla tutela dell’avifauna selvatica, nonché con beni culturali specificamente tutelati (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) rientranti nel patrimonio dell’umanità sotto l’egida dall’UNESCO.
In taluni casi si tratta anche di aree a forte rischio sismico (Tuscia/Etruria meridionale), in altri c’è stata la forte e formalizzata opposizione popolare (in Sardegna si è svolto in data 15-16 maggio 2011 un referendum popolare consultivo con il seguente testo referendario:“Sei contrario all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?” Al referendum hanno partecipato il 59.98% degli elettori, con la vittoria del “si” al 97,13% dei votanti).
E ora?
L’individuazione del sito del deposito unico nazionale per i rifiuti radioattivi e il connesso parco tecnologico, nonostante i forti incentivi economici previsti sarà certamente una decisione non semplice per la quale sarà necessaria la (difficile) massima condivisione.
Dai 67 siti potenziali individuati nel 2021 si è giunti agli attuali 51 e non sarà sufficiente un’eventuale autocandidatura per giungere a una scelta valida e condivisa.
Non può certo essere individuato un sito inidoneo sul piano ambientale, storico-culturale e della sicurezza pubblica.
Ambiente, salute e sicurezza non si comprano nemmeno con un miliardo di euro.
Stefano Deliperi è il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)