Devoti per impotenza e per troppa potenza
1 Settembre 2009Natalino Piras
Cosa interessante che “Il Manifesto” di giovedì 27 agosto abbia ripreso quanto pubblicato nel suo sito internet da Franco Cardini il giorno prima sulla “strumentalizzazione politica della fede”. Franco Cardini, fiorentino, è un grande medievista, divulgatore del senso della storia come ritorno e come prospettiva, il fulcro di luce contenuto nel millennio buio dell’età di mezzo. Come il buio e la luce delle cattedrali gotiche, per riprendere qui Le Goff il più grande dei medievisti viventi, che sono insieme costruzione di architetti e maestri di muro, disegno e scrittura, pietra e libro. Franco Cardini è, per quanto senso abbiano ancora certe tipologie, di destra. Ma è una destra eretica e anche da sinistra si può linearmente sostenere: avercene maestri come lui. Nell’articolo in questione dice di come la “politicizzazione della fede”, in specie cattolica, sia servita e serva a credenti e no, bismarckiani-crispino-massonici e loro attuali imitatori ma pure neo-teo-con che sarebbe un mischio di devoti per vero sentire e devoti per convenienza. Viene in mente una strofa popolare paesana, opera di un anticlericale otto-novecentesco, dove si parla di un tale “devoto per impotenza” perché ormai vecchio e stanco non può più esercitare l’arte dell’abigeo, quella per cui era fino a quel momento conosciuto e temuto. Dato che non può più “furare”, che vuol dire rubare, si mette a “cantare”. Ma annota, terribile, il refrain del poeta: “le voci son di Kelleddu”, che era il capo dei coristi, “i soldi del pievano”. I proventi delle questue fatte all’interno della chiesa, piena come non mai di gente incantata dalla bellezza del gregoriano, andavano per la maggior parte nelle mani del parroco che era un abile, e pure cinico, contatore di denari. In quella chiesa paesana ci sono archetipi dei tipi che Franco Cardini elenca nel suo articolo, “piccoli mostri della destra” recita il titolo dato dal “Manifesto”. La ricognizione di Cardini sulla strumentalizzazione del Sacro non riguarda solo il cattolicesimo. Entrano nel discorso islamici e antislamici, ebrei e antisemiti. A volte, quando i campi sembrano delineati, i ruoli si invertono. Cardini fa riferimento alla svolta filoisraeliana “e addirittura filosionista di An”, partito che proviene da quello fascista che coniò le leggi razziali. Ma c’è posto anche per i pagani della Lega, sacrificatori al dio Eridano, il fiume Po, ma pure incitatori della civiltà cristiana occidentale contro quella islamica orientale. E se questa idea di civiltà servono i lefebvriani, che più tradizionalisti non si può, tanto meglio. E Berlusconi? Il cattolicesimo del premier, dice Cardini, è “ottimo interprete di quel benpensantismo italico di cui il conformismo filocattolico è parte integrante”. Berlusconi, cattolico trasgressore dichiarato della morale cattolica, chiede spesso appoggio alla Chiesa cui appartiene pur tradendone i precetti a ogni pìè, e non solo, sospinto. “Berlusconi promette in cambio la difesa dell’ordine, della famiglia, della morale tradizionale contro aborto, eutanasia, sperimentazione biologica e via dicendo.” Al contrario del vecchio abigeo paesano è un devoto per “troppa potenza”. Teme di perderla, di perdere. Gli si dovrebbe somministrare, a contrappasso, quel passaggio dello Spartacus di Kubrick quando Kirk Douglas dice al pirata cilicio venuto a mercanteggiare una flotta di salvezza che uno schiavo perde la vita, e accoglie la fine come liberazione, un ricco invece perde “il gusto della vita”. Quante sopraffazioni per erigere e sostenere, terribile moloch, il gusto della vita. Si invoca a sostegno anche la morale di una Chiesa che, storicamente, da duemila anni, dice che ci sarà una nuova vita, in eterno espiritu, dopo quella di carne. Basta avere fede. Già. E questo il punto: la fede e il suo commercio, il proprio e altrui tornaconto. È sintomatico che a una fede fino a ieri osteggiata e demonizzata guardino e tornino oggi molti di quelli che cantavano a squarciagola: “Il Vaticano brucerà coi preti dentro”. E trovino alleanze per questo ritorno nella stessa tipologia dei nemici demonizzati. Dice Cardini che “ in questa commedia delle contraddizioni” – Bersani e i dialoghi con “Comunione e Liberazione” per dirne una – “sarebbe auspicabile un bell’esame reciproco di coscienza tra cattolici e sinistra”. Chi sa, padre Balducci parlerebbe di “absconditum” e “editum”. L’esame di coscienza, dice Cardini, dovrebbe essere fatto, “alla luce dei mostriciattoli che la destra del nostro paese è stata capace di partorire”. Non una destra di soli partiti ma una destra di comportamenti, di tradimenti, di trasformismi, di “struttura culturale” del Pnf che passa a piè pari, a guerra finita e vinta dai nemici, al Pci. In questo tempo poi, se guardiamo da sinistra a sinistra, ciascuno di noi può vedere di quanta cultura da slogan, farisaica, siano intessute le vesti di molta dirigenza Pd. La cartina di tornasole è la “classe operaia” spostatasi, come massa elettorale, a destra. Chiaro che in questa che non è più una commedia ma una tragedia delle contraddizioni abbiano buon gioco e ottengano risultati per sé, solo per sé, per l’ingrandimento della già troppa potenza, i lorsignori che mercanteggiano il Sacro, che sponsorizzano la Fede – che dovrebbe essere virtù portante insieme alla Speranza e alla Carità – come si dà il marchio a una squadra di calcio, fede oggi in Italia un poco negletta ma pur sempre fede. Scriveva trenta e passa anni Sergio Saviane, al tempo della “gloriosa avanzata” del Pci nel 1976, di quanto schifo gli facessero le innumerevoli nuove apparizioni di gente col pugno chiuso, gente che fino a ieri… La sensazione di schifo rimane. O almeno dovrebbe. È un indizio di presa di coscienza. Se non altro di riconoscimento, per quello che sono stati, per quello che sono, per quello che vorrebbero essere, di tanti nuovi e piccoli mostri. Possibile che certa gente non debba mai pagare dazio? Se non altro perché mai riuscirebbero a capire le parole di Speranza rivolte da Gesù al cieco nato dopo che gli ha donato la luce degli occhi: “Va, la tua fede ti ha salvato”.
2 Settembre 2009 alle 12:30
Solo due precisazioni: ho scritto il pezzo espressamente per il “Manifesto”, su invito del giornale, e l’ho fatto molto volentieri; poi l’ho sistemato sul mio sito, ma è stato solo per un disguido se esso è uscito su di esso troppo presto. Questo, La prego,
lo specifichi ai suoi lettori (anche con una nota posteriore, se è troppo tardi per leggere l’articolo: non vorrei mancare di correttezza nei confronti degli amici del “Manifesto”).
Per il resto, tutto bene, salvo due cose: 1. Lei mi sopravvaluta; 2.Ho sempre avuto molti dubbi su che cosa significhi essere di destra o di sinistra (a parte lo “stare a destra del Padre”): certo, la mia destra è il luogo dell’ordine, della tradizione e della giustizia sociale, quindi una destra cattolica o al limite addirittura ontologicamente fascista, ma non liberale né liberista; la libertà individuale è un valore che considero relativo e pericoloso, perché le vere libertà sono sempre comunitarie, sono quelle che si esercitano sempre anche in vantaggio degli altri; a livello socioeconomico, sono sempre stato di estrema sinistra.
3 Settembre 2009 alle 11:29
credo dobbiamo essere soddisfatti di avere, in Italia, teste che pensano liberamente, non asservite ad alcun “potere” e guidate da quell’onestà che sa di dovere rispondere al Creatore di come ha trafficato i suoi talenti………..Necessariamente l’umiltà è la virtù che mette ogni uomo nella giusta posizione di fronte all’altro uomo e di fronte a Dio Padre, e ogni spiraglio di Verità è prezioso alla salvezza di questo povero mondo, per il quale tuttavia Gesù non ha disdegnato di morire e risorgere. Pace.
P.S. gli uomini e le donne di buona volontà possono incontrarsi e riconoscersi aldilà delle diversità e delle fedi solo se hanno conservato la sete di Verità….