Diritto alla salute senza esclusioni
1 Dicembre 2013Graziano Pintori
La speculazione in campo sanitario cancella il principio democratico del diritto alle cure per tutti. Ciò si verifica perché i costi altissimi che ne conseguono precludono l’accesso ai farmaci a alle cure, soprattutto alle categorie più disagiate e povere. La questione morale, che si dovrebbe imporre sul vergognoso sistema di esclusione, è ancora più toccante e condannabile quando sono coinvolte persone affette da malattie oncologiche, rare e invalidanti. Sarebbe importante che contro la speculazione sui farmaci prendessero posizione anche i medici di base, seguendo l’esempio dei 120 oncologi americani che si erano rifiutati di prescrivere un farmaco anti cancro perché il prezzo era troppo alto, costringendo la casa madre di quel farmaco a dimezzarne il costo. Al dramma delle persone colpite da malattie gravi si sovrappongono altri aspetti negativi che aumentano il loro scoramento, per esempio quando vengono a conoscenza che in altre cliniche, o presidi ospedalieri, si praticano cure più efficaci, rispetto a quelle fruite nei luoghi di residenza, le quali diventano irraggiungibili a causa degli alti costi sanitari e di soggiorno. Un altro aspetto di malasanità sono i tagli operati sull’accesso alle cure biologiche per centomila persone, su centocinquantamila, colpite da malattie reumatiche gravi che non rispondono più alle cure tradizionali. Questa scelta, oltre a supportare una forma di discriminazione è anti economica, infatti secondo un calcolo, richiamato dal Corriere della Sera, a causa della malattia si riducono le giornate lavorative e la stessa produttività dei singoli pazienti che, nel complesso, producono perdite ultra milionarie. La stessa fonte conferma che se si curassero tutti i centocinquantamila pazienti la spesa complessiva si ridurrebbe di almeno due terzi. Un altro grave esempio del nostro sistema sanitario è la questione dei malati di SLA, i quali sono costretti a scendere in piazza affinchè venga riconosciuto il diritto alle cure e all’assistenza in ambito famigliare; il progetto “Tornare a Casa” vige nella nostra sanità regionale: è apprezzato dai pazienti e dalle stesse famiglie di appartenenza per i suoi contenuti umanitari, perciò rivendicano l’adozione del progetto da tutte le ASL italiane. Un altro grave aspetto, per tornare alla pura speculazione, è quanto si spende per l’intero ciclo produttivo di un farmaco prima che si trovi sui banchi delle farmacie. Secondo uno studio, di qualche anno fa, in America per la promozione e Marketing di un farmaco si spendeva il 24,4%, contro il 13,4% per la ricerca; altri dati più recenti dicono che a fronte di un dollaro speso per la ricerca altri 19 sono spesi per il marketing. Il succo di tutto questo è che i malati pagano gli oneri di un sistema che vende più la marca piuttosto che la qualità e l’efficacia del prodotto. Sulla stessa linea è il mercato dei farmaci generici, i quali invadono i banchi delle farmacie e in molti casi non sono venduti perché non fruiscono della fiducia del malato. Ciò avviene per scarsa informazione sulla loro composizione come principio attivo, il che non facilita il necessario risparmio per la sanità in generale. Eppure sarebbe sufficiente, accompagnata da una informazione seria e capillare, che si mettesse in commercio un solo farmaco specifico ed equilibrato per ciascuna delle patologie essenziali e croniche, evitando confezioni costose e inutili spese di strategie di mercato, tipo i costosissimi convegni medici, pubblicità sui media ecc.
Purtroppo, la speculazione nel campo della sanità è un problema planetario che colpisce tutti i poveri, indistintamente, a prescindere dalla latitudine e luoghi in cui si trovano e vivono. Il diritto alla salute è un principio universale, irrinunciabile per tutti gli esseri della terra, va garantito a tutti senza distinzione di razza, religione, opinioni politiche e condizioni economiche.