Dobbiamo cambiare gli equilibri in Europa
30 Maggio 2016Argiris Panagopoulos
Intervista di Argiris Panagopoulos, pubblicata ad “Avgi” il 29/5/2016 a Joan Miguel Mena Arca*, deputato EN COMU PODEM: “Dobbiamo cambiare gli equilibri in Europa”. “Con la coalizione unitaria “Uniti Possiamo”, Podemos, Sinistra Unita e le liste unitarie stiamo dando la battaglia per rovesciare il neoliberismo e allargare la democrazia in Spagna e in Catalogna, con l’obbiettivo di cambiare gli equilibri in Europa in collaborazione con il governi di Grecia e di Portogallo e più in generale del Sud Europa”, ha detto ad “Avhi” Joan Miguel Mena Arca, deputato della lista unitaria En Comù Podem, dirigente ed ex deputato nel parlamento locale di Catalogna per la Sinistra Unita e Alternativa EUiA. Il 41enne Mena è filologo e per anni era consigliere comunale di EUiA a Sabadell.
-La lista unitaria “Uniti Possiamo” viene già data per seconda nei sondaggi, mentre fino a poco fa i mezzi di informazione del sistema “prevedevano” la perdita di voti di Podemos e che la Sinistra Unita rimaneva a livelli bassi..
Abbiamo una grande opportunità per cambiare la realtà della Spagna, che è stata colpita tragicamente dalla crisi con la disoccupazione di essere esplosa superando come in Grecia il 20%, non abbiamo lavoro e specialmente lavoro di qualità. I sondaggi mostrano la speranza che ha la gente alle forze della sinistra alternativa, come Podemos, Sinistra Unita e le liste unitarie a livello regionale. Ci danno la speranza che possiamo lottare per avere una maggioranza politica nel prossimo parlamento per cacciare la destra del governo del paese.
-Sembra che in Spagna, come hanno cercato di fare anche il Grecia, tentano di creare un governo di larghe intese, ecumenico o di unità nazionale…
Questo è il vero pericolo. Il candidato socialista Sanchez ha visitato gli ultimi giorni diversi paesi non ha nascosto che la grosse coalition rappresenta una scelta di alternanza. Già dopo le elezioni di dicembre i “Cittadini” hanno cercato di giocare la carta di una forza che può mettersi attraverso il Partito Popolare e Socialista per facilitare la formazione di un governo di grosse coalition con la partecipazione dei socialisti. La paura c’è. Pero per molta gente diventa ancora più chiaro che quando più forte sarà la lista unitaria Uniti Possiamo tanto più lontano sarà questo pericolo reale.
-Iglesias e Garzòn continuano a tendere la mano verso il Partito Socialista, che sembra diviso e in parte ostaggio della sua parte più conservatrice e forse corrotta…
Mi sembra che Sanchez da tanto tempo si trova ostaggio della contrapposizione interna del suo partito e specialmente della sua ala destra, con la giuda di Gonzalez, di Diaz e di altri dirigenti nazionali e regionali. Hanno ostacolato e cercano di ostacolare che Sanchez ottiene la libertà dei movimenti che permetteranno un accordo con la Sinistra e di abbandonare l’accordo che gli stessi lo hanno portato di concludere con i “Cittadini”, che sono un puro partito di centro destra. Dipenderà dallo stesso Sanchez se sarà capace di liberarsi dall’ala destra del suo partito e di appoggiare il governo del cambio.
-Sanchez ha detto che fino a che Iglesias e Garzòn avanzano lui non diventerà mai primo ministro, alimentando anche lui una specie di isteria anticomunista…
Il problema del Partito Socialista è che quando si trova al potere non applica una politica di sinistra e questo ha portato molta gente di non vedere se ci sono differenze dal Partito Popolare. Ora si presenta un’altra forza politica, che loro consideravano marginale, ma che non solo mette il problema della governabilità ma dimostra che può applicare una politica di sinistra e molto diversa da quella dei socialisti e per di più nei grandi comuni del paese, come di Madrid, di Barcellona, di Zaragoza, di Cádiz, ecc. Le forze del cambio, Podemos e Sinistra Unita gestiscono i comuni dimostrando che questo si può fare con alti modi e con i cittadini protagonisti, e possono convincere la gente che si possono applicare misure per la difesa delle classi popolare che sono colpite dalla crisi in contrapposizione con i privilegi dei più ricchi, un terreno che giocava il Partito Socialista. Questo gli mette paura. I cittadini vedono la grande differenza nei comuni, vedono il comportamento nei governi regionali che stiamo appoggiando e si convincono che vale la pena di fare lo stesso anche a livello nazionale con il governo del cambio in Spagna.
-In quale Spagna? In Catalogna avete un doppio scontro politico che riguarda il livello locale – regionale e quello nazionale, mentre siete diventati il partito più grande della vostra regione…
Noi abbiamo proposto che in Catalogna dobbiamo fare come hanno fatto gli altri paesi democratici europei e di organizzare un referendum che la gente potrà decidere il suo futuro. Questo è successo in Scozia e in Québec. Noi non siamo nazionalisti ma sosteniamo una uscita democratica dalla crisi del “posizionamento” di Catalogna nello stato spagnolo. Catalogna ha n desiderio di un maggiore autogoverno. Questo si può risolvere con la volontà popolare. La Catalogna non ha un problema con la Spagna ma con il governo del Partito Popolare, che vuole imporre un forte accentramento nel paese, portando tutto il peso politico a Madrid, quando la Spagna è in realtà un paese con diverse nazioni, culture, lingue e abitudini. Noi non siamo sostenitori dell’indipendenza della Catalogna, ma la trasformazione della Spagna in un paese federale. Questo lo possono scegliere – decidere solo i suoi cittadini attraverso un referendum.
-Ha fatto riferimento al tentativo di concentrazione dello stato spagnolo e il deficit di democrazia in Spagna. Si può portare lo stesso discorso per l’Europa? Idomeni, l’elezione del presidente austriaco, la xenofobia, il razzismo. Chi decide per le nostre società?
L’Europa segue una strada antidemocratica. Non conta sui suoi cittadini e gli meccanismi burocratici decidono per il suo futuro. La Catalogna rivendica maggiore democrazia. Che i cittadini esercitano il loro diritto democratico di prendere le decisioni per il loro futuro. Non possono gestire la questione dei profughi e lasciano un continente ai banchieri e la finanza. Non possiamo eleggere il governo europeo e ci vogliono semplicemente come manodopera a basso costo. Le grandi élite vogliono controllare le scelte dell’Europa.
-L’Europa può essere riformata o dobbiamo seguire altre strade?
Il dibattito è aperto anche dentro la Sinistra non solo se dobbiamo appartenere all’Europa ma anche se dobbiamo partecipare all’euro, che non è stato controllato democraticamente. Abbiamo una occasione storica per avere un governo di cambio in Spagna, di avere un governo di Sinistra, che mette in atto una politica di Sinistra. Solo cosi potremo collaborare con il governo greco, di vedere come possiamo fare con il governo portoghese e quello che può succedere in Italia. Più governo alternativi avremo tanto più grande sarà la pressione che possiamo esercitare. Se in Grecia, in Spagna, in Portogallo o in Italia avremo governi con la Sinistra come protagonista potremo cambiare gli equilibri e creare un polo che potrà rivendicare l’egemonia politica in contrapposizione diretta al neoliberismo.
* Joan Miguel Mena Arca sarà in Italia per 2 giorni. Lunedì 30 sarà a Roma, con iniziativa alle 19 e cena a seguire. La mattina di martedì farà una conferenza stampa con Fassina per essere il pomeriggio a Bologna con la Coalizione Civica e Federico Martelloni e chiudere la sua presenza partecipando a Milano alla manifestazione di Basilio Rizzo e Milano in comune martedì sera.