Dopo la sconfitta

1 Marzo 2019

Foto di Roberto Pili

[Massimo Dadea]

L’esito delle elezioni regionali solleva alcune domande dalla cui risposta dipende la possibilità di costruire, in Sardegna e nel Paese, una valida alternativa allo strapotere della destra populista, xenofoba e razzista. La prima, riguarda la validità del “progetto” portato avanti da Massimo Zedda. L’idea, cioè, di riunire la sinistra larga e plurale, l’insieme delle forze progressiste, attorno ad un programma di profondo rinnovamento della realtà politica, economica, sociale, culturale ed istituzionale della Sardegna. Al di là del dato numerico scaturito dal voto, questa possibilità non solo ne esce rafforzata ma percorrerla diventa ineludibile. Una sinistra larga e plurale non può fare a meno di due apporti: un PD rinnovato negli uomini, nei programmi e nella prassi politica, e i movimenti che in questi anni con coerenza hanno perseguito l’autogoverno e l’autodeterminazione del popolo sardo. Nessuna indulgenza nei confronti del PD, per le gravi responsabilità di chi è riuscito a dissipare un capitale di consensi elettorali che la sinistra non aveva mai avuto, e con esso un patrimonio di valori, di ideali a cui avevano contribuito generazioni di donne e di uomini. Nessuna benevolenza verso chi ha governato male la Sardegna negli ultimi cinque anni, consegnandola alla destra sardo-leghista. Un partito, il PD, che stenta ad imboccare la strada del rinnovamento e che non riesce a liberarsi dei suoi capicorrente che, indisturbati, continuano ad eleggere, attraverso un sistema di potere inaccettabile, i propri uomini nell’Assemblea regionale. Un partito, però, strutturato e radicato nella società sarda, a cui continuano a guardare, con favore e speranza, tanti elettori di sinistra. Le primarie e il congresso potrebbero essere l’occasione per dare inizio ad un profondo processo di cambiamento. Con i movimenti indipendentisti è possibile fare un tratto di strada insieme, ad iniziare da una riflessione comune sulla inadeguatezza della nostra Autonomia Speciale, e sulla necessità di ripensare il patto costituzionale che lega la Sardegna allo Stato italiano. Una intesa tanto più necessaria alla luce del disegno, portato avanti dalla Lega, di arrivare alla secessione delle regioni ricche e all’affossamento del principio costituzionale della perequazione e ridistribuzione solidale delle risorse. Vi sono dei momenti nella vita di un Paese, di una Regione, di un popolo, in cui bisogna mettere da parte divisioni e personalismi, l’orgoglio ferito e l’ego ipertrofico di chi pensa di stare sempre nel giusto e mai nel torto. In Sardegna si potrebbe pensare alla creazione di un governo regionale “ombra” che metta insieme le migliori competenze e professionalità presenti in Consiglio regionale e nella società civile. Un gruppo consiliare unico della sinistra larga e plurale. Una giunta “ombra” che agisca sulla base di un programma frutto del coinvolgimento di tutte le istanze migliori presenti in quella parte della società sarda che non si rassegna al predominio sardo-leghista. Un programma politico dell’opposizione che potrebbe iniziare a cimentarsi su alcune grandi questioni: una nuova legge elettorale che spazzi via quell’obbrobrio incostituzionale e antidemocratico con cui abbiamo votato; una profonda modifica della cosiddetta “riforma” sanitaria rivelatasi non all’altezza dei bisogni di salute dei cittadini; una moderna politica ambientale ed energetica basata su un’economia e uno sviluppo sostenibile, su fonti rinnovabili e che escluda l’utilizzo dei combustibili fossili e degli inceneritori; una riforma della Regione e della sua macchina amministrativa; una legge urbanistica imperniata sulla tutela del paesaggio e delle coste, che ribadisca la validità del PPR e della sua estensione alle zone interne; un rilancio ed un sostegno concreto all’economia agro-pastorale. Ogni grande impresa inizia con un primo passo, farlo insieme è già un successo.

1 Commento a “Dopo la sconfitta”

  1. andrea pubusa scrive:

    Caro Massimo, e il M5S non esiste in Italia e in Sardegna? Si può pensare ad un diverso assetto politico senza considerarlo? O anche per te i grillini son fascisti, autoritari e con propensioni assolutiste? Con questa legge elettorale, ma anche con una legge proporzionale se non si affronta la questione del M5S con serietà, senza pregiudizi e senza dire su di loro ridicolaggini, il centrodestra in Sardegna vincerà per molto tempo.

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