E questa sarebbe l’Europa cristiana?
16 Gennaio 2019[Ottavio Olita]
Sarà per vergogna, sarà per opportunismo politico, ma nessuno più ricorda il tempo, non troppo lontano, nel quale un tema centrale di dibattito politico era se tra i documenti costitutivi dell’Unione Europea dovesse figurare un preciso, diretto, vincolante collegamento al Cristianesimo.
Se almeno qualcuno provasse vergogna di fronte a quel che l’Europa è stata capace di NON fare per i 49 immigrati africani sballottati per tre settimane in mare sulla Sea Watch e sulla Sea Eye si potrebbe concedere il beneficio del senso di colpa rispetto ai sacrosanti valori allora sbandierati come principi irrinunciabili in chiave antislamica. Rimane dunque l’opportunismo politico; meglio definirlo cinismo.
Così è successo che l’Unione Europa, così sollecita in materia di finanze, di agricoltura, di quote latte, di aggregare purché sia – anche chi vara leggi definite ‘schiaviste’ da chi le subisce – e tanto altro (purché ci sia di mezzo il denaro), sia stata completamente afona su una questione umanitaria fondamentale, lasciando la parola ai più beceri ‘sovranisti’ tra i quali – manco a dirlo – ha fatto la sua degna figura il nostro ministro dell’Interno.
Alla fine “non l’Europa – ha tenuto a precisare il primo ministro maltese – ma alcuni stati europei (alla fine se ne sono contati otto, ndr) hanno trovato una soluzione” per ricollocare gli immigrati sbarcati su quell’isola negli ultimi mesi.
Ora, tra questi otto stati europei, nonostante l’irritato strillare di Salvini, figura anche l’Italia. Non si sa ancora quanti immigrati arriveranno (chissà se in aereo, come nella tragicomica sortita del premier Conte) ma speriamo non con la singolare formula scelta che è quella di ospitare solo donne e bambini. E i papà di quei bambini, e gli sposi di quelle donne?
Dalla memoria collettiva è stato presto cancellato Aylan, il bimbo siriano il cui corpo venne trovato riverso sulla battigia di una qualunque spiaggia mediterranea. Tanta commozione ed emozione, allora, perché forse non c’è cosa più tremenda della morte solitaria di un bambino costretto dal suo nucleo familiare ad affrontare un rischio mortale. Ora, perché incarognirsi con altri bambini, con altri nuclei familiari?
Il sospetto più forte nel valutare questi comportamenti è che le forze politiche che si preparano alle europee della prossima primavera si siano convinte che paghi molto di più il cattivismo che il buonismo. E a dar credito ai sondaggi che ci vengono sbandierati ogni settimana con la Lega trionfante e con Salvini che crea alleanze in Europa con gente come Le Pen, Orban, i nazionalisti polacchi, sembra che siamo inesorabilmente avviati alla costituzione di una confederazione di Stati dominati da sciovinismi autoritari. Altro che la democratica Europa dei popoli.
Come è stata possibile l’incubazione di questi fenomeni in anni nei quali, grazie a governi e formazioni politiche che avrebbero dovuto richiamarsi a principi egualitari e di solidarietà, si sarebbero dovute costruire società più giuste, più attente ai bisogni delle persone. Il risultato ottenuto è, al contrario, una rabbia diffusa che non fa ragionare sul fatto che negando i diritti al tuo prossimo, qualunque esso sia, prima o poi li negherai a te stesso. E la rabbia è colpa dei ciarlatani che a parole, ma solo a parole, hanno creato lavoro, benessere, equità
Gli slogan parlano alle pance delle persone. Bisogna con urgenza rimettere in funzione i cervelli. Ecco perché alla sparate propagandistiche bisognerebbe rispondere con le valutazioni concrete di quel che accadrà se i grandi annunci troveranno o no attuazione. Non solo. Bisognerebbe già essere in grado di proporre politiche e percorsi alternativi, non limitarsi a lanciare invettive.
E la ricostruzione di un forte tessuto politico, culturale, sociale, non può certo partire dai salotti televisivi tanto cari ai leader. Occorre creare una nuova partecipazione che veda i cittadini realmente protagonisti.
Davvero si può credere che l’unico esercizio di democrazia possa essere il deposito di una scheda nell’urna elettorale?