Emergenza Manifesto, emergenza isole
4 Settembre 2009Loris Campetti
Ci sono tanti modi per tagliare la testa ai giornali fuori dal coro. Il presidente del consiglio ha i suoi, oggi ci prova persino con la magistratura. Anche le Poste sembrano avere lo stesso obiettivo, o quanto meno la loro strategia mette in conto la possibilità di lasciarsi cadaveri editoriali alle spalle. Per il manifesto, che oltre a essere fuori dal coro è anche fuori da Piazzaffari e dai Palazzi e Palazzetti della politica – più semplicemente: non ha padroni, padrini e partiti alle spalle pronti a metter mano al portafogli – la filosofia che governa le scelte del sistema postale italiano rischia di essere fatale. In una situazione difficile a livello mondiale per la carta stampata, e dentro una crisi nostrana della sinistra che produce un’anestesia diffusa, è per noi essenziale fidelizzare i lettori, scuotere pigri e depressi, allargare la nostra «base». Lo strumento più naturale è l’abbonamento, sempre più spesso vanificato, però, dal (dis)servizio postale: se il giornale non arriva al mattino con il caffé, e magari neanche la sera ma soltanto il giorno dopo, che quotidiano è? Ma c’è di più. Da qualche mese sono stati ridotti i voli postali utilizzati per trasporto dei giornali, quelli sopravvissuti viaggiano in ritardo con la conseguenza di rendere oltremodo difficile la normale distribuzione verso tutti i punti vendita. Addirittura, sono stati soppressi i voli della domenica. Il risultato è che chi abita in Sicilia, o in Sardegna, o in tante isole «minori», la domenica non ha la possibilità di leggere il manifesto. Ciò ha spinto alcune testate a rinunciare a distribuire il giornale in questi luoghi – stiamo parlando di milioni di abitanti e potenziali lettori – con un’ulteriore conseguenza negativa per noi: i costi di distribuzione salgono paurosamente, perché un onere ieri suddiviso tra molti, oggi ricade interamente sulle nostre fragili spalle. Direte: e perché non stampate in Sicilia e in Sardegna? Domanda retorica: perché non ce lo possiamo permettere, in passato abbiamo provato a farlo in Sicilia e, anche quest’estate, in Sardegna. Il rapporto costi-benefici, cioè tra le spese di stampa e le copie vendute è negativo, rendendo così la scelta economicamente insostenibile.
Seconda domanda, tutt’altro che retorica: perché le due isole maggiori, che giustamente rivendicano pari diritti e opportunità con le altre regioni italiane, non aprono dei centri stampa per i giornali nazionali che non hanno santi alle spalle? C’è un problema di pluralismo e, insieme, un diritto dei siciliani e dei sardi di poter leggere il giornale che preferiscono. Pluralismo e diritti oggi negati. Questa domanda la giriamo direttamente alle due Regioni e a chi fa politica, in maggioranza o all’opposizione, in Sicilia e in Sardegna. Tutto ciò detto, e confermata la nostra ostinata volontà a non rassegnarci, resta il problema nell’immediato. Sabato è l’ultimo giorno in cui stamperemo il giornale in Sardegna. Ai nostri lettori che vivono in Sicilia e in Sardegna proponiamo di affrontare l’emergenza abbonandosi al manifesto. Quello cartaceo, sapendo che talvolta lo riceveranno in ritardo a causa del disservizio postale, come del resto capita anche agli abbonati piemontesi o napoletani. Con una tariffa molto speciale per le isole, a partire da lunedì prossimo: 100 euro l’anno invece di 240. Proponiamo anche il tandem: l’abbonamento cartaceo più quello on-line a 120 euro invece di 329. Infine, offriamo a sardi e siciliani il solo abbonamento on-line a 70 euro invece di 130. E’ un sacrificio che facciamo per difendere e rafforzare la nostra rete di lettori. E’ un pezzetto della battaglia politica per la libertà di informazione di cui ci facciamo carico. Senza abbassare la guardia, sapendo che le Poste e le Regioni Sicilia e Sardegna hanno il dovere di fare la loro parte. Da voi, lettrici e lettori, ci aspettiamo moltissimo.
4 Settembre 2009 alle 09:25
Cari compagni e cari cittadini, dopo l’intervento straordinario sul nostro sito di Loris Campetti vi chiediamo di rispondere con una forte campagna abbonamenti, pari al pregevole sforzo del collettivo del Manifesto di proporre un vero prezzo politico per la Sardegna e la Sicilia: 100 euro invece di 240 per l’abbonamento cartaceo, 70 euro invece di 130 per quello ‘on line’, 120 euro invece di 329 per quelli cartaceo e on line.
Nell’attuale situazione politica consolidare “Il Manifesto” è una scelta di eccezionale importanza per mantenere e potenziare quelle ‘voci fuori dal coro’ che il potere non sopporta. Grazie ai compagni sardi che scrivono per il giornale, al nostro impegno come Manifesto Sardo e alla rinnovata attenzione del quotidiano, ci sembra che la nostra isola sia più vicina e presente.
Vorremmo portare a Roma, nella prossima riunione su questi temi, una prima, importante e concreta risposta.
5 Settembre 2009 alle 00:39
Ciao. Vivo a Oristano e da tre anni scrivo per La Nuova Sardegna con un contratto di collaborazione: so cosa significa andare avanti con fatica. Con molta fatica.
Cercherò di convincere alcuni amici perchè sottoscrivano un abbonamento e possano leggere sempre Il Manifesto, anche se la lettura dovesse avvenire la sera…So che è poco, ma tant’è.
Saluti,
Nicola