Emergenza omofobia in Sardegna
1 Aprile 2009
Movimento Omosessuale Sardo
Riceviamo da Massimo Mele questo documento del Movimento Omosessuale Sardo, che volentieri pubblichiamo unendoci alla condanna dell’omofobia.
Negli ultimi mesi la Sardegna ha registrato un aumento vertiginoso dei casi di omofobia. Sembra quasi un bollettino di guerra: dalla morte sospetta di un ragazzo nei parcheggi della fiera di Cagliari, alla violenta aggressione di Roberto Collu a Villacidro, alla violenza con stupro di un ragazzo, M. C., in provincia di Olbia, fino ai colpi di arma da fuoco sparati contro Antonello Depalmas a Platamona (SS). Unico legame fra le vittime la loro omosessualità. I casi citati sono noti perché apparsi sui giornali o comunque denunciati alle forze dell’ordine. Ma non sono che la punta dell’iceberg, considerato che il 99% delle vittime preferisce non denunciare. Per paura, per vergogna, per i sensi di colpa che la mancata accettazione della loro sessualità comporta. Ma anche per il timore di perdere il posto di lavoro che, in un momento di crisi come questo, non è un fattore secondario.
Dal 2008 il telefono amico del MOS ha ricevuto diverse denunce e, tramite passaparola, siamo venuti a conoscenza di una realtà sempre più violenta e aggressiva nei confronti di chi è considerato “diverso”.
L’omofobia, ovvero l’insieme di sentimenti, pensieri e comportamenti avversi all’omosessualità o alle persone omosessuali, in Italia non è considerata reato ma nemmeno un’aggravante. In 14 anni, dalla prima risoluzione del Parlamento Europeo contro l’omofobia e per i diritti di gay, lesbiche e trans datata 1994, il Governo italiano non è ancora riuscito ad inserirla fra le aggravanti della legge Mancino contro discriminazione e razzismo. Così, quelli che in America vengono definiti “Hate crimes” crimini di odio, in Italia sono semplici ragazzate o relegate al mondo del bullismo.
Accettare la propria omosessualità non è sempre facile. Bisogna intraprendere un difficile cammino di rielaborazione dei valori e delle finalità che la cultura etero/cattolica ci impone fin dalla nascita. Viviamo in famiglie eterosessuali, in scuole eterosessuali e in contesti sociali basati su dinamiche relazionali prettamente eterosessuali. Non si chiede mai a nessuno di esplicitare la propria eterosessualità, perché la si da per scontata. Esplicitare la propria omosessualità rompe di fatto questo schema e impone agli “altri” una rielaborazione culturale che non tutti riescono ad affrontare.
In tale contesto gli anatemi vaticani e le aggressioni verbali di politici e amministratori pubblici, dai “culattoni” di Calderoli, ai “deviati” della Binetti ma anche di diversi esponenti del consiglio comunale di Sassari, fino all’incitamento all’omicidio, come nel caso dell’assessore lombardo Prosperini*, non aiutano né gay e lesbiche nel loro percorso di auto-accettazione, né il resto della società ad aprirsi verso l’omosessualità. Da anni l’omosessualità è considerata una semplice “variante naturale del comportamento umano” (O.M.S.) e non si capisce quindi come sia possibile che personalità politiche e religiose possano offendere e aggredire verbalmente le persone omosessuali senza pagarne le conseguenze. Per capirci: dire sporco negro o ebreo è un reato, ma augurare a gay e lesbiche una morte violenta non lo è. In Sardegna l’omosessualità non è vista come problema “prioritario” e raramente le amministrazioni pubbliche, di qualsiasi colore, si sono impegnate per combattere l’omofobia o almeno per sostenere le associazioni che offrono servizi alle persone omosessuali. Solo due paesi, Atzara e Porto Torres, si sono dotate di un registro delle Unioni Civili riconoscendo pari dignità alle coppie etero ed omosessuali. A Nuoro e Quartu, guidate dal centro sinistra, il registro è stato bocciato. A Sassari si sono spinti ben oltre: bocciatura del registro, condanna del Movimento Omosessuale Sardo per aver protestato e congelamento della mozione contro l’omofobia, ferma da più di un anno nella 1° commissione.
Il 17 Maggio ricorre la giornata mondiale contro l’omofobia. Il MOS spedirà a tutte le Amministrazioni sarde, comuni, province e regione, il testo di una mozione di condanna dell’omofobia e che riconosce a gay, lesbiche e trans il diritto di vivere liberamente la propria sessualità.
Riusciranno i nostri politici a compiere questo minimo passo di civiltà?
L’assemblea del Movimento Omosessuale Sardo
27 Marzo 2009