Non erano moduli calcistici
16 Marzo 2014Marco Ligas
Sarà un Pigliaru 4-4-4 o un Pigliaru 3-4-5? Nei giorni scorsi, su questa suddivisione numerica, si sono soffermati non poco gli organi d’informazione. Confesso che inizialmente sono rimasto perplesso, non capivo. Che c’entra, mi sono detto, la Giunta Pigliaru con i moduli calcistici? Per di più sommando le tre cifre notavo un surplus rispetto al numero dei giocatori di una squadra di calcio: 12 senza portiere. Dunque gli schemi calcistici non potevano spiegare le distribuzioni numeriche del 4-4-4 o del 3-4-5.
E infatti, poco dopo, mi sono reso conto che quella suddivisione si riferiva a criteri diversi, all’attribuzione degli assessorati sulla base delle appartenenze: 3 o 4 al gruppo del Presidente, 4 al Pd come partito di maggioranza e 4 o 5 ai partiti della coalizione che ha vinto le elezioni.
E così è andata, in perfetta continuità col passato.
Cambiano le Giunte e le coalizioni che dovranno amministrare la Regione, ma il problema principale è sempre lo stesso e riguarda l’organizzazione del potere, programmata attraverso la ripartizione dei posti di comando. Ma non è tutto: anche all’interno di ciascuna ripartizione è necessario mantenere gli opportuni contrappesi. E come vengono attribuiti gli assessorati nel partito di maggioranza? Sulla base della consistenza delle correnti interne e delle posizioni dei leader che le guidano e manovrano: Fadda, Cabras, Soru, Lai. Questi leader sono sempre sulla breccia. Il partito che guidano può decidere che ciascun iscritto non deve fare più di due legislature ma per loro scattano sempre le eccezioni: se non vengono confermati per la terza legislatura diventano ministri o viceministri, oppure dirigenti di banche o di fondazioni bancarie oppure ancora, trascurando il conflitto di interessi, imprenditori.
Non capita mai di vedere questi dirigenti impegnati a tempo pieno, come pure potrebbero, nelle associazioni di base per tutelare i bisogni di chi non ha la casa di proprietà e rischia di ritrovarsi per strada perché non può pagare l’affitto o il mutuo che la banca gli ha concesso. Questi stessi dirigenti non sono presenti neppure nelle lotte che i lavoratori organizzano per difendere i loro posti di lavoro continuamente minacciati dalle politiche recessive che governo e imprese applicano o favoriscono. Dai senza casa o dai licenziati si va alla vigilia delle elezioni, in quelle occasioni si fanno promesse che puntualmente non vengono mantenute.
Purtroppo i comportamenti e le scelte degli altri partiti della coalizione spesso non sono diversi. Nello schieramento che ha vinto le elezioni ci sono rappresentanti che sino all’altro ieri hanno appoggiato la Giunta di Cappellacci; oggi, certo non in nome della coerenza e del rigore, si apprestano a fare gli assessori. Sono credibili questi dirigenti? Pur riconoscendo il diritto al cambio di opinione era proprio indispensabile che Maninchedda entrasse in Giunta? Non poteva lasciare spazio ad un altro rappresentante del suo partito, magari più giovane?
C’è da augurarsi comunque che questa Giunta, nata da una legge regionale fraudolenta, riesca a parlare di programmi e che lo faccia pensando esclusivamente ai bisogni del popolo sardo. È persino difficile stabilire delle priorità perché sono molteplici i settori dove è necessario intervenire con tempestività.
C’è da tutelare il territorio per evitare che le prime piogge, come avviene ormai da anni, creino i disastri che conosciamo. È probabile che il clima su scala mondiale stia cambiando ma se non si impongono regole precise contro le speculazioni e gli abusi la nostra isola rischia di subire danni irreversibili. Abbiamo parlato più volte nel manifesto sardo di questi problemi, perciò non è opportuno ripetersi.
Ritengo però importante sottolineare alcuni aspetti che riguardano la legge regionale, quella che concede un premio di maggioranza sproporzionato alla coalizione vincente e al tempo stesso impone uno sbarramento alle liste minori degno di un paese che considera la democrazia un carattere residuale di cui è necessario liberarsi definitivamente.
Secondo questa impostazione le assemblee elettive devono essere formate solo da due coalizioni che stabiliscono a priori le dimensioni/percentuali che possono raggiungere. Chi non accetta queste regole sta fuori o, se vuole sopravvivere, va alla ricerca di alleanze persino innaturali e naturalmente in posizione di subalternità. La stessa parità di genere non diventa mai una regola, solo un’ipotesi che viene puntualmente accantonata.
Non capiamo quali parti della nostra Costituzione consentano queste procedure così come non cogliamo alcuna preoccupazione da parte dei nuovi eletti sul perché in questa consultazione la percentuale dei votanti sia calata del 15% corrispondente a circa 200.000 elettori. L’impressione che si ricava è che il numero dei votanti potrà ancora ridursi ma l’atteggiamento dei vincitori sarà ancora quello di considerarsi i legittimi rappresentanti della volontà del popolo.
La contrazione degli elettori, viene detto come giustificazione, è una costante delle democrazie occidentali, non c’è dunque di che preoccuparsi. Certo sino a quando, continuando così, non prevarranno nuove soluzioni autoritarie.
16 Marzo 2014 alle 11:16
Ottime considerazioni.
Fintanto che un governo regionale proseguirà secondo le vecchie logiche spartitorie agevolate da una legge elettorale indecente, continueranno le politiche familistiche e delle lobbies locali.
Saranno in grado di risolvere i problemi di lavoro per la metà dei sardi praticamente disoccupati-inoccupati? Riusciranno a rendere l’isola un giardino di bellezze naturali e archeologiche “bonificato” da laghi all’arsenio e residui tossici delle industrie chimiche? Faranno pagare “caro” chi vuole depurtare ancora l’isola o chi vuole prosciugare le casse regionali con una gestione amministrativa fatta di favoritismi e interessi più o meno occulti.
Ovviamente credo di no.
Andrebbe rivista la legge elettorale e l’organizzazione della Regione dal basso. Ma non credo che gli “illuminati” docenti insediatisi nella squadra assessoriale di governo saranno disponibili ad ascoltare le proposte dei dipendenti. Piuttosto ascolteranno il dirigente di turno incline a perpetuare i propri privilegi ai danni della moltitudine di sardi sempre più impoveriti.
Vigiliamo sul malaffare “che cova” dietro i gruppo di potere e riuniamo le persone che non si riconoscono in questi schemi politici nati da blocchi di interessi speculari nell’asse CDX-CSX.
Intendiamo mettere a nudo tutti i loro atti illegali e come Movimento per il lavoro i diri e l’ambiente continueremo a chiedere il dialogo con i territori per ogni decisione voluta dai vertici della Regione.