Esistiamo. Ritorna il Sardegna Pride
1 Luglio 2018[red]
“A quasi cinquant’anni dai moti di Stonewall e soprattutto alla luce del periodo storico in cui ci troviamo in questo momento, il Pride diventa un dovere per tutte e tutti, a prescindere dal proprio orientamento sessuale e di genere” – Sono le parole di Stefania Piras, presidente di UniCa LGBT, l’associazione studentesca dell’Università di Cagliari che lotta contro ogni forma di omofobia, transfobia e stereotipi di genere – “Il Pride è un momento di gioia per festeggiare tutti i traguardi raggiunti finora, ma è anche un momento di lotta, perché c’è ancora tanta strada da fare per raggiungere l’accettazione delle differenze e l’uguaglianza dei diritti di tutte e tutti”. Quest’anno il Sardegna Pride si svolgerà in pieno centro a Cagliari, Sabato 7 luglio in via Sant’Alenixedda alle ore 17.00 di fronte al Teatro Lirico.
La manifestazione per le libertà e i diritti, delle persone Lesbiche, Gay, Bisessuali, Trans, Intersessuali e Queer e per la piena cittadinanza di tutte e tutti è promossa dal coordinamento sardo delle realtà LGBT e Queer. Per l’attivista dei diritti LGBT Stefania Piras l’omo-bi-transfobia ha assunto oggi forme nuove: “A quelle di violenza fisica si è aggiunta una violenza silenziosa alimentata da una forza politica che nega l’esistenza di persone appartenenti alla comunità LGBT” – Stefania Piras conclude invitando tutte le organizzazioni democratiche e sensibili ai diritti civili a sostenere la manifestazione di Sabato – Il Pride serve proprio a ricordare che noi esistiamo, e vogliamo urlare a gran voce che le differenze che ci accomunano sono da valorizzare perché arricchiscono la società e sono motivo di vanto e orgoglio per tutta la comunità”.
Anche la redazione del manifesto sardo aderisce al Sardegna Pride 2018 e per questo motivo pubblica la piattaforma politica del Sardegna Pride 2018 dal titolo “Esistiamo”.
Siamo alla vigilia del 50º anniversario dei moti di Stonewall. 28/06/1969: una data storica. Per la prima volta Sylvia Rivera, insieme con lesbiche, gay e trans, prese coraggio e si ribellò contro la violenza e la sopraffazione della polizia a New York. Sono passati 49 anni ma siamo ancora lontani da una società che garantisca una reale autodeterminazione delle persone. La libertà nell’affermazione individuale è solo apparente, soggetta a troppi condizionamenti, improntati su modelli etero normativi. L’identità e l’orientamento sessuale delle persone sono ancora, e troppo spesso, tollerate invece che accolte, talvolta dettate da strumentali esigenze di marketing, che finiscono per rafforzare alcuni stereotipi invece che disegnare i contorni di uno spazio di rispetto. Inoltre, il binomio costituito dai generi maschile e femminile, peraltro sempre sbilanciato a favore del primo, da solo non può rappresentare le plurali forme di soggettività: fino a quando non si attiveranno serie politiche nazionali di promozione della cultura delle differenze sarà sempre difficile essere secondo la propria coscienza, i propri desideri, i propri sogni.
Anche quando non si parla di omofobia, intesa nel senso comune, esiste ancora dovunque (nella scuola, nel lavoro, in famiglia) un serio problema di autodeterminazione, rappresentazione e visibilità delle persone LGBT+ e Queer: persone sempre in bilico tra il prender coraggio, per armonizzare il comportamento con la propria identità, e un compromesso al ribasso, per non avere problemi. Solo per citare il caso più eclatante, si pensi alla difficoltà delle persone in transizione nella ricerca di lavoro.
Quest’anno ricorre il 50º anniversario del ‘68, anno in cui il mondo occidentale cominciò la propria rivoluzione sessuale: un’occasione in più per liberarci dalle catene mentali, per ribadire che visibilità non è una banale esibizione, per rivendicare il nostro grido politico chiaro: Esistiamo!
Resistiamo.
Resistenza, non troviamo termine più adeguato. Quando, durante la campagna elettorale, avevamo constatato la pressoché totale assenza delle tematiche LGBT+ e Queer dalle agende politiche dei partiti italiani, mai avremmo pensato che un governo italiano, cosiddetto del cambiamento, ci avrebbe fatto perfino tornare indietro. Il neo Ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, non ha perso tempo per imporre prepotentemente il presunto modello tradizionale e patriarcale come unica formazione familiare possibile, dal momento che le famiglie omogenitoriali, per lui, non esistono.
La Presidente del Senato della Repubblica, Elisabetta Casellati, in una delle sue prime uscite pubbliche, ha imposto il ritorno alla declinazione maschile sui ruoli ricoperti da donne, ostacolando così il percorso di inclusione della soggettività femminile, faticosamente avviato.
L’uscita di alcuni comuni dal RE.A.DY , (Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni anti discriminazioni), il tentativo di schedature etniche proposte dal Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e l’abbandono delle politiche di contrasto all’omofobia e al razzismo, sono solo alcuni dei segnali preoccupanti sul destino delle minoranze in Italia.
Scomparire completamente dal dibattito pubblico e ritornarci come persone oggetto di discriminazione e sberleffo, da parte di esponenti pubblici e politici, comporta sia la messa in discussione dei diritti, sia la creazione di un terreno fertile per razzismo, sessismo e omofobia.
E non è infine rassicurante il paragone con la scena internazionale, dove l’avanzata dei partiti populisti e di estrema destra continua senza ostacoli. Ma è da qui, da questo movimento e da questo corteo, che invitiamo tutta la comunità LGBT+ e Queer, le associazioni e la popolazione intera, ad unirsi a noi nella resistenza e alla rivendicazione del diritto di esistere. Rilanciamo il nostro grido politico chiaro: Resistiamo!
https://www.facebook.com/nkdpnd/videos/2186991014856093/?t=24
Piattaforma politica Sardegna Pride 2018
1. Matrimonio egualitario
a. Partendo dal principio della parità/uguaglianza di diritti (Art.3 Cost.), siamo per il matrimonio egualitario. L’attuale legge c.d. Cirinnà, infatti, se da un lato riconosce diritti fino a due anni fa inesistenti, dall’altro sancisce una discriminazione, perché prevede una legislazione speciale per persone ritenute non meritevoli né idonee a costruire una famiglia che abbia stessa dignità e ruolo sociale di quella _considerata tradizionale_.
b. Rivendichiamo il diritto al riconoscimento dei figli e delle figlie alla nascita per le coppie composte da genitori dello stesso sesso.
2. La riforma delle adozioni
Partendo dal principio universalmente condiviso, secondo cui il primo titolare di diritti è la persona di minore età, siamo per una riforma che faciliti e semplifichi il processo adottivo, a prescindere dall’orientamento e dal legame del/dei genitori.
3. *Intersex, Trans, Gender Fluid*
Cercando di seguire il delicato principio di autodeterminazione dell’identità delle persone, il Sardegna Pride chiede:
a. Libertà per la ri assegnazione chirurgica del sesso per le persone intersessuali, in modo che ogni intervento sia previsto solo con il consenso della persona interessata, per evitare che ciò avvenga al momento della nascita per volontà dei soli genitori secondo un’ottica di adattamento al binarismo di genere.
b. Riconoscimento per legge del diritto al cambio dei documenti senza legarlo alla riassegnazione chirurgica.
c. Sulla scia di quanto recentemente decretato dall’Oms (organizzazione mondiale della sanità) chiediamo che per la transessualità, non più classificata come malattia mentale, vengano adottate opportune regolamentazioni per le assistenza sanitaria, con detrazioni e supporto da parte del SSN (sistema sanitario nazionale).
4. PMA e GpA
Rivendichiamo il diritto all’accesso per tutte le coppie e per le donne singole alla procreazione medicalmente assistita.
Riteniamo che quello intorno alla GpA (Gestazione per Altre/i) sia un discorso assai complesso e dibattuto, in cui tuttavia, laddove sia presente il libero consenso di tutte le persone interessate, sia possibile definire la GpA una scelta pienamente consapevole, a prescindere dall’orientamento sessuale. Viviamo in una società civile in cui il legislatore dovrebbe esser capace di regolamentare adeguatamente la pratica della GpA, tutelando così i diritti di tutti i soggetti coinvolti, senza sfruttamento, costrizione, mercificazione. Per una legge condivisibile non sarebbe necessario inventarsi nulla di rivoluzionario: basterebbe guardare alla fortunata esperienza del Canada.
5. Omo-Bi-Transfobia
Siamo per riporre al centro il problema della discriminazione andando in almeno due direzioni:
a. sul piano del diritto penale, chiediamo l’introduzione dell’aggravante omofobia nella esistente legge Mancino,
b. sul piano della prevenzione, chiediamo una normativa moderna che sappia porre le basi per rimuovere la discriminazione nei contesti in cui essa si manifesta, relegando la sanzione penale al ruolo di minaccia o di extrema ratio.
Sabato 7 luglio alle 18:00 vieni anche tu a Cagliari per far parte del corteo politico più travolgente della Sardegna. Esistiamo, Resistiamo, per difendere, insieme, i diritti LGBT+ e Queer in tutto il mondo.