Esperti di marketing o politici?

16 Febbraio 2018
[Ottavio Olita]

Statisti, o epigoni del prototipo Wanna Marchi? Vi ricordate quando la propaganda elettorale di Silvio Berlusconi era paragonata a quella dei venditori di batterie di pentole da cucina durante i viaggi ‘turistici’, in pullman, di anziani ingannati dal miraggio di un regalo? Oggi che quel modello viene copiato e riproposto innumerevoli volte, nessuno dei protagonisti se ne accorge o, almeno, fa finta di farlo.

E il povero cittadino, nella cabina elettorale, a quale slogan ‘efficace’ farà riferimento quando il 4 marzo dovrà scegliere? A uno di quelli lanciati dal Pd contro i Cinque Stelle, o la campagna sugli ‘impresentabili’ lanciata dai pentastellati contro i renziani? Oppure opterà per le mirabolanti promesse di quel Lazzaro fatto risorgere, il capo di Forza Italia? E se fosse colpito da quell’incredibile appello lanciato da Salvini sull’ “incostituzionalità” dell’Islam, mentre lo stesso capo leghista non ha speso una parola sul fatto che i suoi alleati fascisti, sempre in nome della Carta Costituzionale, dovrebbero già essere dichiarati fuorilegge?

E, per parlare di casa nostra, cosa decideranno iscritti e simpatizzati sardisti? Per loro sarà più importante tradire la loro storia pur di avere una rappresentanza parlamentare, oppure non potranno accettare quel patto contro natura?

Quanto peserà sugli elettori la constatazione che i loro problemi quotidiani, dal lavoro alla sanità, dalla tutela ambientale al rifiuto della guerra, dalla mancanza di futuro per i giovani all’incertezza sulle pensioni, dalla crescente povertà all’aumento esponenziale del divario economico tra il reddito medio e quello dei più ricchi, vengono ignorati, trascurati, o solo accennati?

Chissà se di tutto questo si è reso conto, oggi, il Presidente della Repubblica il quale, tempo fa, rivolse un accorato appello agli elettori perché il 4 marzo non disertino le urne. Forse la sua voce autorevole dovrebbe ricordare a tutti questi signori senza dignità che il loro compito non è quello di piazzare la loro merce ma di indicare scelte, illustrare progetti, disegnare un futuro. Questo sarebbe il compito di un vero aspirante statista, non la frenetica corsa a conquistare un seggio.

Il degrado della politica è frutto della totale esclusione dei cittadini dalla partecipazione all’elaborazione di progetti e programmi. Ai partiti, alle lobby che li comandano, interessa solo che vengano avallate le candidature imposte. E’ per questo che chi vuole opporsi a queste modalità di gestione della vita politica nella nostra democrazia deve avere coraggio e capacità di cambiare.

Se ‘Liberi e Uguali’ – ad esempio – avesse colto subito quest’esigenza si sarebbero evitate quelle tristi beghe che ci sono state per la formazione delle liste e si sarebbe parlato solo di politica. Comunque andrà il 4 marzo è necessario che questa formazione politica assuma l’impegno a costruire un percorso di confronto, condivisione, elaborazione con quei cittadini che ancora credono nel valore della politica come servizio. Se invece prevarrà la logica che comunque dovrà essere costruita un’alleanza con il Pd attuale, beh, allora proprio non si capirà a cosa è servita la diaspora e la successiva nuova aggregazione.

Le prossime scadenze, nel 2019, riguarderanno Europee e Regionali Sarde. Proviamo a costruire insieme un cammino dal quale emergano non i più abili comunicatori (ne abbiamo le tasche piene), ma quelle competenze necessarie a progettare un futuro che rifiuti la logica dell’uso coloniale di alcune aree periferiche dell’Europa – come la Sardegna – e a sviluppare economie e culture locali in un rapporto politico realmente paritario con il resto del Continente.

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