Eus nau ca NO. Tra le mille ragioni del NO dei sardi alla Riforma costituzionale
1 Dicembre 2016Claudia Zuncheddu
Il referendum sulla Riforma della Costituzione italiana è un’occasione che deve vedere unito il Popolo sardo. Il destino della nostra Terra e del nostro Popolo, oggi più che mai, è nelle mani di chi ha avuto il coraggio di partire e di chi ha avuto il coraggio di restare. Nessuno di noi può esimersi dal prendere una decisione esprimendo il proprio voto.
La Riforma Boschi/Renzi/Verdini propagandata in Italia da una stampa filogovernativa demagogica e bugiarda, occupa ogni spazio di comunicazione possibile. L’ingannevole bombardamento mediatico sul SI al referendum, con la solita campagna di promesse, è l’unica risposta che il governo Renzi dà alla disperazione dei sardi, nel pieno di una crisi economica e sociale epocale non voluta da noi, e che di certo non vedeva come priorità la manipolazione della Costituzione. Solo l’8% degli italiani, infatti, ritiene che i problemi costituzionali siano prioritari per la soluzione della crisi.
Ci fanno credere che il nuovo Senato renziano sarà il Senato delle Autonomie locali, ma per essere un Senato delle Autonomie locali, che rappresenti in modo paritario le singole regioni, bisogna innanzitutto che esso sia eletto dai cittadini attraverso il suffragio universale, cosa non prevista dalla Riforma Boschi. Il Senato delle Autonomie per essere tale dev’essere paritario e federale. Solo un Senato federale, dove il numero degli eletti prescinde dal numero degli abitanti, quindi uguale per ogni regione, garantirebbe pari dignità ed eviterebbe alla Sardegna rischi di discriminazione. Il Senato della Riforma Renzi, è eletto dai nominati della casta e addirittura rimanda ad una legge a tutt’oggi inesistente le modalità con cui verrà eletto. La Sardegna con il progetto renziano, a causa del basso numero di abitanti, avrà ancora una volta meno rappresentanti e conterà sempre meno.
La Riforma Costituzionale, tra innumerevoli incongruenze, prevede il “super onorevole” e cioè che un sindaco possa essere nello stesso tempo anche consigliere regionale e senatore. Tre cariche di grande responsabilità che implicano anche continui trasferimenti geografici, corse da un territorio all’altro e soggiorni a Roma. Quale sarà la produttività di questo “dio onnipotente e onnipresente” rispetto alla comunità locale, alla Regione e al Parlamento italiano? Dove troverà il tempo per assolvere in modo proficuo a tutti questi ruoli?
Se alla base di questa nuova figura, anche umanamente impossibile, c’è il pretesto del taglio ai costi della politica, sarebbe bastata una semplicissima Legge ordinaria per tagliare il 50% di tutte le immunità, dei privilegi, degli stipendi, delle commissioni etc. etc. della casta politica, legando poi il 50% alla produttività per ogni singolo onorevole. Ma così non è.
La controriforma con l’alibi dei tagli ai costi della politica, si ispira a ben altro. Essa è l’evoluzione del bipolarismo italiano verso un sistema oligarchico da tempo preannunciato e auspicato dai potentati economici delle multinazionali e dalla P2. Essa ha la funzione di escludere la partecipazione popolare ed il conseguente controllo sugli atti e il funzionamento delle istituzioni.
Con la Riforma si concentrano i poteri politici ed economici nelle mani di una casta sempre più ristretta, una casta super controllata ed espressa dalle segreterie dei partiti politici, quelle che di fatto sceglieranno il “super onorevole” per poi sostituirsi ad esso nelle sue funzioni istituzionali. Per tale ragione il “sindaco-consigliere regionale-senatore” non deve avere dotti sovrannaturali, né il dono dell’ubiquità, né competenze e ancor meno gli si chiederà di assolvere alle istanze dei cittadini, ai suoi tre ruoli, ma gli si imporrà solo la fedeltà. Saranno le segreterie e gli accordi tra i partiti a sostituirlo nelle amministrazioni locali, nei consigli regionali e nel Senato italiano. Di che autonomia vogliamo parlare?
Dietro la Riforma Boschi/Renzi/Verdini, così pasticciata e maldestra, non solo c’è la violazione della Sovranità popolare, ma c’è il Pensiero Unico dell’era renziana dove lo stesso Stato italiano rinuncia alla sua sovranità abdicando a favore di poteri finanziari internazionali. Poteri che impongono lo sconvolgimento delle Costituzioni democratiche in tutta Europa per ridurre gli spazi di democrazia ai Popoli per condizionarne possibili reazioni di fronte alla crescente crisi economica. Il restringimento degli spazi democratici è propedeutico alle repressioni e non alla soluzione dei problemi reali della gente.
Il privilegio dell’immunità che si vuol concedere ai supersenatori, sicuramente servirà per risolvere i propri problemi con la giustizia. Questo è il Senato delle Autonomie che ci propongono.
A tal proposito L’ Economist sulla riforma del Senato non più elettivo dichiara: “Molti dei suoi membri sarebbero consiglieri regionali e sindaci” quando “regioni e comuni” sono gli “strati di governo più corrotti”…concedendo loro anche l’immunità… renderebbe il Senato “un magnete per la peggiore classe politica”.
Sulle Regioni a Statuto speciale, va detto che la Riforma Renzi viola il principio di incompatibilità della carica di consigliere regionale e senatore. Tutto ciò coerentemente con il gruppo dirigente del PD che si è espresso a favore dell’abolizione nel tempo delle Regioni a Statuto speciale, senza neppure capire ed entrare in merito alla storia di queste specialità.
Nell’Art 117 della Riforma Renzi, lo Stato accentra poteri sottraendoli alle regioni con la Clausola di Supremazia Speciale, per cui in nome della “Tutela dell’interesse nazionale”, lo Stato istituzionalizzerà ogni suo interesse sul territorio sardo, a partire dalla installazione del Sito unico delle scorie nucleari, ad ulteriore militarizzazione dei nostri territori ad interventi energetici devastanti per il nostro ambiente. Queste sono solo alcune riflessioni e considerazioni che in nome degli interessi della Sardegna e delle future generazioni devono indurci a bloccare questa controriforma votando NO.