Fenomenologia dei cornuti [2]
16 Febbraio 2022[Alfonso Stiglitz]
In un altro secolo e, addirittura, millennio, quando ero giovane e appassionato di calcio, mi ricordo che l’espressione più frequente durante le partite (eravamo in epoca pre-politically correct) era «arbitro corrudu» nello slang italo-sardo oristanese, con la C pronunciata quasi come una G.
Lo si gridava sia dagli spalti, quando eravamo spettatori, sia dal campo, quando giocatori. Era un dato di fatto, una di quelle certezze che ti garantiscono l’equilibrio di vita: l’arbitro (all’epoca esclusivamente maschietto) aveva torto a prescindere. Poi è arrivata la Lega – che oggi governa anche noi – con gli improbabili elmi cornuti gallo-padani e le corna si sono trasformate da immagine di ‘becco’ a quello di ‘sessualmente potente’, vista l’immaginifica durezza reclamata.
Oggi un potentissimo clamore mass-mediatico ha riportato in auge quell’immagine, non più nel senso che utilizzavamo noi, ma in quello di potenti dominatori di tutto l’universo terracqueo. Chi? Ma gli Shardana nuragici ovviamente, che avevano il loro caposaldo in DANimarca e che hanno insegnato a vivere ai già potenti e famosi Vichinghi (scureddusu).
Il tutto ha origine da un lavoro scientifico pubblicato dalla prestigiosa rivista Praehistorische Zeitschrift (Rivista di Preistoria) e dedicato alla comparazione tra gli elmi cornuti trovati in Scandinavia e quelli raffigurati in Sardegna e nella Penisola Iberica. L’articolo viene scoperto da un grande quotidiano nazionale, La Repubblica (già patria di Sergio Frau e dell’Isola di Atlante, non dimentichiamolo) che lo rilancia con un titolo fuorviante e un testo un po’ oscillante: «Lo studio: Gli elmi dei Vichinghi vengono dalla Sardegna».
Da qui si scatena un crescente delirio sardo-nazionalista. Lo scoop viene immediatamente rilanciato da qualche testata nostrana sempre sul pezzo dell’esaltazione isolana. Un esempio per tutti, CagliariPad del 10.1.2022: «Guerrieri nuragici, la Sardegna dell’età del bronzo finisce sulla CNN. Una scoperta che apre la strada a nuove interpretazioni, dove la Sardegna assume un ruolo di primo piano nel bel mezzo del Mediterraneo e, chissà, forse guarda anche oltre» (in realtà gli studi scientifici riportano gli elmi in questione alla nostra età del Ferro e non a quella del Bronzo, ma sono quisquiglie). Da qui una miriade di richiami su testate presenti nei social.
Il problema è che nessuno degli esaltatori di sardità ha letto l’articolo scientifico visto che si tratta di un testo in inglese, di 29 pagine, bibliografia e figure comprese. Temo non abbiano letto neanche l’abstract, ovvero il riassunto che precede l’articolo, peraltro trilingue: danese, inglese e italiano (ribadisco: italiano), lungo poco più di cinque tweet.
Ammesso che, invece, l’abbiano fatto (sono pronto a scusarmi) non ci hanno capito una mazza. Va detto che fortunatamente, almeno in questo caso e a differenza della reggia nuragica di Cagliari di qualche giorno fa, i nostri due quotidiani regionali/nazionali, hanno fatto un buon lavoro, dopo un inizio traballante: giornalisti seri come Paolo Curreli, sulla Nuova Sardegna del 17.01.2022, hanno approfondito la notizia intervistando specialistɜ in materia che rimettono un po’ d’ordine nel discorso. Segno che con un po’ di serietà si può fare corretta informazione.
Se leggiamo l’articolo scientifico (anche solo il riassunto) possiamo avere un quadro più chiaro, sul quale si potrà poi discutere, ma sulla base di quello che c’è realmente scritto e non su quello che ci siamo immaginati; qualche discussione inizia a esserci, come si fa in campo scientifico.
In primo luogo i Vichinghi (in realtà si chiamavano Norreni, ma non esageriamo con la pibincheria) non c’entrano, neanche di straforo: appartengono ad altre epoche, distantissime da quelle delle gesta degli Shardana nuragici e, per di più, non avevano elmi cornuti, li indossavano solo per fare le comparse nei film di Hollywood (triste fine di un popolo eroico) e, magari, in qualche manifestazione destroide paranazista.
Poi il dato importante: in Scandinavia sono stati trovati elmi cornuti veri, non riproduzioni come nel caso dei bronzetti e delle statue nuragiche (pardon, Shardana); è stato analizzato il contenuto organico di uno dei corni, ottenendo una datazione al C14 calibrato che rimanda al 1006-857 a. C.: cronologia corrispondente alla nostra prima Età del Ferro e compatibile con quella dei bronzetti nuragici, delle statue di Mont’e Prama e delle riproduzioni di guerrieri elmo-cornuti iberici, chiamati a confronto.
Terzo è tutto inventata la notizia diffusasi nei social che quegli elmi cornuti fossero fatti con rame sardo e quindi provenissero dalla Sardegna: nessuna analisi del metallo degli elmi è stata ancora pubblicata, né gli elmi sono stati dichiarati come provenienti dalla nostra isola. Infine, va aggiunto che gli elmi cornuti della Scandinavia, oggetto dell’articolo, sono di tipologia differente da quella sarda o iberica.
La diffusione degli elmi era, in realtà, molto generalizzata, per cui tipologie simili si trovano in tantissime culture dell’epoca e non significano necessariamente contatti diretti o dominazioni, come volevano le vecchie tesi diffusioniste. Anche di altri elmi altrettanto famosi, quelli piumati, che fino a qualche anno fa venivano considerati come segno distintivo dei Filistei, oggi sappiamo appartenere a una moltitudine di genti, distanti tra loro e che, detto per inciso, niente avevano a che fare con il Sardus Pater. Ma questo è un altro discorso.
Quello su cui bisognerà riflettere è il modo e i motivi su come si formano questi cortocircuiti mediatici; a questo aspetto dedicheremo altre riflessioni, per ora limitiamoci a raccogliere gli esempi partendo dalla considerazione che la Sardegna fa figo, un po’ terra di conquista, un po’ terra selvaggia e, soprattutto di maschi guerrieri, bramosa di perline e specchietti. Manca ancora l’intervento di qualche cultorə della mitopoiesi come diritto inalienabile dei Sardi, magari da mettere in Costituzione come l’insularità, ma l’attesa sarà breve.
Il problema che mi rimane da risolvere è: se mai tornerò allo stadio (ormai solo da spettatore, vista l’età) e mi verrà da gridare corrudu rivolto all’arbitrə (oggi non più solo maschietti), sto offendendo o sto facendo un complimento? E, poi, a chi mi sto rivolgendo: all’arbitrə, al ‘quarto uomo’ o al VAR? Non ce la posso fare.
PS
L’articolo scientifico originale può essere liberamente scaricato dal link https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/pz-2021-2012/html
PPS
La ə, schwa (ɜ per il plurale), è usata consapevolmente e convintamente ed è dedicata ai firmatari della petizione per proibirne l’uso, in difesa della loro (non nostra) lingua: (Luca 23,33-34). [https://thesubmarine.it/2020/08/03/schwa-linguaggio-inclusivo-vera-gheno]
Dello stesso autore Fenomenologia di un nuraghe [1]