Flora sarda. Dopo 50 anni, una legge la difende
18 Marzo 2025
[Valter Canavese]
La Sardegna è un amore nascosto, capace di buttarti addosso le sue bellezze e di nasconderti le sue ferite, i suoi dolori.
Capace di farsi amare non per l’eclatanza di quello che ti sbatte in faccia in maniera scomposta, ma per la luce e le ombre dei suoi pozzi sacri, per una ribellione che ad oggi sembra piegata, conforme. Ma i suoi vulcani, ora spenti, non sono domi. Se ti accontenti della Sardegna hai perso, se la vai a cercare avrai un’altra storia da raccontare come quella delle duecento specie di piante strettamente endemiche, che vivono solo in questa terra, la presidiano, oltre a 2500 specie spontanee.
Le prime ricerche sulla flora sarda si fanno risalire alla seconda metà del Settecento ma è un libro del tardo 800 – Flora Sardoa – che vede l’autore, Giuseppe Giancinto Moris, scandagliare dal 1837 al 1859 il territorio al fine di compilare un esaustivo catalogo descrittivo del mondo vegetale presente nell’isola. A lui è dedicata la Ginestra Moris un piccolo arbusto endemico dai fiori con la corona gialla.
Di fronte a questa ricchezza, pressoché unica, non si può non salutare con la giusta soddisfazione la promulgazione della legge n° 4 del 17 febbraio 2025 per la tutela e la conservazione della flora autoctona della Sardegna. Il parere della IV Commissione ha portato ad un testo unificato di due proposte, la prima delle quali ha visto l’impegno della prima firmataria, capogruppo di Avs in Consiglio regionale, Maria Laura Orrù che abbiamo intervistato.
In questa e nella precedente legislatura lei ha avuto sempre una sensibilità nei confronti dei temi ambientali legati all’isola, cosa ha portato ad interessarsi, insieme agli altri firmatari della maggioranza, della proposta ad una legge a difesa della flora in Sardegna?
Desidero innanzitutto esprimere la mia gratitudine al vostro giornale per aver dedicato questo importante spazio a un tema che considero cruciale, così come lo ritengono le comunità scientifiche e le università di Cagliari e Sassari. Un sentito ringraziamento va a queste istituzioni, che da oltre quarant’anni si impegnano con passione nella ricerca e nella promozione di leggi fondamentali per la salvaguardia del nostro ambiente.
Siamo ormai in un momento cruciale: il nostro pianeta sta soffrendo per la perdita di biodiversità, e la Sardegna non è immune a questa crisi. È essenziale proteggere le specie autoctone, poiché esse sono fondamentali per la salute degli habitat naturali e, di conseguenza, per il benessere dell’uomo. In questo contesto, abbiamo l’opportunità di valorizzare i nostri beni ambientali e le peculiarità delle specie vegetali locali per sviluppare attività produttive sostenibili, coinvolgendo anche le nuove generazioni. È fondamentale investire in ricerca e sviluppo, promuovendo in modo innovativo le nostre risorse naturali e le nostre specificità. Questo approccio non solo contribuirebbe a restituire benessere all’ambiente, ma genererebbe anche opportunità occupazionali etiche e sostenibili per il futuro della nostra comunità.
È essenziale lavorare insieme, così come si è fatto per l’approvazione di questa legge, per costruire un futuro in cui la sostenibilità e il rispetto per l’ambiente siano al centro delle nostre scelte politiche e sociali.
La legge in questione definisce una mappa sulle azioni da attuare definendo la biodiversità sotto l’aspetto genetico, specifico ed ecosistema ed agendo attraverso la conservazione vegetale ed animale sia che siano allocate in ambienti distanti o propri della loro collocazione naturale. Per questo è stata posta una attenzione particolare ai fenomeni di biopirateria con l’impegno della Regione a ripristinare siti ambientali degradati in primis con specie autoctone.
Ci può spiegare il problema della biopirateria in Sardegna e le risposte che le norme danno alle varie modalità di danneggiamento della flora.
Purtroppo, spesso noi sardi non ci rendiamo conto del patrimonio vegetale che custodiamo nei nostri territori. Nel frattempo, altri ne abusano o addirittura se ne appropriano, brevettando le nostre specie più produttive e mettendoci in difficoltà. Un esempio emblematico, ripetuto da vari esperti, riguarda una specie vegetale autoctona della Sardegna, che è stata trasferita in un altro continente, brevettata e utilizzata da una multinazionale per la produzione di cosmetici e medicinali. Oggi, per poter utilizzare questa preziosa risorsa sarda per creare prodotti simili, siamo costretti a chiedere un’autorizzazione. È giusto tutto ciò? Per questo la legge ha anche l’obiettivo di tutelare le nostre specie autoctone, ma va oltre: promuove la catalogazione e la valorizzazione del nostro patrimonio naturale. Solo così possiamo difendere i nostri beni e riconoscere il loro valore nel contesto generale.
C’è un successivo passaggio nella legge di particolare rilievo quando autorizza gli istituti di ricerca regionale, le Università, le associazioni protezionistiche e di ricerca alla raccolta di piante autoctone. Il tutto sotto la guida e la vigilanza di una Commissione tecnica e scientifica per la protezione della flora. Con quali finalità e quali saranno i compiti della Commissione?
La Commissione dispone delle competenze tecnico-scientifiche necessarie per redigere, aggiornare e monitorare lo stato attuale delle nostre specie e i loro cambiamenti nel tempo. Inoltre, promuove interventi di conservazione per garantire anche il ripristino degli ecosistemi compromessi.
Non scordiamoci che la flora autoctona svolge un ruolo fondamentale nel ripristino degli ecosistemi naturali. Gli ecosistemi terrestri presentano una complessa rete di interazioni tra specie vegetali, animali e microorganismi, che sono stati significativamente alterati dalle attività umane. Per affrontare e risolvere alcune criticità, è cruciale lavorare al ripristino degli equilibri compromessi; pertanto, il lavoro della Commissione permanente riveste un’importanza primaria.
La distruzione degli habitat è frequentemente causata dall’introduzione di specie invasive, mentre il cambiamento climatico rappresenta un’ulteriore minaccia per i nostri habitat naturali. In questo scenario, la ricolonizzazione e la reintroduzione di piante autoctone emergono come strategie vitali per il riequilibrio e la rigenerazione ecologica. Recenti studi mostrano che il ripristino della flora originaria non solo stabilizza il terreno e migliora la qualità dell’aria, ma favorisce anche una maggiore biodiversità. Le specie native forniscono habitat indispensabili per numerosi organismi endemici, contribuendo così a creare un tessuto ecologico più resiliente e autosufficiente.
Negli articoli 11, 12 e 13 i confini di partecipazione all’obiettivo della conoscenza e della conservazione vengono estesi a favore di una partecipazione a progetti europei e ad una collaborazione internazionale, oltre ad uno sviluppo della divulgazione della conoscenza nelle scuole. Può descrivercene l’importanza?
La consapevolezza e la conoscenza sono fondamentali. Nel corso del tempo, abbiamo costruito una società predatoria, capace di distruggere in nome del profitto. È essenziale che ognuno di noi prenda coscienza che il tempo è scaduto. È necessario un lavoro culturale profondo per comprendere che dobbiamo intervenire rapidamente, anche nei processi di rinaturalizzazione, rispettando la natura e i nostri habitat naturali. Altrimenti, ci attendono tempi molto difficili nel prossimo futuro. Per questo motivo, è importante accelerare i progetti di ricerca e sviluppo, coinvolgendo le università e promuovendo campagne di sensibilizzazione fin dalle scuole dell’infanzia e primarie, per diffondere la cultura del rispetto, della salvaguardia e dell’importanza di questi valori.
La flora sarda può rappresentare anche un come volano per l’economia. In quali settori?
Certo! I settori sono numerosi; per citarne alcuni, ci sono la cosmesi, la farmaceutica, il tessile e l’alimentare, oltre a molti altri. È fondamentale anche promuovere la cultura della ricerca e dello sviluppo, affinché i giovani possano sperimentare nuovi prodotti sostenibili sul mercato.
Ora che la legge è ultimata, ci può descrivere i lavori preparatori, le difficoltà , le curiosità e le soddisfazioni addentrandosi in questa materia?
Le difficoltà nell’approvazione di un testo di legge sono sempre presenti, poiché ognuno ha le proprie sensibilità. Grazie al lavoro sinergico tra la maggioranza e alla leale collaborazione della minoranza, e soprattutto al qualificato supporto del mondo accademico (Università di Cagliari e Sassari) e della Società Botanica Italiana, così come di tutti i soggetti coinvolti, siamo riusciti a trovare una sintesi capace di unire e di approvare una legge che la Sardegna attendeva da 50 anni, ricordando che era l’unica regione in Italia a non avere ancora un testo legislativo in materia.
Un’ ultima domanda. La sua attenzione all’ambiente si è rivolta anche alla realizzazione del progetto di un parco naturalistico nella laguna di Santa Gilla, nel Comune di Elmas dove lei è sindaca, finanziato per poco meno di 6 milioni di euro. Che cosa prevede il progetto e che tempi prevede per la sua ultimazione?
Sì, Elmas è bagnata dalla laguna di Santa Gilla, precisamente nella zona di Giliacquas, che rappresenta il bene ambientale più prezioso e importante del nostro territorio. Il progetto è nato grazie a un finanziamento del PNRR e prevede la riqualificazione dell’intero waterfront. Questa rinaturalizzazione garantirà una valorizzazione dell’ecosistema lagunare e offrirà ai cittadini, ai turisti e a chi desidera godere di un angolo di pace l’opportunità di farlo.
Il progetto è già in fase di realizzazione e segue il cronoprogramma del PNRR; pertanto, i lavori dovrebbero essere completati e rendicontati entro metà del 2026. Non si tratta di un progetto semplice, poiché l’area presenta molte peculiarità, essendo una zona sensibile e protetta. Tuttavia, siamo fiduciosi e convinti che rappresenterà un valore aggiunto per tutta la nostra comunità e per l’area metropolitana di Cagliari, anche perché si tratta di una zona unica e speciale, con tramonti e colori indescrivibili.