Per il futuro di Portoscuso ancora veleni. La salute degli abitanti non ha alcun valore
16 Ottobre 2017[Paola Correddu]
Parrebbe imminente la chiusura delle pratiche autorizzative per il riavvio dello stabilimento di Eurallumina, fermo da oltre 8 anni. Al favorevole buon esito della procedura, se ci sarà, un contribuito determinante lo avrà dato il Senatore Silvio Lai, firmatario di un emendamento al D.L. n 91/2017, convertito nella L. 123/2017, che porterà al raddoppio del bacino dei fanghi rossi di Portoscuso, con innalzamento dell’esistente di 10 metri, per un totale di 46 metri d’altezza e 178 ettari di superficie.
Con l’emendamento Lai si sottraggono dal relativo regime, con effetto retroattivo, le aree gravate da uso civico che siano state destinate, in violazione di legge, alla realizzazione di interventi industriali per il perseguimento “dell’interesse generale dello sviluppo economico della Sardegna”.
L’emendamento, strumentalmente poco comprensibile visto che non indica le reali implicazioni conseguenti alla rimozione dei vincoli, non “dichiara impossibile la presenza di usi civici nelle zone industriali”, come affermato erroneamente dal Sen. Lai nel suo articolo pubblicato sulla Nuova Sardegna del 25 settembre, ma riconosce retroattivamente la validità e l’efficacia di atti adottati in violazione di legge. In pratica una sanatoria per le azioni che improvvidamente hanno spogliato le comunità locali di un diritto collettivo, generando condizioni di grave compromissione dell’ambiente.
Nelle aree gravate da uso civico illecitamente piegate all’utilizzo industriale, segnatamente nella discarica di Eurallumina, non pascolano greggi né si producono alimenti, contrariamente a quanto pensa il Sen. Lai, essendo tecnicamente impossibile coltivare nei fanghi rossi.
Anzi, la Direzione Generale dell’ASL n° 7 di Carbonia, nel comunicare l’esito dei monitoraggi condotti in collaborazione con l’ISPRA e l’Istituto Superiore di Sanità, con nota PG /201416911 dell’11.06.2014, invitava il Sindaco di Portoscuso ad assumere provvedimenti urgenti per: vietare la commercializzazione e il conferimento del latte ovicaprino proveniente dal territorio comunale; vietare la movimentazione in vita e l’avvio al macello dei capi allevati presso le attività produttive del territorio; vietare la raccolta di mitili e granchi; vietare la commercializzazione e limitare l’uso di prodotti ortofrutticoli e vitivinicoli locali.
Ma già nel gennaio 2012 la stessa ASL n° 7 di Carbonia, in seguito alle comunicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero dell’Ambiente, emetteva un comunicato stampa con cui sollecitava la popolazione a ridurre il consumo di prodotti ortofrutticoli provenienti da terreni ubicati nel Comune di Portoscuso nella fascia di età dei bambini da 0 a 3 anni.
C’è di più. Addirittura nel 2008 l’Università di Cagliari, Dipartimento di Sanità Pubblica, affermava chiaramente la sussistenza di deficit cognitivi in un campione di bambini di Portoscuso, dovuti a valori di piombo nel sangue superiori a 10 milligrammi per decilitro, considerato che esiste una correlazione statistica fra concentrazioni di piombemia e riduzione del quoziente intellettivo.
La situazione ambientale/sanitaria dei residenti di Portoscuso, particolarmente per la fascia infantile , è, allo stato attuale, da considerarsi drammatica e a nulla è valsa la chiusura degli stabilimenti di Eurallumina ed Alcoa, ora in odore di riapertura, che non ha determinato l’abbassamento delle concentrazioni degli inquinanti tossico nocivi a cui è esposta la popolazione. Come attesta l’ultima relazione dell’ARPAS, dipartimento Sulcis, del 2014, a cui si è data ben poca rilevanza nonostante il contenuto allarmante, queste sostanze molto pericolose per la salute umana superano i limiti previsti dalla legge ben oltre l’immaginabile.
Ai decisori politici tutti e al Sen. Lai non sarà di certo sfuggito che la zona di Portoscuso è inserita nel Sito di Interesse Nazionale (SIN) Sulcis-Iglesiente-Guspinese, area contaminata nelle sue matrici in maniera così estesa da essere classificata tra le più pericolose d’ Italia, con necessità di interventi di bonifica ambientale del suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee . Caratteristica dei SIN è la necessità che i carichi inquinanti diminuiscano non che aumetino. Lo studio epidemiologico dell’Istituto Superiore di Sanità (Studio S.E.N.T.I.E.R.I. 2011) ha documentato eccessi di mortalità in entrambi i sessi per malattie polmonari e per tumori dell’apparato respiratorio e della pleura. Nei bambini, in particolare, si è rilevato un eccesso di mortalità perinatale e di ricoveri per asma.
E’ in questo scenario, che vede Portoscuso, come luogo di maggior degrado per la presenza di una discarica a cielo aperto contenente i veleni di Eurallumina, in cui la posta in gioco è la salute dei cittadini, messa a rischio da un’attività industriale che non ha di certo perseguito l’interesse generale né favorito lo sviluppo economico della Sardegna, che si prevede l’ampliamento del bacino dei fanghi esistente.
Una scelta immorale, una condanna per questa e le future generazioni di Sardi, che ripropone il solito vecchio ricatto “più lavoro e meno salute” tanto caro anche a chi governa oggi la Sardegna, che vede l’industria come unico modello di sviluppo, evitando di decidere sulle bonifiche.
Una scelta che si muove nel solco dell’illiceità visto che sulla attività pregressa di Eurallumina, che di certo non sembra avere le carte in regola per ritenersi una”industria pulita e sicura”, come definita dal Sen. Lai, pende un procedimento penale per disastro ambientale.
L’emendamento Lai sembra ignorare che la Corte Costituzionale ha più volte affermato come gli usi civici, originariamente connessi all’esercizio del pascolo e del legnatico, si siano caricati di altri interessi generali, tra cui quello della conservazione (o del recupero se perdute) di idonee condizioni ambientali e paesaggistiche. La rimozione dei vincoli che esso contiene consentirà la conclusione favorevole della Valutazione di Impatto Ambientale del progetto di ampliamento dei vasconi di Eurallumina, bloccata perché in contrasto con il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali, che vieta di realizzare e/o ampliare discariche nelle zone gravate da usi civici. Quel famoso coltello contro il blindato, metafora usata dal Sen. Lai. Sono proprio i granellini di sabbia a bloccare l’ingranaggio. Ed ora il granellino è stato rimosso.
Paola Correddu è la Vice Presidente ISDE Sardegna