G8 alla Maddalena
1 Luglio 2007Costantino Cossu
Appena spento il coro quasi unanime degli osanna che hanno accompagnato l’annuncio della decisione di tenere il prossimo G8, nel 2009, alla Maddalena, vorremmo spiegare perché per noi, invece, quella decisione è sbagliata. E’ sbagliata, innanzitutto, perché è sbagliato il G8. Il vertice dei cosiddetti grandi del pianeta, come li definiscono nel loro trionfalistico comunicato Prodi e D’Alema, ha ormai dimostrato tutta la sua inutilità. Nessuna delle grandi questioni inscritte nell’agenda internazionale – dall’ambiente all’immigrazione, dalle politiche energetiche a quelle del lavoro – trova nei summit risposte minimamente adeguate. Basti per ultimo quanto è appena accaduto a Rostock in tema di riduzione dei rischi ormai più che probabili di un prossimo collasso dell’ecosistema planetario. I vertici tra i grandi del pianeta al pianeta non servono proprio. Sono tanti e tali i contrasti tra i governi ed è così forte la tendenza dell’amministrazione Bush a proseguire nella linea di una gestione unilaterale delle principali questioni in discussione, che i G8 sono in partenza destinati a produrre quasi niente. Sono montagne che partoriscono topolini. Ma al di là della loro pratica inutilità, i vertici sono sbagliati per un motivo molto più sostanziale. Essi sono uno degli snodi di un sistema istituzionale internazionale che riduce drasticamente i margini della democrazia rappresentativa. E’ un sistema che tende a sottrarre il più possibile il controllo delle decisioni alle istanze di base, per concentrare sempre più potere negli esecutivi e nei capi degli esecutivi, in una persona sola. E chi non ci sta viene messo fuori, magari a colpi di manganello o di pistola, come a Genova. Senza questo sistema la “rivoluzione” neoliberista, cominciata nella seconda metà degli anni Settanta, non avrebbe mai potuto affermarsi. Oggi si discute di crisi della rappresentanza. Che esiste davvero ed è molto grave. Ma la cosiddetta postdemocrazia di cui parlano illustri politologi che cos’è se non un prodotto della “rivoluzione” neoliberista? La postdemocrazia, ovvero la riduzione drammatica degli spazi di partecipazione democratica, ha un preciso segno di classe. Il capitalismo è un Proteo – antico genio del mare – che nel suo mutare per mantenere intatto il dominio produce anche le forme di governo e di gestione del consenso più funzionali a quel mantenimento. Bisognerebbe tenere ben presente questo quando si analizzano gli effetti della nascita in Italia di una cosa come il Partito democratico; bisognerebbe tener ben presente questo quando si esprimono valutazioni sull’impianto politico di fondo del discorso di autoinvestitura pronunciato da Walter Veltroni al Lingotto. I movimenti sono una risposta alla crisi della democrazia della rappresentanza. La sinistra deve farsi carico di questa crisi sapendo che i modi classici della democrazia rappresentativa, fondati sulla preminenza della forma partito, sono probabilmente superati per sempre. Stare dalla parte dei movimenti contro i G8 significa anche questo.
Doppiamente sbagliata è la decisione annunciata da Prodi e da D’Alema in quanto il summit si terrà alla Maddalena. In un posto, cioè, che è uno dei luoghi simbolo del movimento pacifista italiano. Portare lì un evento che rappresenta con un’evidenza estrema, come abbiamo appena provato a dire, il più puro precipitato istituzionale della grande e vincente controffensiva liberista contro il lavoro e contro la democrazia è una scelta che nessuna forza di sinistra può condividere. E infatti non solo dai movimenti, ma anche da Rifondazione al Pcdi ai Verdi è arrivato un no netto. Dal centrosinistra, invece, manifestazioni persino ridicole di entusiasmo. Estrema soddisfazione è stata manifestata da Prodi e da D’Alema, leader nazionali del nascente Partito Democratico, ma anche da Renato Soru, che è uno dei 45 che del Pd dovranno seguire e favorire il travagliato parto. Il che conferma che con la sinistra, con i valori della sinistra e con la necessità sempre più evidente e sempre più pressante di mettere in gioco quei valori di fronte alle nuove sfide, il Pd e i suoi dirigenti – Renato Soru compreso – c’entrano davvero poco. Segniamocelo nell’agenda nazionale e sarda dei prossimi anni.
Due parole, per finire, vanno spese sulle motivazioni che Soru ha addotto per giustificare la scelta della Maddalena come sede del prossimo G8 (scelta da l presidente della Giunta caldeggiata con il governo Prodi e a lungo contrattata). Il Governatore (termine orribile che però a Soru, a questo punto, calza davvero benissimo) ha detto che si tratta di un risarcimento ai maddalenini per i danni causati all’economia dell’arcipelago dalla dismissione della base della Us Navy. La Maddalena ha una forte vocazione turistica. Dato che che l’isola è anche sede di un parco naturalistico nazionale,questa vocazione potrebbe essere coniugata con il rispetto dell’ambiente, secondo un modello virtuoso che raramente s’è visto applicare sulle coste sarde e non solo su quelle. Questa dovrebbe essere la strada da percorrere per riconvertire l’economia dell’arcipelago dopo che gli americani, il prossimo anno, andranno via. La strada della sperimentazione di un modello di sviluppo turistico virtuoso, che sappia tenere insieme industria delle vacanze e rispetto degli equilibri ambientali. Un turismo a forti contenuti ambientali e culturali, che sui mercati internazionali incrocia, come Soru sa benissimo, una domanda sempre crescente. E allora perché risarcire i maddalenini con un’energica iniezione di denaro pubblico, da Roma e da Cagliari, per costruire alberghi per i protagonisti del G8? Perché denaro a pioggia fuori da qualsiasi progetto organico di intervento? Solo un altro uomo politico, in Sardegna, ha mostrato per la scelta del summit alla Maddalena un entusiasmo pari a quello del Governatore. E’ Settimio Nizzi, l’ex sindaco forzista di Olbia, quello al quale nelle foto scattate durante le campagne elettorali Silvio Berlusconi fa le corna sulla testa. Nizzi è un coerente fautore di un modello di sviluppo turistico predatorio, dentro il quale, evidentemente, ci sta non solo il progetto di Costa Turchese che insieme a Marina Berlusconi il leaderino sardo di Forza Italia vorrebbe realizzare, ma anche il grande circo del G8. Un circo finanziato coi soldi presi dalle tasche di tutti gli italiani per raddoppiare la pista dell’aeroporto Costa Smeralda e per aggiungere altro cemento a quello che già copre le coste della Gallura. Un progetto scellerato, sponsorizzato da un presidente del Consiglio e da un presidente della Regione che si dimostrano, una volta di più, molto lontani dagli impegni presi con i loro elettori.
2 Luglio 2007 alle 10:55
Spero che il contributo di Costantino Cossu possa essere utile a spingere il processo di incontro delle sinistre su un terreno meno deprimente. Aggiungo due riflessioni. È politicamente e moralmente irresponsabile che si parli trionfalmente di un prossimo G8 in Italia dopo la mattanza di corpi e valori consumata a Genova: voler smacchiare il sangue del 2001 nelle acque dell’arcipelago è un atto di insolente arroganza, e così verrà letto in tutto il mondo. Inoltre, non è possibile non registrare che il primo atto formale dopo l’orgasmico annuncio sia stata la delibera unanime del consiglio comunale maddalenino che “sfiducia” il Parco nazionale. Voglia di “mani libere”? Tempistica politica? È in ogni caso l’ulteriore conferma di come solo in Sardegna un parco nazionale sia considerato un male. Propongo che un argomentato “No al G8 senza se e senza ma (alla Maddalena o meno)” sia di preambolo a tutti gli incontri dei pezzi della sinistra “che speme non ha”, sarda o nazionale.
2 Luglio 2007 alle 11:00
“Un circo finanziato coi soldi presi dalle tasche di tutti “,Non c`e` da stupirsi! Molto spesso l`informazione come ben sappiamo viene filtrata e distorta, altre volte neanche divulgata ma al contrario soffocata. Proprio grazie a questo e` possibile mettere in piedi un festival con architetti di caratura mondiale tra i quali presenziano 4 premi nobel utilizzando 500.000,00 euro di denaro pubblico come se fossero noccioline.
Questo e quanto e` successo dal 29 giugno al 1 luglio a Cagliari al “FESTARCH”, primo festival dell`architettura in Sardegna. Dove illustri personaggi dell`architettura a livello internazionale che lavorano sul territorio e si occupano della trasformazione urbana e riqualificazione di aree periferiche e industriali dismesse, si sono seduti intorno ad un tavolo a discuterne, portando le loro esperienze, sorvolando sui problemi reali del territorio Sardo, senza dare peso a quelli che sono realmente i luoghi su cui lavorare e attuare un progetto di riqualificazione.
10 Luglio 2007 alle 18:39
Condivido totalmente quanto scritto da Costantino.
Una proposta: siccome in ogni caso sarà difficile evitare qua (e altrove) un altro G8, forse sarebbe più utile rendere visibile un’idea diversa del mondo e dei luoghi della Sardegna organizzando in un altro luogo sardo un appuntamento di alto profilo dei movimenti, con esperti ai massimi livelli sui temi ambientali e culturali. Ovviamente la critica al G8 di La Maddalena
deve essere intransigente, perchè non è possibile nessuna mediazione con quell’evento: ma deve giocarsi sul piano delle idee e della superiorità di una proposta diversa.
1 Agosto 2007 alle 23:17
il g8 della maddalena potrebbe trasformarsi in una buona occasione per mostrare agli otto piccoli nani tutta la loro incongruenza ed inconcludenza: occorrerebbe far convenire in quei pressi i cosiddetti “clandestini” che cercano di sfuggire alla morte per fame; i bambini africani malati di aids senza sapere il perchè; gli uccelli acquatici imbrattati di petrolio. si potrebbe organizzare una mostra fotografica delle armi e delle mine fabbricate dalle industrie dei paesi evoluti associata ed una che mostri foto di innocenti massacrati in nome del traffico d’ armi. si potrebbero mostrare la documentazione e i contratti con i quali vengono commissionati gli armamenti statali. sbattiamo in faccia agli 8 grandi la loro miserevole piccolezza