G8. Dalle stellette ai 5 stelle
15 Luglio 2007Sante Maurizi
L’avvicinarsi del sesto anniversario dei fatti di Genova, il succedersi quotidiano di temi e notizie che con quella vicenda hanno a che fare impongono qualche ulteriore riflessione. A metà giugno il trionfale annuncio del G8 in Sardegna nel 2009, sull’isola della Maddalena: il debito di storiche servitù militari sarà saldato con una valanga di finanziamenti utili a tamponare i problemi seguenti l’annunciato addio della base americana. «C’è questo desiderio di rilancio, di far conoscere uno dei posti più belli del mondo, nel quale i membri del G8 si troveranno benissimo» ha dichiarato con piglio da albergatore Romano Prodi. E il plauso – a parte Arci e movimenti, Rc, Verdi, Pdci – è stato consistente, compresi gli indipendentisi sardi che pensano di mettersi in mostra in una vetrina mondiale.
Il primo atto formale dopo la notizia è stata la delibera unanime del consiglio comunale maddalenino – sinistre comprese – con la quale si chiede l’abolizione del parco nazionale situato nell’arcipelago. Tempistica politico-mediatica? Voglia di mani libere nelle procedure di ridisegno di quei territori? Per Giuseppe Bonanno, presidente del Parco, il segnale è chiaro: «Vogliono soltanto i beni dismessi dal ministero della Difesa». È in ogni caso l’ulteriore conferma di come solo in Sardegna un parco nazionale sia considerato un male, così come mostra anche la vicenda dell’affossamento del parco del Gennargentu nella quale ruolo primario ha avuto il latore isolano della notizia-G8, Renato Soru, vero uomo nuovo del prossimo partito democratico.
L’argomento è di quelli sui quali la sinistra gioca la sua ragion d’essere, concreta e simbolica. Le attese delle popolazioni nella riconversione civile di un luogo che con i militari ha sempre avuto a che fare – 300 dipendenti a rischio disoccupazione, 1200 senza lavoro su 12 mila abitanti – sono un dato da prendere molto sul serio: il delicatissimo equilibrio fra attività umane e ambiente – che comprende tra l’altro vasta cubatura di fortificazioni, arsenali, caserme e ospedali militari – chiama a uno sforzo vero di elaborazione e condivisione. Lo sventolare della bandiera del G8 sulla montagna di danaro attesa per l’evento inumidirà il ciglio di convitati e sostenitori di quel modello di sviluppo che vede nei grandi alberghi, nella cantieristica nautica d’alto bordo, nelle «infrastrutture» e nei «servizi» l’unico orizzonte possibile: per passare direttamente dalle stellette ai «5 stelle».
Bisogna che quelle sinistre un po’ depresse che stanno ancora decidendo come incontrarsi facciano della partita G8 alla Maddalena una questione nazionale. E dicano a voce alta e forte che è politicamente e moralmente irresponsabile parlare trionfalmente di un prossimo G8 in Italia dopo la mattanza di corpi e valori consumata a Genova: voler smacchiare il sangue del 2001 nelle acque dell’arcipelago sardo è un atto insolente, e così verrà letto in tutto il mondo che dovrebbe interessare chi si colloca a sinistra. Che un argomentato «No al G8 senza se e senza ma» (alla Maddalena o meno) sia di preambolo a tutti gli incontri dei pezzi della sinistra «che speme non ha».