Giovanni Ruggeri: politico appassionato, profeta inascoltato
16 Giugno 2017Ottavio Olita
Vent’anni fa, la notte tra il 12 e il 13 gennaio, moriva Giovanni Ruggeri, da due anni sindaco di Elmas. Il suo corpo, carbonizzato, venne trovato all’interno della sua auto, una Peugeot 309, data alle fiamme in uno spiazzo dell’area industriale. Morte misteriosa perché non è mai stato sciolto con certezza il dubbio se si sia trattato di suicidio o omicidio. Quattro mesi più tardi avrebbe compiuto 51 anni.
La sua vicenda umana e il suo esemplare impegno sindacale e politico vengono ora ricostruiti in un documentatissimo libro scritto da Antonio Sitzia, uno dei principali animatori del circolo di lettura ‘Equilibri’ di Elmas: “Giovanni Ruggeri – Operaio dirigente” (Edizioni Abba).
L’autore, probabilmente per non farsi trasportare dal forte legame di ammirazione ed affetto che lo legava all’uomo politico scomparso in modo tanto tragico, arricchisce ogni capitolo della sua ricostruzione con la citazione delle fonti dalle quali ha attinto. Così facendo riesce a dare il massimo della credibilità al racconto.
Figlio di un operaio comunista, Giovanni Ruggeri comincia a lavorare poco dopo la licenza elementare. A 14 anni fa l’operaio. Più tardi raggiunge uno dei fratelli emigrato a Torino. Quindi il rientro per lavorare alla Selpa fabbrica nella quale comincia il suo forte impegno sindacale. Sono gli anni ’70, con il vertiginoso processo di industrializzazione chimica del quale Giovanni Ruggeri comincia ad intravedere tutti i rischi. Ma in pochi condividono i suoi allarmi.
Negli anni ’80 trasferisce in politica la grande competenza maturata nelle lotte operaie condotte in prima persona insieme con migliaia di altri operai. Nel giugno del 1984 viene eletto Consigliere Regionale per il Pci nella Nona Legislatura. Cambiati gli scenari nei quali opera, non cambia di una virgola il suo impegno: la sicurezza sui luoghi di lavoro, l’occupazione, la tutela degli interessi sardi contro i grandi avventurieri che ottengono denaro pubblico a fondo perduto senza operare interventi che servano realmente alla nostra economia. Prosegue anche la sua strenua e mai interrotta lotta per la tutela prima e il risanamento poi della stagno di Santa Gilla, ‘Su stani’. Tutti i suoi interventi sono sempre volti a coinvolgere tutto il mondo politico, non soltanto il partito al quale aderisce. Ma non viene ascoltato.
Nell’aprile del 1989 si svolgono le elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale. E’ la decima legislatura. Ruggeri viene rieletto. Nella nuova Assemblea comincia la sua azione incessante a sostegno di un’industria di trasformazione che serva realmente all’economia isolana collegandola alle piccole e medie imprese, all’artigianato, all’agroalimentare. Quando il 3 febbraio del 1990 nasce il PDS sulle ceneri del Pci, Giovanni Ruggeri vi aderisce con la voglia di superare le lacerazioni che si erano vissute al congresso fondativo di Rimini.
Le tante vertenze aperte e non risolte cominciano a minare la sua fiducia nella funzione della politica istituzionale perché diviene sempre più evidente il contrasto fra centri di potere e vita quotidiana dei cittadini. Così nel marzo del 1993 pronuncia in Aula un durissimo intervento che sembra preannunciare i tempi bui vissuti successivamente. Dice tra l’altro: “Non possiamo più pagare a piè di lista iniziative varie (…) dove spesso la quota più rilevante riguarda le cene, riguarda i convegni lussuosissimi, con le serate di gala cui viene invitata la Cagliari bene e quant’altro (…). Una cosa è il convegno scientifico utile a far crescere tutti, altra cosa è la cena da 150 mila lire a persona (…). Io sono favorevole all’ospitalità, ma quando l’ospitalità eccede può rivelarsi persino volgare (…). E bisogna regolamentare anche i viaggi, perché è una cosa assurda che ogni volta che c’è una mostra debbano viaggiare a decine, con mogli, figli, fidanzate, nipoti (…) Bisogna viaggiare quando è utile”. Il suo forte senso morale non poteva immaginare che quell’accorato allarme sarebbe stato ascoltato, molti anni dopo, solo dai magistrati inquirenti che hanno aperto fascicoli di indagine sull’uso improprio del denaro pubblico.
Ultimo capitolo della sua vita, la battaglia per ridare ad Elmas l’autonomia da Cagliari, autonomia cancellata nel 1937 da regime fascista. Battaglia vinta, nonostante l’opposizione di alcune forze politiche del capoluogo. E una volta sindaco, nel 1995, avvia un altro progetto di grandissima attualità, il Piano Life Natura, capace di legare tutela ambientale ed economia, sua grandissima intuizione fin dai primi passi in politica.
E’ morto prima di vederne la concretizzazione. Così che Antonio Sitzia può chiudere il suo bel libro rendendogli omaggio in modo commovente: “(…) questo lavorio a costruire relazioni e speranze con chi ha bisogno, il vagheggiare la Città del Sole e la Città di Dio, rendono il personaggio Ruggeri ancora più distante dai tanti politici di oggi, dirigenti senza partito, alla perenne ricerca delle luci della ribalta, del potere legittimato dall’ambizione e non dal consenso. E allo stesso tempo lo rendono viceversa ancora più vicino a quanti pensano ancora all’impegno politico con disinteresse, senso del limite, passione civile e salda moralità”.