Giustizia per Capo Caccia
16 Dicembre 2020[Stefano Deliperi]
Alghero, Capo Caccia, accadono cose che sembravano consegnate definitivamente al passato.
In breve tempo, incredibilmente, nell’area dell’Hotel Capo Caccia, acquisito nel 2019 da una cordata di imprenditori capeggiata da Francesco Biasion, titolare della società siderurgica Bifrangi e del vicino “Condominio Eurotel Capocaccia”, altra struttura ricettiva che ha visto lustri di analoghi contenziosi giudiziari, è stato realizzato “il disboscamento totale effettuato su un bosco misto di Ginepri e Conifere eseguito per una porzione di circa un 6000 mq, in assenza di qualsiasi autorizzazione paesaggistica ed anche della valutazione di incidenza ambientale (Vinca)” (vds. Parco di Porto Conte, sequestro di un’area disboscata, in sito web istituzionale C.F.V.A., 7 dicembre 2020).
Il taglio boschivo “in danno di un soprassuolo caratterizzato dalla presenza di Ginepri secolari e numerosissime piante di Pino”, costituisce un vero e proprio delitto ambientale, in area particolarmente protetta.
L’area è stata posta sotto sequestro preventivo da parte del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, per evitare che il danno ambientale fosse ancora maggiore.
Ecco che cosa emerge dalle dichiarazioni riferibili ad amministrazioni pubbliche competenti in materia di gestione del territorio:
* Comune di Alghero: “Fin da subito l’Amministrazione attraverso il dirigente competente, in costante contatto con Sindaco e Assessore, ha stretto i contatti con gli enti interessati, al fine di fare immediatamente chiarezza sull’operazione in corso. Per quanto riguarda eventuali autorizzazioni di competenza dell’Amministrazione comunale relativamente alla società proprietaria dell’area oggetto di sequestro, esistono due richieste effettuate tramite modello F13, cosiddette ‘giorni zero’ o ‘edilizia libera’, relativi alla demolizione senza ricostruzione di un muretto di delimitazione all’interno dell’area di proprietà e la richiesta di manutenzione straordinaria delle piazzole prendisole, scivolo ed alaggio di piccole imbarcazioni, e pontile fisso, che tra l’altro risulta sospesa. Relativamente all’aspetto ambientale, quindi legato alle eventuali operazioni di disboscamento, non risultano richieste di autorizzazione di alcun intervento, e quindi provvedimenti di rilascio del Servizio Tutela del Paesaggio del Comune di Alghero, ovviamente per la parte che gli compete; così come non esistono richieste di autorizzazioni per la rimozione di essenze o alberate interessate da vincoli particolari all’ente preposto, in questo caso il Corpo Forestale. Alla luce di questi eventi, il nostro Servizio provvederà all’azione di vigilanza edilizia, collaborando e mettendosi a disposizione dell’autorità giudiziaria. L’Amministrazione comunica altresì che, qualora venga rilevata l’ipotesi di danno ambientale non esiterà a costituirsi Parte Civile in un eventuale processo, perché è ferma la condanna per azioni così gravi, soprattutto perché perpetrate senza alcuna autorizzazione, e senza nemmeno dimostrare un minimo di sensibilità ambientale e paesaggistica, che dovrebbe essere prioritaria in contesti unici, ancor di più quando si tratta di interventi di riqualificazione” (Alguer.it, 10 dicembre 2020);
* Raimondo Tilocca, Presidente dell’Azienda speciale di gestione del Parco naturale regionale di Porto Conte: “Riguardo la vicenda relativa al taglio di essenze arboree nell’area del Parco Naturale Regionale di Porto Conte, in località Punta del Quadro, preme evidenziare che quanto realizzato è oggetto di indagine di Polizia Giudiziaria e perciò è nostro dovere attendere gli esiti di tali indagini restando a completa disposizione degli organi inquirenti. Per quanto attiene le autorizzazioni, il Parco, nel ribadire la propria competenza nelle materie ambientali, sottolinea che non ha provveduto a rilasciare alcuna autorizzazione, comunicando alla proprietà (in data febbraio 2020) l’esigenza di una formale attivazione presso gli uffici Suape del Comune di Alghero di apposita procedura corredata da dettagliato piano agronomico con evidenza delle modalità attuative da porre in essere e conseguenti eventuali misure di mitigazione sui potenziali impatti generati dall’attività in argomento sugli habitat prioritari. Le medesime precauzioni sono state richieste con riferimento ai soli tagli colturali autorizzati riguardanti esclusivamente le alberate, prive di alcun valore conservazionistico, che costituivano oggettivo pericolo per l’incolumità delle persone e dei fabbricati. Della questione in argomento sarà riferito nel corso della riunione dell’Assemblea del Parco già convocata per il giorno 16 dicembre” (Alguer.it, 9 dicembre 2020).
Queste, invece, le affermazioni attribuite a Lucido Baldini, rappresentante legale del Condominio Eurotel Capo Caccia: “le autorizzazioni sono state richieste e addirittura il corpo forestale ha effettuato un sopralluogo nell’estate del 2019 e uno quest’anno per verificare lo stato dell’arte”. Baldini ha dichiarato inoltre che lo spianamento si è reso necessario anche per andare incontro alle regole antincendio. ”Anni di abbandono e di incuria hanno reso praticamente inaccessibile e molto pericoloso quello spazio, abbiamo già seminato quello che sarà il prato verde e a regime pianteremo le piante autoctone della Sardegna” ha concluso l’amministratore (Sardegna Press, 9 dicembre 2020).
Si parla, quindi, di “autorizzazioni richieste”, ma non di autorizzazioni ottenute, e di “regole antincendio”.
In proposito, un complesso turistico (“i proprietari e/o conduttori di terreni appartenenti a qualunque categoria d’uso del suolo“), a questo fine, é tenuto “a ripulire da fieno, rovi, materiale secco di qualsiasi natura, l’area limitrofa a strade pubbliche, per una fascia di almeno 3 metri calcolati a partire dal limite delle relative pertinenze della strada medesima“, secondo le prescrizioni regionali antincendio 2020-2022 (deliberazione Giunta regionale 23 aprile 2020, n. 22/3, Allegato, art. 12, lettera a).
Poi (artt. 21-24) “devono essere dotati, lungo tutto il perimetro, di fasce parafuoco costituite da terreno privo di vegetazione, di larghezza variabile” (in piano 8-15 metri in caso di macchia mediterranea, 20 metri in caso di bosco) mentre “non sono richieste:
a. sui lati di confine con altri complessi ricettivi;
b. sui lati di confine con insediamenti ed infrastrutture civili;
c. sui lati confinanti con terreni interessati da aree agricole in attualità di coltivazione (frutteti, vigneti, orti, prati-pascoli irrigui, ecc.)” (art. 22).
E’ emerso il rilascio del provvedimento unico n. 2145 del 2 settembre 2019 del S.U.A.P.E. del Comune di Alghero con il solo “parere favorevole condizionato, da parte dell’ente gestore – azienda speciale Parco di Porto Conte“, con la richiesta di “minima asportazione di individui di Juniperus phoenicea e Chamaerops humilis”, atto che, però, ha autorizzato alla realizzazione di fasce parafuoco il Consorzio condominiale Pischina Salida mentre l’Hotel Capo Caccia, dove si è verificato lo scempio ambientale, non viene minimamente nominato.
Sebbene per qualcuno tagliare un bosco impedisce che vada a fuoco, “il disboscamento totale effettuato su un bosco misto di Ginepri e Conifere eseguito per una porzione di circa un 6000 mq” sembra un po’ eccessivo per la realizzazione di qualche fascia parafuoco.
Per stravolgere l’ambiente di Capo Caccia, come è accaduto, se fosse stato possibile, sarebbe stato necessario acquisire quantomeno:
* autorizzazione paesaggistica (art. 146 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.);
* provvedimento favorevole conclusivo del procedimento di valutazione di incidenza ambientale (art. 5 del D.P.R. n. 357/1997 e s.m.i.);
* nullaosta dell’Ente di gestione del Parco naturale regionale di Porto Conte (art. 21 della legge regionale n. 4/1999).
L’area costiera di Porto Conte rientra nell’omonimo parco naturale, è tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e con vincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23/1993), l’area è, inoltre, immediatamente contigua alla zona di protezione speciale –ZPS ITB013044 e nelsito di importanza comunitaria – SIC “Capo Caccia (con le Isole Foradada e Piana) e Punta del Giglio” (codice ITB010042), ai sensi delle direttive n. 92/43/CEE sulla tutela degli habitat e n. 09/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica. Nell’area interessata è presente, fra l’altro, un “mosaico di habitat composto da Matorral arborescenti a Juniperus spp. (5210) e arbusteti termo mediterranei e pre desertici (5330)” (nota Azienda speciale Parco di Porto Conte prot. n. 2673 del 6 agosto 2019).
Ad Alghero l’indignazione è stata generale, sindaco e maggioranza, opposizione consiliare, associazioni ambientaliste, così come tantissimi semplici cittadini. Curioso quanto accaduto nel mondo indipendentista isolano: alla forte reazione contro lo scempio ambientale da parte di Liberu fa da contraltare la posizione a sostegno dei lavori compiuti dall’azienda in mano veneta da parte di esponenti che probabilmente rappresentano forse poco più di se stessi. D’altra parte, la Sardegna è attualmente amministrata da esponenti indipendentisti d’obbedienza leghista e non c’è nulla da meravigliarsi.
Il Gruppo d’Intervento Giuridico odv fin da subito ha sostenuto l’azione del Corpo forestale e di vigilanza ambientale e, in caso di dibattimento penale, presenterà istanza di costituzione di parte civile con la richiesta di esemplare condanna dei responsabili.
C’è, comunque, qualcosa che le amministrazioni pubbliche competenti (Ministero per i beni e attività culturali e il turismo, Regione autonoma della Sardegna, Comune di Alghero) possono fare fin da subito per cercare di riparare il pesante danno ambientale: ordinare il ripristino ambientale a carico e spese dei trasgressori (art. 167 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.): il GrIG ha, pertanto, inoltrato (10 dicembre 2020) una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione dei provvedimenti di ripristino ambientale alle Amministrazioni pubbliche competenti, alla polizia giudiziaria e, per competenza, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari.
Un ultima considerazione, certamente non secondaria: non è azzardato ipotizzare che il taglio boschivo sia propedeutico agli aumenti volumetrici prospettati dal disegno di legge regionale n. 108 del 2020, più facili da realizzare senza l’ostacolo di un bosco, sebbene la giurisprudenza costituzionale in materia sia contraria in maniera chiara e inequivocabile.
Oltre 37 mila cittadini hanno già sottoscritto la petizione per la salvaguardia delle coste sarde, per il mantenimento dei vincoli di inedificabilità costieri, i vincoli di inedificabilità nella fascia dei 300 metri dalla battigia marina, stabiliti dalle normative vigenti e dalla disciplina del piano paesaggistico regionale (P.P.R.).
Migliaia e migliaia di cittadini chiedono a gran voce una scelta di salvaguardia ambientale, una scelta per preservare il futuro, una scelta di civiltà.
Una scelta di civiltà come il ripristino ambientale da realizzare a Capo Caccia.
Stefano Deliperi è il portavoce del Gruppo d’intervento Giuridico odv