Gli idrocarburi ad Arborea

1 Aprile 2013
Stefano Deliperi
Sulla Sardegna, come in altre regioni mediterranee, stanno giungendo in questi ultimi anni vere e proprie ondate di progetti di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e di ricerca di combustibili.
Dalla fine degli anni ’90 del secolo scorso è il momento dei progetti di centrali eoliche, sull’Isola e nei mari contigui, poi sono giunti i progetti di centrali a biomassa, di serre fotovoltaiche (non molte, visti gli investimenti necessari) e di centrali solari termodinamiche in aree agricole (e non industriali) e i progetti di ricerca per idrocarburi e gas naturale, attualmente molto gettonati.
C’è da chiedersi in primo luogo quali siano le reali motivazioni di questo interesse così acceso per la Sardegna.
Basti pensare che in tema di produzione energetica oggi l’Isola è del tutto autonoma rispetto alla rete nazionale. Può contare sulla potenza installata di circa 2.200 MW, pur impiegandone ogni giorno di solito 1.730 (e la notte solo 1.300). Con il  potenziamento dei trasporti via cavo (SAPEI e SACOI) fra Sardegna e la Penisola, non ne potranno comunque esser esportati più di 1.000 MW.
La finalità, nemmeno tanto nascosta, è in gran parte quella di lucrare sui certificati verdi e gli altri incentivi per le fonti rinnovabili e assimilate.
Secondo una ricerca del Comitato “No al progetto Eleonora”, sono ormai numerosi i permessi di ricerca per idrocarburi e gas naturale:
– Il Progetto Eleonora (44.300 ettari nella provincia di Oristano) per la ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi;
– Il Progetto Igia (18.700 ettari nel Medio Campidano) per la ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi (B.U.R.A.S. n. 7 dell’8 marzo 2012), mentre, secondo la richiesta presentata al Ministero per lo sviluppo economico, interesserebbe un progetto per la ricerca di risorse geotermiche;
– 7 progetti riguardano la ricerca di risorse geotermiche (su complessivamente 149.000 ettari);
– 3 progetti interessano la ricerca di idrocarburi a mare: due presentati dal Gruppo Saras s.p.a. per trivellazioni nel Golfo di Cagliari e nel Golfo di Oristano (entrambi i progetti sono stati finora non accolti), la terza di Puma Petroleum s.p.a. per un pozzo al largo di Capo Mannu, Sinis, OR).
Fra questi quello con la procedura amministrativa più avanzata è certo il permesso di ricerca di idrocarburi “Eleonora” del Gruppo Saras s.p.a. nel territorio comunale di Arborea (OR).
Secondo il Gruppo Saras s.p.a. vi sarebbero riserve da 1 a 3 miliardi di metri cubi di gas naturale, quantomeno “in grado di coprire l’intero fabbisogno della Provincia di Oristano per 25 anni”.
Ovviamente nessuno pensa a una qualche eventuale forma di beneficienza verso gli oristanesi, infatti i benefici per l’utenza isolana sarebbero tutti da verificare, visto che il gpl venduto oggi in Sardegna costa in media il doppio di quello venduto nel resto d’Italia, pur essendo prodotto a Sarroch proprio dal Gruppo Saras s.p.a.
Al termine della procedura di verifica preventiva – alla quale avevano partecipato con uno specifico atto di intervento (8 novembre 2011) le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra – giustamente la Giunta regionale della Sardegna aveva previsto (deliberazione Giunta regionale n. 16/12 del 18 aprile 2012) lo svolgimento del vincolante e preventivo procedimento di V.I.A.
Nel corso dei mesi la contestazione nei confronti del progetto “Eleonora” è cresciuta esponenzialmente, coinvolgendo aziende, scuole, comitati, semplici cittadini e anche le amministrazioni comunali della zona, inizialmente tiepide.
Lo scorso 13 marzo è stato avviato il procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.).
Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra hanno inoltrato (17 marzo 2013) al Servizio S.A.V.I. dell’Assessorato della difesa dell’ambiente della Regione autonoma della Sardegna un primo atto di “osservazioni” nel procedimento di V.I.A. riguardante il progetto di perforazione esplorativa (a circa 3.000 metri di profondità) concernente il permesso di ricerca di idrocarburi “Eleonora” del Gruppo Saras s.p.a.
E’ stata chiesta la dichiarazione di improcedibilità in quanto l’avviso, il progetto e il relativo studio di impatto ambientale (S.I.A.), a distanza di giorni dalla pubblicazione del relativo avviso sui quotidiani regionali (13 marzo 2013), non sono tuttora (al 28 marzo 2013, dopo ben 15 giorni) disponibili sul sito web istituzionale delle “valutazioni ambientali” della Regione autonoma della Sardegna, così come previsto dalla legge (decreto legislativo n. 52/2006 e s.m.i., deliberazione Giunta regionale n. 34/33 del 7 agosto 2012)  in contemporanea al deposito per la richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale.
Sono stati interessati anche la Commissione europea e i Ministeri dell’ambiente e per i beni e attività culturali.
I motivi di opposizione al progetto non sono, però, meramente formali.   Tutt’altro.
Il sito prescelto è a solo 200 metri di distanza dallo Stagno di S’Ena Arrubia, tutelato dalla Convenzione internazionale di Ramsar (2 febbraio 1971) sulle zone umide d’importanza internazionale (D.P.R. n. 448/1976), dal vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), da vincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23/1993), dal piano paesaggistico regionale (decreto Presidente Regione n. 82 del 7 settembre 2006), destinato a riserva naturale regionale (legge regionale n. 31/1989, allegato A), sito di importanza comunitaria e zona di protezione speciale (direttiva n. 92/43/CEE).
L’area interessata è sede, inoltre, della più avanzata agricoltura specializzata della Sardegna e ben poco si conosce, allo stato attuale, delle possibili – potenzialmente gravissime – interferenze con le falde idriche.
L’economia di Arborea si basa fondamentalmente su agricoltura e allevamento, ed hanno sede nel comune la Cooperativa Produttori Agricoli e la Cooperativa Latte Arborea, che produce il 98% del latte vaccino sardo, coinvolgendo circa 200 aziende per un totale di 30 mila capi bovini.
E’ pur vero che l’area interessata – a causa della scadente capacità depurativa – è stata individuata quale “zona vulnerabile da nitrati di origine agricola” (direttiva n. 91/676/CEE, decreto legislativo n. 152/1999, deliberazione Giunta regionale n. 1/12 del 18 gennaio 2005) ed è oggetto di uno specifico programma di interventi di risanamento ambientale, ma non sembra proprio il caso di aumentare i rischi di impatto ambientale ed economico-sociale.
Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra sono al fianco del locale Comitato “No al progetto Eleonora” e delle popolazioni interessate per salvaguardare i valori ambientali e territoriali dell’Arborea.
Senza pregiudizi, ma con gli occhi bene aperti.

8 Commenti a “Gli idrocarburi ad Arborea”

  1. Perforazioni Saras per la ricerca di idrocarburi ad Arborea: un Isola in svendita. | Gruppo d'Intervento Giuridico onlus scrive:

    “in Sardegna complessivamente 447.144 ettari rientrano nei due siti di interesse nazionale (S.I.N.) per le bonifiche ambientali (art. 14 del D. Lgs. n. 22/1997 e D.M. n. 471/1999, oggi ai sensi del D. Lgs. n. 152/2006 e s.m.i.) del Sulcis-Iglesiente-Guspinese (individuato con D.M. n. 468/2001) e di Sassari-Porto Torres (individuato con L. n. 179/2002).
    Recentemente (31 gennaio 2013) è stato riclassificato quale sito di interesse regionale (S.I.R.) l’Arcipelago della Maddalena (individuato con O.P.C.M. 19 novembre 2008).
    Sul preteso “impatto nullo” dell’energia geotermica ho qualche dubbio.
    Dipende da dove e come viene sfruttata. Sul Monte Amiata, per esempio, sta provocando danni alle falde idriche in termini di abbassamento e di inquinamento.
    Come Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ce ne siamo occupati in passato (vds. http://gruppodinterventogiuridico.blog.tiscali.it/2009/12/30/s_o_s__monte_amiata___la_geotermia_rischia_di_avvelenarlo__2027240-shtml/).
    Come ho detto, non vi sono pregiudizi, ma abbiamo gli occhi bene aperti.”

  2. egidio scrive:

    Egregio S.Deliperi….la tua attenta ricostruzione mi impegna a sottolineare un aspetto decisivo rimosso dalle nostre classi dirigenti nel governo della nostra terra e dei suoi beni economici piu’ importanti…..e nel caso Arborea assistiamo al silenzio politico e alla sottovalutazione delle sue conseguenze.L’anno scorso ho partecipato a due incontri pubblici dove il Comitato di giovani cittadini poneva con forza il problema agli interlocutori istituzionali con fatica ad essere ascoltati e capiti.Per fortuna gli amministratori locali l’hanno capito perche’ se passano i progetti da te descritti assisteremo definitivamente allo sconvolgimento dei territori interessati e al loro assetto paesaggistico e naturale che in tanti ci invidiano.Se passano i predatori petroliferi ….come in tutti i luoghi del mondo dove sono passati lasceranno solo una eredita’ di gravi contaminazioni a terra e nella biosfera…con gravi rischi per le popolazioni coinvolte in termini di sicurezza e salute.Il territorio sardo deve essere interdetto perche’ gia’ oggi abbiamo il primo posto fra le regioni contaminate in Italia…circa 450 mila ettari.Se mai lo Stato e i privati resposabili debbono un piano di investimenti per le bonifiche nelle aree industriali e in quelle militari …e nello stesso tempo vengono restituiti i territori per attivita’ sostenibili di cui abbiamo un grande bisogno.Immaginarsi solo piattaforme nel golfo di Cagliari o di Oristano per ricerche petrolifere sarebbe una sconfitta.

  3. Proto scrive:

    450.000 ettari contaminati? Da dove ha preso i dati? Anche mettendoci gli ettari di lagune dell’alto Campidano, devastate dagli allevamenti ai prioni di Arborea (S’Ena Arrubia in testa) , e mettendoci la contaminazione irreversibile delle falde, sempre nella zona di Arborea, non credo si arrivi a tale cifra.
    Inoltre non credo che i detentori del monopolio del latte vaccino in Sardegna , ottenuto a spese della fagocitosi seguita da chiusura delle poche aziende eco-compatibili esistenti, abbiano le carte in regola per opporsi ad un sondaggio esplorativo che è ad impatto 0. Poi, se si troverà il metano, dovrebbe essere compito della politica se e come utilizzarlo ed impedire al petroliere Moratti di impossessarsene. Ma strillare tanto per non essere da meno di Grillo non serve a nessuno. Sopratutto all’economia della Sardegna.
    A proposito Deliperi lo sa che l’energia geotermica ottenuta con sistemi binari , oltre a non macinare contributi paragonabili a quelli del solare e dell’eolico (mafia, P3 ecc.), se non danneggia attività pre-esistenti , ha un impatto nullo?

  4. proto scrive:

    Gentile Deliperi,
    rispondendo ad Egidio esprimevo i miei dubbi sull’estensione delle aree contaminate in Sardegna. Aree contaminate e non aree SIN. Ad esempio l’area SIN di Porto Torres non coincide affatto con l’area contaminata. L’estensione del SIN è stata voluta dall’Amministrazione Cermelli (FI) perché consente di ottenere fondi pubblici per presunte bonifiche, e anche perché qualsiasi intervento all’interno di un SIN richiede costose indagini a vantaggio di alcune corporazioni. Se poi vede chi fa le bonifiche (in genere finte), si accorgerà facilmente che si tratta di finanziare mafie varie con l’appoggio dei talebani dell’ambiente. Non è un caso che l’alto Campidano e le relative zone umide non rientrino in alcun SIN, nonostante la palese devastazione ambientale perpetrata dalla 3A. Ma se lo immagina un allevatore ottemperare alle norme richieste per qualsiasi intervento all’interno di un SIN? Personalmente non sto ne con Moratti ne con la 3A, ma bisognerebbe avere l’onestà intellettuale se, si tiene all’ambiente, di denunciarli entrambi. Sono due inquinatori cresciuti col beneplacito della RAS . Se poi nel Campidano c’è il metano sta proprio alla RAS – che detiene il potere – impedire che finisca nelle tasche di Moratti. Quanto All’ Amiata, esistono i blow up preventer e neanche una molecola di vapore finisce in atmosfera e men che mai nelle falde. Semmai il pericolo è il contrario: che i fluidi termali non entrino nelle falde danneggiando le spa.

  5. egidio addis scrive:

    Egregio signor “proto” si puo’ presentare con nome e cognome …? onde evitare una ambigua dialettica…che gia’ nelle sue definizioni “talebani” quelli che si oppongono ai progetti citati …e via via insinuando….mi colpisce la sua assenza di obiettivita’…mettendo sullo stesso piano l’inquinamento delle deiezioni organiche e sottoprodotti di lavorazione presso tre A…con i devastanti processi industriali indotti dalle trivellazioni petrolifere e l’uso di sostanze chimiche letali con conseguenze irreversibili sull’ambiente ….domando io invece a lei dove ha imparato il mestiere di mistificatore…venga il 20 ad Arborea e dica queste cose in piazza ai cittadini e avra’ modo di confrontarsi a viso aperto…senza il gioco che sta usando qui…!

  6. Stefano Deliperi scrive:

    vede Proto, la terminologia “aree contaminate” vuol dire tutto e nulla sul piano giuridico. S.I.N. e S.I.R. hanno definizioni e quadro normativo per affrontare gli inquinamenti. Analogamente la “zona vulnerabile da nitrati di origine agricola” di Arborea, della quale ho parlato e in relazione alla quale il Gruppo d’Intervento Giuridico svolse anni fa varie azioni proprio perchè vi fosse un programma per il disinquinamento. Devo smentirla anche per quanto concerne le zone umide dell’Oristanese: Marceddì e Corru S’Ittiri rientrano nel S.I.N. del Sulcis-Iglesiente-Guspinese. S’Ena Arrubia no, ma è interessata dalla “zona vulnerabile da nitrati di origine agricola” di Arborea. Stìa sereno, ci occupiamo di inquinamenti senza guardare in faccia a nessuno e vent’anni di attività ecologista a viso aperto lo testimoniano. All’Amiata l’industria geotermica non provoca problemi ambientali alle falde? Lo racconti al prof. Andrea Borgia, geologo e vulcanologo di fama internazionale, e, soprattutto, agli amiatini (vds. http://sosgeotermia.noblogs.org/2013/04/09/nonostante-i-muri-di-gomma-dellinformazione-si-parla-ancora-dellamiata/). Vada a raccontarglielo e vediamo che le rispondono…
    Comunque, di fatto le nostre “osservazioni” sul progetto Saras sono state accolte: oggi 15 aprile 2013 il procedimento V.I.A. è ripartito da capo con tutte le pubblicazioni necessarie.

  7. proto scrive:

    Gentile sig. Egidio,
    anche Lei ha usato solo il nome, ha aggiunto il cognome solo dopo, quasi in segno di sfida, dopo che io ho messo in dubbio la corrispondenza tra aree SIN ed Aree inquinate. Non pensavo che una considerazione / constatazione del genere potesse suscitare reazioni sconnesse.Intanto dovrebbe imparare ( se crede posso suggerirLe qualcosa, di divulgativo, vista la sua competenza in campo ambientale) che una trivellazione, di per sé, non induce nessun processo industriale, al massimo potrebbe favorire processi produttivi se si trovasse il metano.Ma l’uso del metano, come fonte di energia versatile, viene utilizzato per usi domestici, autotrazione e nelle termocentrali in luogo di carbone e di altri combustibli pestiferi che utilizziamo in Sardegna nelle termocentali. Ma poi, mi scusi, a dire queste cose era un suo omonimo? : “Battersi per l’immediata attuazione del GALSI rappresenta un concreto superamento dell’emarginazione e discriminazione dell’economia sarda dai progressi energetici. Occorre far presto e bene, prima che la crisi economica e l’insipienza degli amministratori regionali esproprino la Sardegna di un’irripetibile opportunità ” Ha già cambiato idea o i sondaggi (o peggio l’estrazione) vanno bene solo in casa d’altri ma non da noi ?
    Io non polemizzo con i singoli, critico le realtà ( in questo caso un’azienda capitalistica che persegue il monopoli) che fanno proprie ideologie talebane
    per nascondere interessi non sempre leggittimi.

  8. proto scrive:

    E’ giusto tenere gli occhi aperti ma, ripeto: 1) a Larderello i soffioni ci sono sempre stati anche prima della geotermia così come l’aresenico e il mercurio nell’amiata ; 2) area SIN non non coincide area inquinata.
    E’ indecente che le lagune dell’alto Campidano (già devastate dalla bonifica di Mussolinia) siano annesse al SIN Sulcis Iglesiente (100 Km più a sud); saprà che di mezzo ci sono tutto l’Arburese e L’Arcuentu, che non sono certo così inquinati. Perchè non chiamarlo SIN Arborea?

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