Gli oculati provvedimenti per la scuola

1 Dicembre 2008

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P. Ca

La questione del grembiulino ed il maestro unico tanto dibattuta dai media, come sappiamo, ha distratto l’opinione pubblica per lungo tempo dal vero problema che sta per attanagliare la scuola primaria, l’unica parte della scuola pubblica italiana che funziona davvero, essendo tra le prime al mondo. Con la legge 133 il governo Berlusconi taglierà una parte cospicua del finanziamento pubblico da destinare alle scuole. La scuola pubblica (superiore, media, primaria) subirà tagli per 8 miliardi di euro nel triennio 2009-2012; sono stati previsti i tutta Italia licenziamenti per 87000 docenti e 43000 lavoratori del personale amministrativo e ausiliario. C’è da chiedersi che fine faranno le vittime di questa decisione quantomeno avventata e controproducente; di risposte ce ne sono state parecchie, una soluzione particolarmente fantasiosa è stata data direttamente dal Ministro dell’Istruzione Gelmini, ha infatti proposto che i precari che a settembre non sono stati riassunti e i docenti licenziati potranno essere reinseriti assieme al personale ATA nel tanto ricettivo settore turistico. Ma non è la sola, perché una direttrice di una scuola elementare privata di Cagliari sostiene fermamente che gli sfortunati potranno trovare un posto nell’amministrazione archivistica degli istituti scolastici. Lasciando da parte le fantasie sappiamo che nella sola Sardegna 1000 docenti ordinari si troveranno senza lavoro di qui a breve, e nella migliore delle ipotesi una larga fetta di chi manterrà il lavoro si troverà costretta a riprendere la mobilità. Ciò vorrà dire che un gran numero di professori ormai stabilizzati, quindi probabilmente non più giovanissimi vedrà spostata la sua sede di insegnamento in un altro quartiere o un’altra città della regione con tutte gli inconvenienti del caso. I professori e i genitori delle scuole sarde si stanno mobilitando attivamente contro l’attuazione delle condizioni previste dalla legge, i più fermi nelle posizioni della protesta sono certamente i maestri della scuola primaria e i genitori degli alunni, in quanto possiamo affermare, come ci è stato confermato da un’esponente del CIDI (Centro Iniziative Democratiche degli Insegnanti), che l’attuazione del famoso maestro unico comporterà certamente una riduzione drastica della disponibilità di ore del servizio scolastico. L’esperienza estremamente positiva del tempo pieno nella scuola primaria, che prevedeva otto ore, ha posto la vecchia scuola elementare italiana tra le prime al mondo, tanto che è divenuta oggetto di studio da parte delle altre nazioni europee; un altro fattore fondamentale che ha innalzato la qualità della scuola primaria è ovviamente l’adozione di tre figure educative, specializzate accademicamente in poche discipline complementari; vale la pena evidenziare che un unico maestro potrà garantire un’educazione deficitaria rispetto al metodo tutt’ora utilizzato. Le figure che secondo il ministro aiuteranno il maestro saranno l’insegnante di informatica, di inglese e di religione, quest’ultimo ovviamente non potrà mancare mai, perché la norma precedente prevedeva che il maestro di religione dovesse essere obbligatorio e stabile in ogni classe, anche se in una classe un solo studente usufruiva dell’ora di religione, e non è sarà cambiata nella prossima finanziaria anche se ogni anno che passa, in Italia gli studenti che seguono le ore di religione sono sempre di meno; quest’anno infatti c’è stato un calo del 20%. Sono stati tagliati invece gli insegnanti di sostegno, d’ora in poi gli studenti diversamente abili o in ritardo negli studi dovranno essere reinseriti nelle classi ordinarie senza alcun tipo di aiuto. Dalle classi “normali” invece verranno esclusi i figli di immigrati, che rischiano di andare a far parte delle famigerate “classi ponte”, una trovata escogitata per insegnare meglio l’italiano a stranieri facendoli convivere 4 o 5 ore al giorno esclusivamente tra stranieri; mentre la scuola era l’unico lasso di tempo in cui l’alunno non nativo riusciva ad apprendere la lingua in uso dai compagni. Anche una città quale è Cagliari vedrà probabilmente attuate tali tipologie di classi, data la presenza costantemente più forte di cinesi e sudamericani; grazie alle informazioni rilasciate dalle scuole superiori della città è stato possibile constatare che l’attività integrata con le classi uniche sta producendo buoni risultati sul piano dell’integrazione sociale e nell’apprendimento linguistico. Un altro espediente per risparmiare sulla spesa pubblica si attuerà con la soppressione dei centri scolastici di educazione primaria con meno di 50 iscritti; in questi giorni probabilmente nel nuovo decreto legge 180 è stata prevista la riduzione del numero a 15 iscritti, ma questo comporterà comunque in Sardegna l’eliminazione di scuole che servono un bacino di utenza sicuramente limitato, ma che serve realtà locali molto distanti dai centri cittadini, dove spesso la scuola è uno dei pochi servizi offerti che mantengono un ruolo attivo come centro di attrazione e di collante sociale. La chiusura di una scuola in un centro montano significa obbligare alla pendolarizzazione bambini dai 6 agli 11 anni, senza tener conto delle difficoltà che graverebbero sulle famiglie, senza accennare al fatto che ciò potrebbe portare anche alla completa esclusione di numerosi bambini dalla possibilità effettiva di usufruire del servizio. Un altro fattore negativo si può riscontrare nella ulteriore spinta all’urbanizzazione nei maggiori centri cittadini dell’isola e di tutta Italia, fatto che accadrebbe necessariamente se si convogliasse nelle zone urbane un’altra fetta della popolazione studentesca. La legge 133 inoltre prevede la chiusura dei centri scolastici superiori con meno di 500 iscritti, o l’accorpamento ad altri istituti, ne conseguirà certamente la creazione di licei sovraffollati con classi difficilmente gestibili, probabilmente con 35-40 alunni ciascuna. In questa manovra verranno sicuramente privilegiati gli istituti normalmente più frequentati e già meglio finanziati, molti istituti meno fortunati, come quelli industriali, grazie agli accorpamenti necessari vedranno aumentare esponenzialmente le presenze degli studenti e in breve tempo si evolveranno sicuramente in casermoni sovraffollati dove il rapporto studente-insegnante sarà quanto mai irrisorio e inutile, aumentando di conseguenza l’allontanamento di un maggior numero di studenti dalla scuola pubblica.

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