Grazie Marco Ligas, difendiamo il manifesto sardo e rafforziamolo
7 Maggio 2016Roberto Loddo
Grazie è la prima parola che mi viene in mente pensando allo straordinario lavoro del fondatore Marco Ligas alla direzione dei nostri primi 214 numeri del manifesto sardo. Marco ha il merito di aver dimostrato con dieci anni di pubblicazioni la necessità di una voce collettiva che faccia ricerca su tutte le forme di disuguaglianza e al tempo stesso indichi soluzioni credibili e praticabili.
I nostri dieci anni raccontano la violenza e la sopraffazione prodotte dalle contraddizioni della globalizzazione sui corpi delle persone, una violenza che nasce dalla totale arroganza del capitalismo e dall’arbitrio dei mercati finanziari. Il nostro giornale, con le sue analisi, ha cercato di fotografare un’isola vessata da decenni di politiche liberiste e neocolonialiste. Nessun piano di rinascita ha migliorato le condizioni di vita dei sardi, anzi per certi aspetti è cresciuto il divario rispetto alle altre regioni italiane.
Non posso non ricordare che Il manifesto sardo ha già avuto una sua storia negli anni 1972 e 1973. Il direttore del quindicinale era Salvatore Chessa. Io sono nato nove anni dopo ma ho potuto apprezzarne l’intelligenza e l’impegno politico dalle raccolte dei numeri del vecchio quindicinale gelosamente conservate da Marco e dai racconti di molte compagne e compagni appartenenti alla comunità politica del manifesto in Sardegna.
Con la creazione del nuovo quindicinale online abbiamo mantenuto la nostra identità di spazio aperto e plurale, una comunità alla costante ricerca del confronto tra le culture che praticano il conflitto sociale e che lottano per il cambiamento dell’ordine delle cose esistenti. Lo abbiamo fatto a partire dal primo editoriale del manifesto sardo a firma di Marco Ligas che denunciava come la questione della democrazia in Sardegna fosse diventata un’emergenza.
Purtroppo nel corso di questi anni la partecipazione delle persone alla vita politica e sindacale della nostra Regione è più ridotta, certamente a causa della crisi che investe tutto il paese. Ma non sono escluse anche le responsabilità di chi dirige la sinistra, vecchia e nuova. Spesso assistiamo in silenzio all’accentramento del potere da parte di chi ci governa.
Ciò comunque non toglie validità alla nostra battaglia contro la legge statutaria regionale che accentrava i poteri sul presidente e riduceva il ruolo dell’assemblea elettiva. La Regione Autonoma della Sardegna sta diventando un’istituzione insignificante piegata da un potere dello Stato sempre più accentratore e autoritario.
Tutto ciò è confermato da una legge elettorale regionale che garantisce alla coalizione vincente una maggioranza del 55% dei consiglieri regionali e una soglia di sbarramento del 10% a danno delle formazioni non alleate con le due coalizioni più votate. Una legge truffa voluta e votata dal PD insieme alle destre dove anche le rappresentanze territoriali e di genere non vengono rispettate. Basta dare uno sguardo all’attuale composizione del consiglio regionale. Il manifesto sardo è stata una delle poche voci dell’informazione isolana a sostenere il ricorso contro questa legge truffa, fino a depositare l’appello al Consiglio di Stato.
Dieci anni fa non avremmo ipotizzato una disintegrazione dei diritti sociali e collettivi come sta portando avanti il governo Renzi. Per questo motivo la nostra redazione è parte integrante del comitato per il No nel referendum costituzionale, una consultazione che deciderà se mantenere l’attuale democrazia parlamentare che ci hanno lasciato in dote i padri costituenti oppure modificare la costituzione verso un sistema autocratico partorito da una minoranza arrogante.
Questo cambio di direzione nel manifesto sardo non è una rottura con il passato ma rappresenta una opportunità importante per realizzare una crescita attraverso nuove iniziative e il coinvolgimento di nuove persone. In questi mesi, Michele Rando e Fabio Borraccetti, webmaster e web designer del manifesto sardo, lavoreranno alla costruzione del nuovo portale web che verrà presentato a Luglio.
Vogliamo continuare questo lavoro insieme alle compagne e i compagni che nel corso di questo decennio hanno prodotto migliaia di contributi online consultabili nel nostro archivio: interventi di intellettuali, di personalità provenienti dal mondo delle scienze, della cultura e dell’arte e di tutti coloro che lottano quotidianamente per unire le persone e tutti i soggetti che la crisi, il liberismo e il patriarcato hanno diviso.
Non ci stancheremo mai di scrivere per dare un volto alle migliaia di persone che in Sardegna sopravvivono sotto la soglia di povertà e a quelle decine di migliaia di persone in cassa integrazione. Continueremo a rivendicare l’urgenza di un nuovo modello di sviluppo per la Sardegna, fatto di politiche del lavoro sane, stabili e legate alle peculiarità delle nostre comunità e nel rispetto del nostro ambiente.
Il nostro giornale rappresenta un patrimonio di idee che andrà avanti con il contributo prezioso soprattutto di coloro che ci leggeranno, dai quali, come scriveva Luigi Pintor nel suo primo editoriale del manifesto, dipende interamente la vita o la morte di questa impresa.
7 Maggio 2016 alle 23:20
Grande Roberto. In bocca al lupo.
Sempre corretto e coerente con le tue idee.