Guardare lontano. La Sardegna tra 20 anni

1 Gennaio 2014
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Enrico Lobina

Negli ultimi due secoli il pensiero liberale riconosceva nel binomio “democrazia” e “mercato” il modello sul quale costruire il benessere collettivo. Oggi, negli anni duemila, non è così. Ancora si sente qualcuno ripetere un credo liberal-liberista, ma non si ha la stessa verve e convinzione del passato. Si mente sapendo di mentire. Addirittura c’è qualcuno che abbozza un non meglio definito credo liberale nel consiglio comunale di Cagliari.
La verità sotto gli occhi di tutti è la scissione tra “democrazia” e “mercato”. Non è più in alcun modo sostenibile l’assioma per cui più mercato porterà più democrazia, e viceversa.
Uno degli autori più attenti al tema è Slavoj Zizek. Il filosofo sloveno è uno degli intellettuali radicali più conosciuti al mondo. Dovrebbe avere più prudenza nell’esaminare il caso cinese, ed il mondo estremo orientale in generale, ma il ragionamento di fondo è chiaro: il liberalismo, che oggi si chiama liberismo, non ha più alcun senso di esistere. È superato dalla storia.
I politici, i funzionari di Bruxelles, quelli della Banca Centrale Europea o del Fondo Monetario Internazionale, quando ripetono ricette che erano valide quindici anni fa, sanno che in realtà è passata un’era, e le ripetono perché non sanno cosa dire di diverso.
Il tema andrebbe approfondito, e si dovrebbe discutere su cosa intendiamo per “democrazia” e per “mercato”. In Sardegna, dove una piccolissima parte di popolazione si interessa alle vicende politiche, non se ne parla.
La soluzione non è riproporre soluzioni già sperimentate nella storia. Agli inizi del ‘900 i bolscevichi superarono i limiti della democrazia formale, rappresentativa, con la parola d’ordine “tutto il potere ai soviet”. Qualche anno dopo Antonio Gramsci, nel biennio rosso 1918-1919, propose e attuò la parola d’ordine “tutto il potere ai consigli di fabbrica”, riferendosi ai consigli dei lavoratori delle fabbriche del nord.
Oggi il tema della democrazia, in Occidente e quindi in Sardegna, è vivo. Non esiste democrazia formale senza democrazia sostanziale, cioè senza democrazia nei luoghi di lavoro e senza la possibilità di soddisfare i bisogni primari: lavoro, un tetto su cui dormire, la possibilità di avere figli.
Immaginiamo la Sardegna tra 20 anni. Se si seguono gli attuali principi di politica economica, il destino è segnato: impoverimento, spopolamento, emigrazione, diminuzione dei diritti. Non è un problema di centrosinistra o centrodestra. E, finora, neanche del Movimento 5 Stelle. Nessuno mette in discussione quei principi. La “democrazia” ed il “mercato”, così come storicamente definiti, sono falliti. Le soluzioni già sperimentate dalla storia non danno conto del modo di produrre e di relazionarsi della contemporaneità, quanto meno in Sardegna.
All’interno di questo contesto, in un percorso da sviluppare, il concetto di “comunità” può essere rivoluzionario. Non si parte da zero. In Sardegna se ne sono occupati in tanti. In Italia il 2013 sarà ricordato, per quanto riguarda le fiction televisive, per quella dedicata ad Adriano Olivetti, l’autore de “L’ordine politico delle comunità”.
Sono questi i punti da affrontare in Sardegna, in questa periferia d’Europa. Altrimenti la dissociazione tra “cultura” e “politica” è pressoché completa. O dobbiamo rimanere tutto il tempo a discutere solamente “quel candidato si, quel candidato no” o “quella ha rubato, quello mi sta simpatico”?

[1] Non si vuole con questa affermazione disconoscere l’enorme discussione sul tema che ha avuto luogo. Si tratta di una affermazione di sintesi. Per esempio, sostengo pienamente la posizione di chi afferma che il fascismo ed il nazismo non sono state delle parentesi nella storia materiale e ideale dell’Europa. A tal proposito, cfr. Georg Lukacs in Spirito Europeo, Edizioni di Comunità, Milano 1950, pp. 199-238.

2 Commenti a “Guardare lontano. La Sardegna tra 20 anni”

  1. francesco milia scrive:

    molto interessante. ma non si è ricordato di scrivere che la democrazia è al servizio del mercato e viceversa. chi comanda non è chi sta in parlamento. il mercato è saturo e propone cazzate che nessuno vuole comperare e gli abitanti sulla terra sono aumentati a dismisura, ma questo conta relativamente poco. l’industrializzazione ha portato il benessere ma insieme alle mafie hanno rovinato tutto. lei se lo ricorda il vero sapore delle pere? io si. ma la mia opinione non conta nulla. io voterei nuovamente a sinistra perchè sono curioso di vedere cosa riuscirete a fare. mi avete deluso moltissimo. non dovrei dirvi niente……

  2. Enrico Lobina scrive:

    Ci sono le perettine sarde, senza medicina e un pò bruttine, del nostro piccolo terreno di Sadali, che sono fantastiche!

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