I 70 anni della Costituzione
1 Gennaio 2018[Graziano Pintori]
Il primo gennaio 2018 la Costituzione Italiana entrò in vigore. Non sono molti 70 anni, però, per come viene trattata, manipolata e aggirata, prevale l’idea che sia antiquata, obsoleta, inefficace. Nulla da spartire, per esempio, con la flessibile Costituzione Inglese, nei confronti della quale non si può avviare un percorso di modifica, se tale volontà non fosse condivisa dallo spirito del suo popolo.
Tutto il contrario dalle vicissitudini della Costituzione Italiana, che fin dagli anni ’50 il ministro degli interni Mario Scelba tuonava: “La Costituzione rappresenta una trappola”, perché non coincideva con la sua idea distorta di democrazia, tesa all’utilizzo dei celerini nelle piazze e all’uso della censura per colpire film, libri e riviste non conformi al Sant’Uffizio.
Questo accadeva perché non si capì, o non si volle capire, che la Costituzione Italiana venne scritta con lo sguardo rivolto al futuro, cioè alla modernità che sostava lontano dal pensiero gretto e impermeabile di certa classe politica. Comunque sia non venne mai meno all’autorevolezza della Costituzione l’incondizionato sostegno degli italiani, che con costanza e determinazione l’hanno sempre difesa, affinchè l’Italia potesse avvalersi di un sistema democratico rispondente ai tempi.
Infatti, nel dopoguerra e negli anni ’60 e ’70 ci furono le grandi conquiste civili che sancirono il protagonismo della Costituzione, sempre più viva e concreta nella vita degli italiani; i quali con le grandi mobilitazioni di massa e l’impegno politico, culturale e sociale iniziarono a far cambiare il colore della cartina politica dell’Italia.
Il Consiglio Superiore della Magistratura divenne organo di auto governo, cioè indipendente dagli altri poteri dello Stato, seguì l’istituzione della Scuola Media Unificata e l’Obbligo Scolastico fino ai 14 anni, poi vennero istituite le Regioni. Lo Stivale, siffatto, era pronto ad accogliere altre riforme fondamentali per i lavoratori e, più in generale, per tutta la società. Ricordiamo: lo Statuto dei Lavoratori, l’Istituto del Divorzio e il Nuovo Diritto di Famiglia, il Servizio Sanitario Nazionale e l’Interruzione Volontaria della Gravidanza, la Riforma Carceraria e dei Manicomi, della RAI resa autonoma dal controllo governativo. Arrivarono l’Equo Canone, il Trattamento Paritario Uomini-Donne, la Giusta Causa ecc.
Certo, oggi molte di queste riforme sembrano sciolte nell’acido, per come sono state manipolate, mutate e disattese, però è innegabile che la Repubblica si fosse modernizzata e gli italiani avessero acquisito il senso di appartenenza a uno Stato unitario, in cui scorreva la linfa vitale della Costituzione Antifascista nata dalla Resistenza. Negli anni ’80, con la “Milano da bere”, il Bel Paese iniziò a scivolare nel sottosuolo melmoso della politica degli affari, della massoneria e di tangentopoli, in cui tutte le rappresentanze politiche indistintamente si erano compromesse. I partiti politici da organismi collettivi, plurali e democratici assunsero il volto del partito personale, familistico amicale dai modi arroganti, supponenti e coercitivi e considerare la “Questione morale” di Berlinguer una delle tante voci nel deserto.
La fine della guerra fredda con la caduta dei blocchi, la bolla della crisi economica di proporzioni impensabili e i soliti rigurgiti neofascisti continuarono, e continuano, a rodere i cardini della democrazia della Repubblica Italiana. Grazie anche alla complice ottusità di molti parlamentari, che indicavano la Carta Fondamentale come un inutile ingombro arrugginito e causa di cattive qualità e inefficienze istituzionali. Parole che invece rivelavano un goffo tentativo di quei deputati incapaci, che pur di difendere le proprie posizioni di potere ricorsero al vano tentativo di trasferire la sovranità popolare alle rappresentanze dei partiti (Vedi Italicum e referendum 4 dicembre 2016). Ancora una volta, però, la Costituzione Antifascista Repubblicana riuscì a dimostrare di essere fortemente ancorata alla volontà popolare.
Graziano Pintori è il presidente Provinciale dell’ANPI di Nuoro