I cento anni della Cgil
15 Luglio 2007Nicola Imbimbo
“Era il 26 giugno del 1907 quando i rappresentanti dei ferrovieri, vermicellai, commessi, lavoratori del libro, cuochi e camerieri, sigaraie e panettieri decisero di dar vita alla Camera del Lavoro di Cagliari”. Così Enzo Costa, attuale Segretario della Camera del Lavoro, ha iniziato il suo discorso celebrativo dei primi cento anni della Camera del Lavoro di Cagliari nel corso della assemblea di dirigenti sindacali degli ultimi decenni, di quadri e delegati di base della CGIL. Assente “giustificato” per la trattativa sulle pensioni, il Segretario generale Guglielmo Epifani.
Ripensare alla storia del sindacato è ripercorrere tutto il secolo ventesimo. Dalla tragedia delle guerre alle terribili dittature nazifascite che il secolo breve ha dovuto sopportare, alle speranze suscitate in grandi masse dalle lotte e vittorie socialiste e comuniste e alle successive cocenti sconfitte e delusioni.
Cento anni di vita e, più o meno ben portati, sono tanti se si pensa alle forze politiche che hanno contribuito alla nascita e alla vita della CGIL, a quelle forze politiche la cui storia, dalle prime battaglie per la conquista di diritti dei lavoratori alla nascita e costruzione dell’Italia repubblicana e antifascista, si è spesso intrecciata con la storia del più grande sindacato di classe (tale era la sua definizione) e che oggi sono de jure e de facto scomparse o disperse.
In Italia si vive da un ventennio ormai un clima di regressione politica e culturale, c’è un revisionismo politico tanto vuoto sul piano scientifico quanto artificiosamente amplificato che per un verso mette in discussione i fondamenti stessi della Costituzione e per l’altro vuole cancellare, e va invece riscoperto, il ruolo fondamentale per il progresso democratico e civile svolto dal movimento operaio di cui la CGIL è stata tanta parte.
Lo rileva Claudio Natoli – nella prefazione a “Storia della camera del Lavoro di Cagliari nel Novecento” pubblicata per l’occasione – e sottolinea non a caso “che i principi fondanti della rinascita democratica e civile dell’Italia e dell’Europa…furono l’universalità e l’indissolubilità dei diritti politici e sociali di cittadinanza, la cultura della pace, la costituzionalizzazione del lavoro”.
Valori che, di fronte alle conseguenze devastanti di una globalizzazione dominata dalla teologia fondamentalista del liberismo, non solo non hanno perduto valore ma sono i più efficaci parametri per stabilire la tenuta democratica nei paesi occidentali di fronte a derive oligarchiche e plebiscitarie e risvolti anche razzistici che potrebbero derivarne.
Che il sindacato e la CGIL in particolare restano un pericolo per l’affermarsi definitivo del liberismo che disprezza la cultura della solidarietà, che non propone giustizia sociale lo si è visto in queste settimane sulla questione delle pensioni in cui una alleanza (santa?) che va dalla confindustria, ad esponenti tra i più autorevoli del non ancora nato Partito Democratico, dal “Il Giornale” berlusconiano alla Repubblica ulivista, senza parlare del Sole 24Ore e del “corrierone” attacca e ignora o disprezza il sindacato negandogli quel ruolo di rappresentante generale dei lavoratori che gli deriva dai contratti che sottoscrive, dai diritti che conquista (lo Statuto dei lavoratori, i contratti non sono riservati ai soci del sindacato), e presentandolo, i più esagitati, come un’associazione che difende la corporazione dei propri soci prevalentemente pensionati!
Le considerazioni di Natoli costituiscono il modo più appropriato di ricordare la storia di un protagonista della vita sociale e politica quale è la CGIL: non smarrire mai il senso profondo e il significato per cui i lavoratori l’hanno fatta nascere e la tengono in vita.
Il libro sulla storia della Camera del Lavoro cagliaritana che resterà la cosa più significativa delle celebrazioni del centenario, merita un’analisi ampia e ovviamente approfondita.
In questa sede oltre alle considerazioni generali fatte in premessa da Claudio Natoli va segnalato che il libro ripercorre i cento anni con una divisione cronologica in due parti: la prima che va dall’inizio del secolo a tutto il periodo fascista con saggi di Giangiacomo Ortu, Claudio Natoli, Giovanni Murgia, Maria Luisa Di Felice e Luisa Maria Plaisant. La seconda va dal secondo dopoguerra alla fine del secolo scorso ed è scritto da Giannarita Mele, Giorgio Caredda, Emanuele Usai, Lidia Sedda, Barbara Manca e Alessandra Secci.
Ovviamente la storia della Camera del Lavoro di Cagliari si inserisce nella più ampia storia della CGIL in Sardegna e nella politica che la CGIL Regionale ha svolto in particolare negli anni della Rinascita.. Un ruolo che, a partire dalla presenza di rappresentanti sindacali nel comitato regionale per la programmazione, si è molto caratterizzato per l’impegno sul versante politico istituzionale con riflessi inevitabili sul ruolo del sindacato nei luoghi di lavoro: non altrettanto forte e positivo nella Sardegna Autonoma del dopoguerra che nei primi anni di vita del sindacato. Emblema particolarmente significativo all’inizio del xx secolo delle lotte operaie in fabbrica sono state le donne della Manifattura Tabacchi di Cagliari: una fabbrica di circa 600 dipendenti per il 90% donne, le famose e sindacalmente gloriose “sigaraie” la cui capacità di lotta, di organizzazione in fabbrica (scioperi del 1901) e di protagonismo nelle lotte sociali (scioperi contro il caro “viveri” nel 1906) si può riscoprire leggendo il libro e può costituire un punto di riferimento ancora oggi significativo.