I manganelli e la tutela delle libertà
16 Giugno 2015Rosalba Meloni
L’ 11 giugno è una data che fa ulteriormente vacillare e svuotare di significato termini come democrazia, libertà e rispetto dei diritti, minacciati e incalzati continuamente da altri come autoritarismo, violenza, repressione, restringimento e azzeramento delle libertà.
Questo è successo l’11 a Decimomannu. Un bel corteo, gioioso e colorato, ha sfilato dentro il paese per dirigersi poi verso la base militare. Disturbati inizialmente solo dal continuo volteggiare di elicotteri e dalla eccessiva presenza di poliziotti, in borghese o in divisa, i manifestanti, arrivati davanti alla recinzione della base, si sono imbattuti in ben altro: un numero veramente notevole di poliziotti in tenuta antisommossa, in assetto di attacco. Gli stessi poi, a freddo e all’ improvviso, si sono scagliati con violenza e forte aggressività contro un gruppo di manifestanti che aveva solo poggiato le mani sulla rete di recinzione e urlava slogan contro le basi. Tutti gli altri manifestanti, a pochissimi metri dalla rete, hanno assistito al pestaggio con rabbia, raccapriccio, impotenza e urla: ” basta!” “vergogna!” “smettetela”, etc… I poliziotti hanno continuato a picchiare e tra gli altri manifestanti aumentava notevolmente la rabbia. Ben presto la zona è stata trasformata in un campo di battaglia, con inseguimenti, altre cariche, urla, altri pestaggi ed anche qualche lancio di pietre e petardi.
Perché la polizia, anziché proteggere i manifestanti, si è scagliata contro di loro con immotivate e ingiustificabili cariche, lasciando alcuni feriti e contusi ma tutti sconvolti dall’accaduto, carichi di astio e con grosse ferite interiori difficilmente sanabili? Si è voluto criminalizzare il dissenso?
Sarà difficile cancellare l’ immagine della violenza gratuita, accompagnata da manganellate e minacce, soprattutto perché fatta da chi in realtà, come ruolo istituzionale, dovrebbe proteggere l’individuo dalla violenza.