I medici ospedalieri in stand by chiedono di poter lavorare
16 Maggio 2020[Claudia Zuncheddu]
La lettera aperta inviata all’Assessore alla Sanità Mario Nieddu e al Presidente della Regione Autonoma della Sardegna Christian Solinas e ai vertici dell’ATS a firma di Claudia Zuncheddu, portavoce della Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica.
Ribaltare le responsabilità sui medici di base del fallimento dei vertici della Sanità nella gestione dell’assistenza ai malati, come si legge oggi sulla stampa, è ingeneroso ancor più per i medici morti per aver assistito i propri pazienti.
L’emergenza covid ha fatto emergere la fragilità del nostro sistema sanitario nei territori e negli ospedali. Ha fatto sì che la situazione, già difficile a causa dei tagli alla sanità pubblica, per i pazienti affetti da malattie ordinarie precipitasse. Sono state addirittura annullate le liste d’attesa.
Negli ospedali pubblici non si fanno più visite brevi. I medici esortano le direzioni sanitarie a riaprire i servizi come l’ematologia e la dermatologia del Businco, e non solo. I pazienti oncologici perdono le terapie salvavita. Il Santissima Trinità divenuto CoviD, è inaccessibile se non per le urgenze.
La parola d’ordine delle Direzioni sanitarie ai medici che chiedono di poter lavorare è: chiudete tutto e per le urgenze, un vago vedete voi. Ai pazienti in lista d’attesa si dice: vi richiameremo, ma più passa il tempo più sarà difficile programmare migliaia e migliaia di visite specialistiche sospese già in questi tre mesi.
La Sanità sarda era già in difficoltà prima del coviD e alla necessità di potenziare i servizi non si può rispondere trasferendo medici e infermieri dai reparti già spogli di personale al Triage coviD e imponendo ferie forzate ad altri. Persino numerosi impiegati agli sportelli sono stati messi in cassa integrazione.
La Sardegna ha bisogno di personale sanitario. Mancano indicazioni di programmazione e di riapertura da parte dell’Assessorato e della Direzione Generale. I messaggi: tutto sta migliorando, stiamo riaprendo non sono reali e creano ulteriori incertezze.
La Sanità necessita di una programmazione chiara. Nell’ordinanza del 2 maggio del Presidente Solinas si parla di ripresa delle attività produttive, persino della caccia con servizi connessi e delle Sante Messe, ma non un cenno sui servizi sanitari ovunque chiusi. Mai avremmo voluto raccontare di pazienti che non ce l’hanno fatta per le difficoltà di accesso alla chirurgia negli ospedali di territori disagiati, né di chi, affetto da tumore, viene ricoverato solo perché a rischio suicidario.
Assessore, fate presto. Il Triage coviD resterà a lungo e i servizi sanitari chiusi sono da riaprire subito. Mettete in condizione i medici di lavorare. Non si muore solo di coviD. Occorre potenziare i nostri ospedali pubblici in tutti i territori garantendo che tutti i finanziamenti vadano a coprire questo settore.