I rom con “piscine” e i giornalisti senza vergogna

26 Luglio 2017
Antonello Pabis

Se provate a chiedere delle ”ville con piscina agli zingari” quasi tutti si ricorderanno di Cagliari, anche nella penisola, dato che quegli sciagurati articoli (**) fecero il giro del mondo, furono ripresi anche da alcune televisioni italiane e in tanti ancora non sanno se si trattò di una cosa vera o falsa.

Nell’agosto 2012, numerosi pezzi non veritieri e diffamatori, titoli con richiami in prima pagina e locandine all’esterno delle edicole che ne ampliavano l’effetto diffamatorio e discriminatorio, furono pubblicati dal quotidiano «L’unione Sarda» che così promosse una vera e propria campagna di odio antirom.

Era stato appena chiuso il campo Rom della statale 554 e di fatto dalla città di Cagliari furono espulsi tutti i rom che vi abitavano, collocati in presunte abitazioni dell’hinterland.

Non c’era nulla – del cosiddetto piano di inclusione sociale del sindaco Massimo Zedda e dell’allora assessora del Comune di Cagliari Susanna Orrù – che potesse favorire un processo di riconoscimento della persona umana e dei suoi diritti fondamentali, dal lavoro alla casa, dall’istruzione alla salute. Al contrario, la dispersione di tutte le famiglie nell’area vasta, rese difficoltosa anche la frequentazione tra loro e ostacolata la protezione sociale della comunità, particolarmente importante per i giovani che invece furono catapultati e abbandonati a se stessi in un mondo tanto vasto, con nuove possibilità (o impossibilità) ma anche tanti rischi.

E le abitazioni? Tutte pressoché abusive, fatiscenti, degradate, irregolari, a prezzi altissimi e abbondantemente fuori dal mercato immobiliare: fino a 2000 euro al mese per un piccolo capannone abusivo riadattato con il cartongesso, “grazie” anche alla Caritas. Ancora una volta si mette in moto il sistema assistenzialistico che mai favorisce l’evoluzione degli assistiti e casomai li regola entro il recinto in cui si può vivere solo da assistiti, senza diritti e senza alcuna possibilità di evoluzione.

Ancora una volta si spende un’enormità di denaro pubblico, in nome dei rom che ne ricavano soltanto una elemosina e un miglioramento apparente per il breve periodo. Il resto viene sperperato in una miriade di provvedimenti discutibili e nelle tasche di una corte di furbi che ne trae un profitto altrimenti impossibile. Insomma, ci hanno guadagnato in tantitranne i rom.

In questo contesto la Caritas la fa da padrona, decide essa se si è meritevoli di aiuto oppure no, se assistere con una bombola di gas o un furgoncino, se farti parlare oppure no a un convegno sui rom, dove i rom non hanno mai la parola se non per fare la parte del buon selvaggio, portare i saluti a tutti e ringraziare (non si sa di cosa) tutti indistintamente.

In questo quadro si inseriscono gli articoli dell’«Unione Sarda» a firma di Michele Ruffi e Roberto Casu, poderoso sostegno al pregiudizio e alla campagna di odio razziale che si manifestò sui commenti pubblicati dallo stesso giornale, con minacce anche dirette verso famiglie rom e conseguente aumento del pregiudizio e dell’esclusione anche verso i più piccoli. Dopo qualche giorno, vengono smentiti da altri organi di informazione, come «Cagliari Pad» che riprende le immagini delle false “ville con piscina”, e infine querelati dall’Asce e da Saltana Ahmetovic, così da attenuare e in qualche misura contenere gli effetti devastanti della campagna d’odio perfino con le locandine civetta affisse nei punti vendita che aizzavano all’odio anti rom.

Così si arriva, dopo quattro anni, alla sentenza le cui motivazioni rivelano che i due, Ruffi e Casu, devono essere PROSCIOLTI – non assolti – dall’accusa principale per mancanza di valida querela. Infatti, mentre Saltana querelò Ruffi ma solo per una intervista non autorizzata (***) all’Asce, pur essendo ammessa come parte civile, in questo caso non sono riconosciute le prerogative della parte offesa.

Tuttavia nelle motivazioni il giudice riconosce che la diffamazione c’è stata. In tali motivazioni, da pagina 3, il giudice dichiara che Michele Ruffi ha fornito una informazione distorta e sostanzialmente falsa, anche mediante un “abile accostamento” fra un’abitazione in cui esisteva una vasca idromassaggio in disuso e un’altra in cui si trovava una piscina in completo stato di abbandono e degrado, con residuo d’acqua piovana maleodorante con rifiuti e topi morti che alimentarono la fantasia della “villa con piscina”. Tutto assolutamente funzionale alla scelta del titolo “Villa con piscina a spese del comune”, che unifica i due immobili fondendoli in un solo stabile, informazione totalmente falsa!

Mentre Ruffi se la cava con un proscioglimento per mancanza di valida querela, a Casu non va altrettanto bene. Infatti Roberto Casu, in un editoriale pubblicato in prima pagina sull’«Unione Sarda» ripetè le notizie false (di Ruffi e del titolista rimasto anonimo) dei giorni precedenti con evidenti finalità discriminatorie per motivi razziali, mediante il ricorso ai peggiori stereotipi già diffusi nella propaganda razzista in maniera generalizzata e indifferenziata.

Così Casu scalò la classifica dei predicatori di odio antirom e si “guadagnò” quella che per il giudice costituisce l’aggravante dell’aver agito per odio razziale, cosa che non richiede la querela di parte ma fa scattare la procedibilità d’ufficio. Così per il giornalista già censurato dall’Ordine (a Ruffi fu applicata la sanzione dell’avvertimento) scatta il provvedimento del magistrato che dispone la restituzione degli atti al PM per la riformulazione dell’imputazione.

Dunque la storia non finisce così e pur se il giudizio dovesse andare in prescrizione, resta in piedi l’azione civile che coinvolge anche la testata. Insisteremo perché il giornalista e «L’unione sarda» paghino i danni di una pratica scellerata, il cui danno, tanto più per i bambini è inestimabile. Così, d’accordo con l’Associazione rom DOSTA abbiamo valutato che un eventuale risarcimento danni riconosciuta alle nostre associazioni sarà destinato proprio al sostegno scolastico dei bambini, non dei bambini rom ma di tutti i bambini bisognosi, cuccioli dell’unica razza esistente, quella umana.

E che giustizia sia fatta, per una volta!

Antonello Pabis è portavoce di Asce, l’Associazione Sarda Contro l’Emarginazione

(**) cfr Ville e roulottes: maledetti Rom

(***) Per quanto attiene alla querela di Saltana Ahmetovic, per una intervista non autorizzata, il giudice assolve Ruffi perché le questioni sollevate possono investire profili di deontologia professionale ma non di valore penale. Per il resto la sua assoluzione è puramente casuale e le motivazioni sono pesanti quanto una condanna.

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