Ieri in Val di Susa domani nel Cirras
1 Marzo 2010Marco Ligas
È autorevole e determinato il nostro governo: non saprà arginare la corruzione, non riuscirà a sconfiggere la disoccupazione ma mostra una grande capacità nell’uso della violenza contro le popolazioni che cercano di contrastare la devastazione del proprio territorio. In Val di Susa sono stati sfoderati i manganelli per ricordare ai contestatori di un progetto dissennato che le decisioni delle istituzioni vanno comunque rispettate, anche quando sono destinate a sconvolgere gli equilibri naturali di un’intera valle e a metterne in crisi l’economia. A dirigere le operazioni di normalizzazione sono stati chiamati gli stessi professionisti che nel 2001 hanno riportato l’ordine nella scuola Diaz di Genova. Forti di quella esperienza i tecnici del manganello questa volta hanno operato con minore brutalità: solo due dimostranti sono finiti al pronto soccorso, ma tanti altri hanno provato, per loro fortuna senza gravi conseguenze, gli effetti degli scontri ravvicinati con le forze dell’ordine. L’obiettivo principale era e resta il messaggio pedagogico dell’accanimento con cui sono stati programmati i pestaggi: che nessuno pensi che si possa rinunciare ad un progetto così importante come quello del traforo nella Val di Susa. E poi, perché rinunciare ad un’opera pubblica imponente e rifiutare i fondi europei già stanziati, funzionali al mantenimento e alla crescita di una classe imprenditoriale sempre più collusa con la casta che fa della corruzione il metodo e l’obiettivo principale della politica? Non ci troviamo di fronte ad una nuova tangentopoli: è la frase che viene ripetuta con disinvoltura dai nostri governanti; rubare per l’arricchimento personale sembra un peccato veniale. Si fa di tutto per rendere convincente questo giudizio nel tentativo di ingannare un’opinione pubblica sempre più sconcertata dal processo di svilimento della vita democratica. Sconcertata, impotente ma anche complice perché non prova più a ribellarsi e a mantenere viva nel paese una presenza capace di arginare il processo involutivo imposto da una destra illiberale il cui obiettivo principale è il consolidamento di uno Stato autoritario lontano dall’ispirazione della nostra Costituzione.
Questo è lo scenario che precede l’annuncio ormai prossimo della scelta dei siti delle nuove centrali nucleari. La pianura del Cirras, tra Santa Giusta e Arborea, è la località indicata, anche se non ancora ufficialmente, per l’ubicazione di una delle quattro centrali. È probabile, viste le caratteristiche della Sardegna, che si individui anche un sito per la sistemazione delle scorie. In questo caso le miniere dismesse del Sulcis rappresenterebbero un’ottima soluzione. C’è da immaginarseli già i ministri Scaiola e La Russa quando verrà comunicata questa scelta: il primo con lo stesso piglio con cui insulta i rappresentanti dell’opposizione parlamentare, il secondo forte della militarizzazione della scelta politica, si rivolgeranno ai rappresentanti delle istituzioni locali e ai cittadini in tono minaccioso ricordando a tutti che il nostro (il loro) è un governo del fare e che le decisioni assunte andranno rispettate, tanto più perché saranno portatrici di nuove opportunità di lavoro. Chissà se il nostro governatore, un tempo contrario all’ubicazione della centrale in Sardegna, manterrà la stessa opinione. Noi ci auguriamo di si, che protesti sino ad impedirne fisicamente la costruzione (dovranno passare sopra il mio corpo – aveva detto). Se saprà prendere questa iniziativa troverà sicuramente un largo consenso tra la popolazione. Dubitiamo che lo faccia, e temiamo che ancora una volta si metterà a fianco di Berlusconi per assecondarlo in questa scelta sciagurata. L’autonomia di decisione non sembra appartenergli. Tanto più che non mostra una stima particolare per i suoi concittadini: quando qualche amico imprenditore gli comunica il proprio amore per la Sardegna ma non quello per sardi, lui di rimando risponde dicendo ‘guarda, sfondi una porta aperta’.
Bisognerà attrezzarsi per ribadire che la Sardegna non tollererà le centrali nucleari, che la nostra è una terra di solidarietà ma che le opportunità di lavoro devono scaturire dal rispetto dell’ambiente e dall’uso delle energie rinnovabili. E sarà necessario non lasciarsi intimidire dai professionisti dei manganelli quando si cercherà di criminalizzare la protesta popolare. Per queste ragioni sarebbe opportuno che tutte le Amministrazioni locali fin d’ora discutessero con i cittadini dei rischi che comporta la presenza del nucleare: è necessario che cresca una resistenza nell’isola nel caso che questo governo voglia comunque tirare dritto. La democrazia si consolida anche attraverso momenti di conflittualità. E a fianco delle istituzioni non dovranno mancare i partiti dell’opposizione, le organizzazioni sindacali e tutti coloro che vogliono tutelare le libertà e i diritti dei sardi.
11 Marzo 2010 alle 19:14
Salve. Quanto ho letto sopra; per me è tutto vero. Purtroppo abbiamo al governo della Sardegna persone a cui non interessa assolutamente il bene della nostra Terra, altrimenti si attiverebbero maggiormente e in tutte le Sedi opportune pur di allontanare questo pericolo per noi tutti.
Proprio adesso, alla vigilia di un eventuale e infausto ritorno al nucleare, si riscontra tutto questo interesse per il petrolio nella zona di Cirras? Suvvia, a queste balle non crede più nessuno, ma purtroppo i sondaggi continuano nella passiva speranza che nulla abbia ad accadere nella nostra zona.
Ma noi Sardi siamo da sempre abituati a subire passivamente quanto ci viene imposto e non abbiamo più l’orgoglio di reagire a sufficienza, neppure per tutelare la nostra salute. Vogliono incantarci con uno sconto sul costo dell’energia. Ma personalmente sono disposto a pagare il doppio della bolletta pur di non avere una centrale nucleare vicino a casa; perchè i nostri figli non ci perdoneranno mai di non avere contrastato abbastanza questo infame ritorno al nucleare in aperto contrasto con il referendum popolare. Se proprio le vogliono, le centrali le facciano nelle Regioni dove è veramente necessaria tutta questa energia. Ma ad esse l’energia nucleare interessa a condizione che tali insediamenti non ricadano nei loro territori, come qualche Governatore ha già spudoratamente dichiarato. Ma guarda!
Fuori il nucleare dalla Sardegna e Forza Paris. Giovanni
9 Aprile 2010 alle 14:36
Nulla è illegittimo se si tratta di difendere la propria salute, i propri diritti fondamentali e quelli dei propri figli. E’ anzi, doveroso. Da troppi anni l’italia per noi è solo tasse, balzelli, burocrazia e scarso rispetto verso il nostro popolo. E’ uno stato di cui non se ne può più. Che il pericolo nucleare possa segnare una svolta nel pensiero identitario dei Sardi, nel loro orgoglio e possa finalmente frantumare questo sentimento di appartenenza all’italia e di sudditanza che è stato radicato a suon di manganello nei tempi del fascismo e tuttora prosegue. Piu’ che fortza paris, detto ormai sciacallato da un corpo militare, vorrei dire…Procurade ‘e moderare, barones sa tirannia!