Il 25 aprile per combattere ogni giorno il fascismo e l’oppressione
16 Aprile 2019[Graziano Pintori]
Il 25 aprile del 1945 fu un giorno in cui gli italiani avvertirono il senso dell’infinito: con la Liberazione crollò il potere nero del fascismo con tutti i recinti dell’oppressione, della paura e dell’immonda guerra, fu sentire il sapore della libertà ben oltre le sbarre delle dittature e le censure poliziesche. Oggi alla paura che ritorna dal buio della storia, si potrebbe degnamente rispondere dichiarando tutti i 25 Aprile del mondo “Patrimonio dell’Umanità”: un monito della civiltà umana per fermare gli egoismi, gli individualismi, le dittature, le guerre, i muri eretti contro i popoli. Sarebbe un modo per educare le genti alla libertà e vivere con l’infinito dentro, nella costante ricerca di nuove mete per dare un senso compiuto a ciascuno della propria esistenza. A questo riguardo la scienza ha dato all’umanità un immenso esempio di civiltà e democrazia, è riuscita a far concentrare tutti gli osservatori del pianeta verso un unico punto cosmico per riuscire, come di fatto è avvenuto, a scrivere con la luce “l’orizzonte degli eventi”, ovverossia il buco nero che gli scienziati presentano come una membrana oscura e invisibile, dove tutto ciò che la sorpassa non esce più, compresa la luce. Si tratta di un passo storico dell’astrofisica mondiale verso l’imponderabile infinito, quello, secondo me, che dà il senso della libertà non essendoci confini di sorta.
Tutt’altra cosa il “buco nero”, terra –terra, del neofascismo, purtroppo sempre più palese e concreto, violento e in auge in questa Italia di italiani che hanno abbandonato quella sinistra non più in grado di leggere i loro bisogni, di analizzare le nuove povertà e le paure che ne derivano. Gli italiani si sono resi conto che la sinistra ha lasciato il campo dell’identità e della cultura dei lavoratori, dell’unità e del progresso conquistato dalle lotte in balia del fenomeno pseudo politico e populista salviniano, che incalza con il teppismo, le urla, le simbologie nere e saluti romani dei fascisti. Si tratta di quel fenomeno sociale immerso nel grigiore privo di varianti cromatiche, che inquieta e pone l’emergenza democratica al centro dei problemi del sistema repubblicano. Dobbiamo iniziare a chiederci se le istituzioni, le braccia dello Stato nel territorio, prefetture, questure, comuni, scuole, tribunali ecc., riescono a intercettare queste emergenze oltre le pastoie burocratiche in cui sono immerse e agire di conseguenza, secondo Costituzione. Pensando ai fatti di Torre Maura sembrerebbe di no, visto che i fascisti, con le braccia tese al grido di “Rivoluzione! Italia! Fascismo!” impongono, ripetendosi impunemente, ad alcune decine di italiani di etnia rom di non entrare in possesso delle case assegnategli, secondo regolare procedura dal comune di Roma. Si tratta di un’azione d’intolleranza xenofoba e nazionalista che al grido “prima gli italiani!” di fatto avvalora la tesi razzista sotto una falsa veste di legalità, che tende a travalicare il principio costituzionale che reputa tutte le persone uguali davanti alla legge. Non a caso, con altre parole l’ANPI dice che bisogna istituire scuole di democrazia per educare e sentire il 25 Aprile tutti i giorni, nel senso di praticare il rispetto, l’osservanza delle regole, sentire dentro le persone con le quali condividiamo il vivere sociale rispettando le appartenenze religiose, politiche, di colore, di genere ecc. Significa vivere liberamente con la Costituzione rendendola più attuale e viva, ascoltarla, praticarla e impegnarsi per la sua piena applicazione. Se dipendesse da me, dedicherei la giornata del 25 Aprile a Simone, l’adolescente di Torre Maura che ha affrontato senza titubanze, con i toni giusti, senza tradire emozioni e con una gestualità non offensiva e tanto meno aggressiva, i fascisti di Casapound e Forza Nuova che impedivano ad alcune decine di italiani rom di prendere possesso degli alloggi regolarmente assegnatigli. Sti fascisti hanno avuto una lezione di alta civiltà da Simone, il quale ha esordito dicendo di non appartenere a nessuna fazione se non a quella di Torre Maura, poi :”Sta cosa de andà sempre contro le minoranze a me nun me sta bene. Nessuno deve esse llasciato indietro, né italiani né rom”. Replicando a chi gli chiedeva se i nomadi sono una minoranza in Italia, rispondeva “mi pare proprio de sì, semo sessanta milioni”. Ecco, la Costituzione parla con la voce di un adolescente di borgata. Una lezione non solo per i fascisti, ma anche a tanta di quella sinistra che ha preferito i Parioli alle borgate. Simone, sicuramente, vive portandosi dentro il senso dell’infinito.