Il cambiamento è possibile
1 Febbraio 2015Marco Ligas
Con la vittoria di Syriza si apre una pagina nuova per il popolo greco. Questa vittoria rende praticabili nuovi percorsi anche in Europa. Le politiche recessive promosse dai centri di potere del capitalismo finanziario e fatte proprie dagli Stati dell’Unione Europea dovranno fare i conti d’ora in avanti con la nuova resistenza presente in Grecia e destinata ad estendersi, sull’onda del successo elettorale, nei prossimi mesi.
Il popolo greco si aspetta un superamento radicale della crisi: se lo augurano innanzitutto i lavoratori e le lavoratrici che hanno subito riduzioni pesantissime dei loro redditi, i giovani che sono privati di qualsiasi prospettiva, le famiglie che non riescono più a far fronte ai bisogni della vita quotidiana.
La vittoria di Syriza rende possibile questo cambiamento. Non sarà automatico ma con l’impegno e la partecipazione dei cittadini, così come è avvenuto sinora, si potrà avviare la ripresa. Una politica di sinistra ha bisogno di radicarsi nella società, è lì principalmente che si avverte la necessità di dar vita a nuove relazioni e aggregazioni sociali. È attraverso questi rapporti che si realizza e si consolida il consenso, soprattutto se si indicano risposte adeguate ai bisogni delle popolazioni.
Perché questo processo possa affermarsi anche negli altri paesi del continente europeo, in Italia e nella nostra regione, saranno importanti le scelte delle forze politiche e sociali impegnate nella difesa della democrazia. Soprattutto di quelle di nuova formazione che si richiamano all’esperienza di Syriza.
Viene da sé che tutti coloro che si battono per un’alternativa dovranno impegnarsi al meglio: ciascuna formazione dovrà evitare di considerarsi l’unica o fra i pochi rappresentanti che vogliono il cambiamento. Nella nostra regione sono molteplici le associazioni e i gruppi culturali che si impegnano per il consolidamento della democrazia e dei diritti dei cittadini, a partire da quello fondamentale del lavoro. Sarà necessario non sottovalutare questa realtà ma ricordarsi che le diversità e la pluralità delle opinioni sono delle risorse in una comunità democratica, non degli intralci: occorrerà dunque praticare il confronto e ricercare, quando è possibile, sintesi e unità.
Syriza non ha eluso questa esigenza; se l’avesse fatto avrebbe perso credibilità soprattutto nel corso della campagna elettorale quando ripeteva con insistenza lo slogan “Siamo obbligati a stare uniti”.
Naturalmente ricercare l’unità non significa raggiungerla comunque. Per una formazione di sinistra sono indispensabili alcuni presupposti: quello di stare dalla parte dei lavoratori, dei disoccupati, dei pensionati e insieme ai movimenti che si battono per la solidarietà e la coesione sociale. Soprattutto è necessario stare insieme e vicini ai cittadini colpiti dalla crisi quando si conducono le lotte.
All’interno del processo unitario così caratterizzato è importante interpretare con attenzione i comportamenti e i cambiamenti che avvengono nelle formazioni politiche. Che SeL corregga, come fa in questi giorni, anche radicalmente il giudizio sul centro sinistra è un dato positivo; la stessa valutazione può essere espressa nei confronti della minoranza del Pd che fa altrettanto.
Attenzione però: le correzioni di giudizio di quelle forze politiche, e anche le scelte conseguenti che possono derivarne (come il passaggio all’opposizione), non possono produrre automaticamente le condizioni per la formazione di una nuova forza politica capace di praticare l’alternativa.
Le aggregazioni accelerate raramente danno buoni frutti. Le esperienze passate ce lo ricordano. Ma le preoccupazioni e le delusioni precedenti non possono precludere il confronto che deve comunque partire dal basso, dall’esigenza dell’aggregazione sociale.
Credo che Syriza abbia praticato nel corso della sua esperienza questi metodi.